“Non bisogna vivere con la paura della disabilitá “. A dirlo è Benedetta de Luca, affascinante 28enne salernitana, nata con un agenesia del sacro e quindi da sempre senza l’uso delle gambe. Dopo 18 interventi e una famiglia combattiva, oggi Benedetta è testimone di quanto senza l’uso di un arto anziché un altro, non limiti la persona ma il suo corpo. Benedetta insieme ad altre ragazze disabili ha posato per diversi servizi fotografici ed è stata ospite di alcuni programmi televisivi, tra cui Detto Fatto su Rai 2. Ha fatto da modella, insieme al suo fidanzato, per la fotografa Micaela Zuliani, per il progetto ‘Portrait de femme’. Questa incredibile ragazza piena di forza e di tanta voglia di fare, non si riesce a non ascoltarla con ammirazione e sgomento, ripetendo quanto ci sia da imparare da lei e dal suo atteggiamento verso la vita. Benedetta ha parlato all’Ofcs report con il cuore, raccontando come è stata la sua vita fino a ora e come ha affrontato la sua disabilitá.
Benedetta mi vuoi raccontare cosa è per te la tua disabilitá?
Io sono nata che già non avevo l’uso delle gambe perché sono affetta da una malattia rara, l’agenesia del sacro. Ho subito 18 interventi per migliorare la mia situazione ma poi arrivati a un certo punto mi sono stancata. Fino a quando non sono andata a scuola per me era tutto normale, o meglio, la mia famiglia non mi ha mai fatta sentire diversa anzi, mi hanno fatta sentire migliore. Ma quando incominci a relazionarti con i bambini che sappiamo sanno essere molto cattivi e maleducati a volte, ho cominciato a soffrirne di più. Quando entravo in classe mi chiedevano se sotto la gonna avessi le gambe, mi prendevano in giro perché stavo in carrozzina e non camminavo. Io ho da subito imparato a difendermi e a farmi accettare così per quella che ero e sono. Non ho mai avuto complessi di inferiorità nei confronti degli altri bambini ma solo una volta la scuola aveva indetto una gara di ballo e li mi sono sentita esclusa, diversa. Un giorno, siccome sono molto testarda, ho deciso di iscrivermi in un mini club, c’era chi correva, chi giocava con la palla e chi con la corda, io mi avvicinai a loro, presi un foglio e dei pennarelli e cominciai a disegnare. La cosa che mi è rimasta impressa e mi ha aiutata molto a crescere è stata che i bambini si avvicinarono a me, non perché stessi sopra a una carrozzina ma erano incuriositi dal mio disegno.
Questa malattia si sarebbe potuta scoprire prima? I controlli durante la gravidanza avevano già denotato qualcosa?
No, anche perché la tecnologia di 28 anni fa non è quella di adesso. In realtà mia madre, già mamma di 2 figli, notava che io non scalciavo quando ero nella pancia. Lei aveva capito che qualcosa non andava ma i medici non pensavano fosse qualcosa di grave. Ma io non do la colpa a lori anche perché quando sono nata, il dottore che mi ha tenuta in cura fino a qualche tempo fa ha detto a mia mamma che sarei stata un’opera di donna, e forse aveva ragione. Piuttosto la responsabilità è delle scarse risorse che c’erano un tempo.
Che rapporto hai con tua mamma?
Mia madre è la donna alla quale devo tutto, la persona che più al mondo mi è stata vicina e lo fa tutt’ora. Da quando sono nata ad adesso mi ha insegnato tutto, anche le cose più semplici come truccarmi e tenere cura del mio corpo. Sembrano banalità, ma ti assicuro che nella mia condizione mi hanno resa ancora più sicura di me. Secondo me chi ha una disabilità deve tenerci anche di più. Basta con questo stereotipo del disabile brutto, che fa cattivo odore, abbandonato a se stesso, non è così.
Adesso parliamo della tua esperienza davanti alla fotocamera di Micaela Zuliani per il progetto Portrait de femme, come è stato?
Con Micaela non era la prima volta che mi facevo fotografare, avevo un amico che in passato mi aveva chiesto di posare per lui. Mi hanno sempre detto che ho dei bei lineamenti e sono fotogenica quindi ho preso coraggio e l’ho fatto. Devo dire che mi sono trovata a mio agio anche se come tutti, disabili o meno, ho dei lati che mi piacciono e altri meno. La mia disabilità non tendo a nasconderla me nemmeno a valorizzarla. Mentre con Micaela è stato diverso e anche molto bello. Lei ha fotografato me e il mio fidanzato Michele, perché voleva dimostrare come l’amore, l’intesa e la coppia esistono anche quando uno dei due è disabile. Sono foto molto vere perchè raccontano una storia e Micaela è riuscita a raccontare la nostra.
Benedetta tu sei molto attiva anche nel sociale, mi vuoi raccontare della tua nuova vita politica?
Certo. Mi sono candidata quest’anno a consigliere comunale di Salerno. Non sono un politico e non parlo come loro ma sono una persona che può portare un messaggio. Io faccio attenzione a cose che per molti non sono importanti. Io posso preoccuparmi di più se manca uno scivolo vicino alle scale o se non si riesce a salire su un autobus. Io posso comprendere più di altri che quando si parcheggia la macchina sul passaggio delle carrozzine, anche per cinque minuti, si mette in difficoltà chi deve passare. Sono tutte piccole cose che come consigliere comunale potrei migliorare, anche perché ci credo molto.
Benedetta sei davvero una forza della natura. Ma adesso come stai? Che progetti hai per il futuro?
Intanto mi devo laureare e infatti sto scrivendo la tesi. Per il resto continuerò a fare quello che mi piace e sento di fare. Il futuro è un punto interrogativo per tutti, vediamo come va. Sono molto felice e questo è l’importante.