Il vaiolo delle scimmie, infezione zoonotica virale, diffusasi inizialmente nella Africa occidentale e centrale, negli ultimi tempi ha generato focolai importanti e allarmanti in Europa e Nord America. Ma cosa sappiamo di questo non così nuovo virus?
Vaiolo delle scimmie: brevi dati e analisi
Dagli ultimi dati, confermati da Rosamund Lewis, massima esperta di tale patologia e dai dati di sorveglianza per il vaiolo delle scimmie in Gran Bretagna (compilati quotidianamente dal Rare and Imported Pathogenes Laboratory RIPL, a sua volta incaricato dalla agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito britannico, UKHSA), il 98% dei casi ha colpito principalmente gay e bisessuali in quanto il vaiolo delle scimmie si trasmette proprio per via sessuale. L’UKHSA nel suo ultimo briefing tecnico datato 22 luglio 2022, ha fortemente evidenziato come la trasmissione continua a verificarsi all’interno di reti sessuali interconnesse. Nel particolare, in UK in data 21 luglio 2022 c’erano 2208 casi confermati in laboratorio. Per tale motivo l’UKHSA ha fornito più di 100.000 dosi aggiuntive di vaccino contro il vaiolo delle scimmie limitandone la trasmissione. Il principale produttore, Bavarian Nordic, sta provvedendo alla produzione di ulteriori possibili vaccini contro questo virus che avanza silenzioso.
Il vaccino, nel Regno Unito così come negli altri paesi colpiti, sarà offerto a coloro che presentano una maggiore predisposizione a contrarre il virus.
Gravità reale della malattia
Il vaiolo delle scimmie viene considerato una malattia rara e generalmente lieve, che non si diffonde facilmente tra le persone. Nonostante la situazione sembri essere perfettamente monitorata, l’Oms ha dichiarato un’emergenza globale e tutte le agenzie sanitarie mondiali consigliano di contattare il proprio servizio sanitario pubblico o una qualsiasi clinica specializzata in patologie sessualmente trasmissibili, in caso di febbre e comparsa di vesciche sulla pelle dopo essere stato in contatto, attraverso rapporti sessuali o semplici baci e abbracci, con persone affette da tale patologia.
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato l’epidemia come un rischio sanitario globale in quanto ad oggi ha colpito 17 mila persone in 74 paesi. Ha inoltre spiegato di aver preferito seguire una linea più dura contro questo morbo, nonostante vi sia un rischio moderato a causa della difficoltà da parte degli esperti di raggiungere un consenso unanime sulle decisioni da prendere a riguardo. “Una tale presa di posizione può portare un livello di attenzione pubblica tale da limitare al massimo che una epidemia di questa portata peggiori ulteriormente”, ha sottolineato Tedros.
Dopo l’esperienza da coronavirus, da semplice epidemia a rapida pandemia, l’Oms sembra essere più attenta in ogni suo resoconto. Non perdere di vista la portata di un’epidemia che sembra essere ad oggi moderata, dunque, sembra essere la strada giusta da seguire senza per questo creare allarmismi globali.