“I tempi per approvare la legge sul Testamento Biologico ci sono tutti, quello che serve è la volontà politica. Quella del Pd, che deve scegliere se assecondare i mal di pancia dei colleghi di maggioranza dell’Ncd, ma anche quella del Movimento Cinque Stelle che, pur essendo d’accordo con la necessità di legiferare il fine vita, è combattuto perché non vuole fare da stampella al governo Gentiloni”. A dirlo è Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, a margine della conferenza stampa che si è tenuta mercoledì 15 febbraio alla Camera per lanciare la “Carta dei Medici”.
Il documento vede come primi firmatari Carlo Alberto Defanti, primario dell’ospedale Niguarda di Milano e membro della Consulta di Bioetica (medico di Eluana Englaro), Michele Gallucci, direttore della Scuola italiana di medicina e cure palliative e componente del Comitato per l’etica di fine vita, Mario Riccio, anestesista rianimatore dell’ospedale di Cremone (medico di Piergiorgio Welby), Fabrizio Starace, direttore del dipartimento di salute mentale di Modena e presidente della società di epidemiologia psichiatrica.
Nel giorno in cui si ufficializza il terzo rinvio in commissione Affari Sociali, l’associazione Luca Coscioni, insieme ai 70 deputati dell’intergruppo parlamentare sull‘Eutanasia, “pur valutando positivamente il testo base sulle Disposizioni anticipate di trattamento in esame della XII Commissione” ritengono “necessario che siano respinte modifiche peggiorative relativamente al rispetto della libertà individuale, e che siano anzi effettuati alcuni miglioramenti proprio su questo aspetto”.
Per questo motivo la “Carta dei Medici”, che sarà oggetto di una grande campagna di sottoscrizione, si fonda su tre richieste fondamentali. Innanzitutto, si legge nel documento, “mantenere la parte in cui il testo base prevede che – in linea con quanto affermato da tutti i rappresentati delle società scientifiche auditi in Commissione, nonché con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la letteratura scientifica sul tema – idratazione e nutrizione artificiale siano considerati trattamenti sanitari rifiutabili dal paziente“.
In secondo luogo “mantenere la parte in cui il testo base prevede la natura vincolante – per la struttura sanitaria – delle Disposizioni anticipate di trattamento, segnalando in ciò che l’indicazione della pianificazione “condivisa” delle cure tra medico e paziente non deve rappresentare un limite a tale vincolatività”. Infine “specificare nella proposta di legge in oggetto la possibilità per il medico, su richiesta del paziente, di operare una sedazione palliativa profonda continua con sospensione delle terapie, in modo da accompagnare il paziente a morire senza soffrire”. Per il medico di Eluana Englaro, Carlo Alberto Defanti “si arriva a questa legge con enorme ritardo, ma bisogna che sia evidenziata il più possibile la prevalenza del volere del malato, che deve avere in ogni caso l’ultima parola. Va bene la pianificazione condivisa – ha aggiunto il medico – ma poi l’ultima parola spetta al malato”. Quanto alle misure terapeutiche, ha aggiunto il Primario del Niguarda, “non ci devono essere eccezioni. Qualunque trattamento deve essere rinunciabile e bisogna inserire il ricorso alla sedazione profonda terminale che diventa indispensabile quando si sospendono certi trattamenti”.
In tema di cure palliative, ha spiegato Michele Gallucci, “la sedazione è il modo migliore per togliere le sofferenze estreme ad un malato in quelle condizioni e consente al medico di assolvere il suo dovere di togliere la sofferenza, un’attività che deve essere svolta senza impedimenti impropri”.
Parole positive sul testo in discussione sono state espresse anche da Mario Riccio. Per il medico di Piergiorgio Welby, “questa proposta ha aspetti positivi, è decisamente più snella, usa parole più semplici ma soprattutto sembra più attenta alla libera autodeterminazione dell’individuo. Fa esplicito riferimento alla nutrizione artificiale, chiarendo che il paziente può rifiutarla. Inoltre – precisa Ricci – da dichiarazioni si è passato ad usare il termine disposizioni che ha un valore maggiore in termini di vincolatività anche giuridica”. Più “ambiguo” il riferimento alla “pianificazione condivisa” e il fatto che venga inserita nel testo “l’obbligo per il paziente di non richiedere trattamento contro la legge”.
Per Marco Cappato “ogni volta che si parla di Testamento Biologico si fa un ricorso spaventoso alla parola Eutanasia, solo per mettere paura ma la Legge in discussione non tratta in alcun modo la cosiddetta eutanasia attiva”.
Giovedì è prevista una sessione notturna che ripartirà dall’articolo 3 della legge, quello sulle Dat. La richiesta di un’ulteriore settimana per completare i lavori in Commissione non significa che automaticamente il testo venga calendarizzato per la discussione a partire dal 27 febbraio. Quello dipenderà dall’Ufficio di Presidenza di Montecitorio e, in ogni caso, approvato il testo si passerà al Senato, sempre che la Legislatura non sia interrotta prima.
@PiccininDaniele