Su 14.601 persone che si sono tolte la vita il 44,5% di loro aveva comunicato l’intenzione di morire attraverso affermazioni verbali, lasciando messaggi scritti o altro tipo di indizi, con un intervallo di confidenza che varia dal 35,4% al 53,8%. Questi sono alcuni dei dati che l’università Sapienza di Roma, in collaborazione con quella di Genova, ha pubblicato su “Psycological Medicine“, riguardo la volontà reale di una persona di volersi togliere la vita, i cosiddetti falsi allarmi e sul valore predittivo dell’intenzione di suicidarsi a seconda delle fasce d’età.
Tra gli adolescenti, rispetto agli adulti, i messaggi di aiuto sarebbero associati in modo meno specifico al rischio effettivo di suicidio. Lo studio, primo in tutto il mondo, ha dimostrato anche come questo terribile fenomeno non si stia arrestando, ma anzi mantenga sempre alta la media nazionale.
La prevenzione del suicidio rimane una delle principali sfide per psicologi e psichiatri in tutto il mondo. Moltissime sono le persone che ogni giorno non vengono credute dalla famiglia e dai medici e arrivano, portati dalla depressione, a uccidersi. Ma al contrario, alcuni studi finora condotti suggeriscono che fino a due terzi delle persone morte per suicidio aveva dato precedentemente qualche indizio delle loro intenzioni.