Si butta sotto un treno per suicidarsi e si risveglia senza gambe. È l’incredibile storia di Viktor Staudt, un uomo di origini olandesi. A condurlo verso un tale gesto è stata la depressione, cominciata già dalla prima infanzia, alle scuole elementari. In un’intervista con Ofcs racconta che a scuola pensava sempre che in classe il mondo fosse in bianco e nero, mentre fuori a colori. Alla fine della scuola la terribile scoperta: il mondo continuava ad essere in bianco e nero. Ma evidentemente era una sensazione personale, che non traspariva agli altri. Con suo grande stupore la maestra disse alla madre che Viktor era un bravo allievo e che sapeva anche ridere. Questa frase gli suonava strana. Difficilmente sorrideva.
Anni dopo, il gesto estremo di Viktor diventa un libro che sta per pubblicare: “Storia del mio suicidio e di come ho sconfitto ansia e depressione”.
Sceglie un intercity della stazione di Amsterdam, che frequentava tutti i giorni per andare a lavoro. Un passo ed è fatta. Poi, una voce lo risveglia in ospedale: “Signor Staudt, oggi pomeriggio lei si è buttato sotto ad un treno”. Cerca di parlare ma non può farlo: è intubato. L’infermiera lo informa che ha avuto un’operazione alle gambe. Gli porge un block notes per scrivere, ma con la mano sinistra perché il braccio destro è rotto. Dall’altra parte della stanza c’è sua madre. Con voce amorevole gli parla: “Tesoro, devo dirti che le tue gambe non ci sono più. Il treno ci è passato sopra e sei rimasto senza”.
Il gesto estremo è stato dettato anche dal fatto che era difficile convivere con i suoi attacchi di panico, ancora di più gestirli. Per lui aveva cominciato ad esser un vero e proprio impedimento nel rapporto con gli altri. Se solo qualcuno gli rivolgeva la parola cominciava a sudare. Aveva l’ansia delle domande che potevano porgli e delle sue eventuali risposte. Non sapeva di cosa avesse paura. Quello che sapeva era semplicemente che sperava di esser presto solo e di non dar troppo a vedere il suo sudore. La paura dell’ignoto per lui era ancor più destabilizzante.
All’alba della pubblicazione del suo libro, Viktor spera, attraverso il suo racconto, di aiutare le persone, a cercare aiuto piuttosto che suicidarsi.