Professor Carlo Pozzilli, responsabile del Centro regionale per la Sclerosi Multipla presso il Sant’Andrea di Roma, quante sono a oggi le persone colpite?
“Si calcola che circa 100.000 mila siano le persone affette da questa malattia in Italia, sebbene ancora non abbiamo un registro italiano comprensivo di tutti i pazienti per cui il dato può non essere preciso. Uno studio epidemiologico recente nella regione Lazio, basato su dati informatici, fa una stima precisa di 7.377 pazienti residenti nella regione”.
A essere colpiti sono maggiormente gli uomini o le donne?
“Sono più colpite le donne in un rapporto di circa 3:1, tuttavia, sebbene più frequente la malattia appare abbia un andamento più favorevole nelle donne mentre gli uomini sono più affetti dalle forme progressive più spesso invalidanti”.
Qual è l’età più colpita?
“La fascia di età più colpita sono i giovani adulti tra i 20-40 anni ma sappiamo che inizia anche sotto i 16 anni nel 4% della popolazione e può esordire raramente anche intorno ai 50-60 anni”.
La malattia ha una trasmissione genetica? I figli di un malato SM possono contrarre la malattia?
“La malattia non è su base genetica sebbene una maggiore predisposizione ad ammalarsi è stata riscontrata nei gemelli. Nella maggioranza dei casi tuttavia non si riscontrano parenti (genitori, figli, sorelle o fratelli) affetti dalla malattia”.
Esistono diverse terapie, ognuna adatta al singolo, ma lei crede che esistano effetti collaterali gravi nella loro somministrazione?
“Oggi abbiamo diverse opzioni terapeutiche, farmaci più collaudati che presentano generalmente minore efficacia ma di cui conosciamo meglio gli effetti collaterali e le eventuali controindicazioni, farmaci di più recente introduzione sicuramente più efficaci ma il cui profilo di sicurezza deve essere ancora stabilito con certezza, per cui la terapia con questi farmaci innovativi richiede da parte del neurologo esperto una maggiore cautela nel loro utilizzo“.
Nella ricerca si stanno facendo passi da gigante, ma a che punto siamo?
“La ricerca sta facendo enormi passi avanti per quanto riguarda la comprensione della genesi della patologia, la sua evoluzione, la diagnosi precoce oltre al trattamento farmacologico e riabilitativo. Oggi poi è stato provato come lo stile di vita possa condizionare in modo significativo l’andamento della malattia”.
Si è parlato di cellule staminali anche nella SM, lei cosa ne pensa?
“Di staminali neurogene che possano riparare il tessuto nevoso danneggiato se ne parla da tempo ma ad oggi non abbiamo nessuna evidenza del loro potenziale beneficio”.
Esistono casi nella letteratura medica di pazienti completamente guariti dalla sclerosi multipla?
“ Guariti no ma persone che non abbiamo avuto dopo un primo episodio della malattia altri episodi anche a distanza di molti anni se ne vedono, in questi casi si parla di forme “benigne”. Oggi la terapia è in grado di rendere “benigne” molte forme di malattia che nel passato avrebbero avuto un decorso invalidante”.
L’aspetto psicologico quanto conta nella SM?
“Lo stress ha un’influenza importante nel riattivare la malattia. La psicoterapia si è dimostrato utile in questi casi come il ricorso a farmaci ansiolitici o anti- depressivi nel caso il paziente con Sclerosi Multipla reagisse in modo inadeguato alla diagnosi o comunque dovesse affrontare altri periodi di stress legati a motivi famigliari o lavorativi”.
Lei come massimo esperto come vede le cose da qui a dieci anni?
“Negli ultimi 10 anni ho visto trasformarsi completamente l’approccio terapeutico ai pazienti con Sclerosi Multipla e moltiplicarsi i casi in cui siamo riusciti a bloccare l’evoluzione della malattia. Oggi vedo che la ricerca non si è fermata, molte nuove sperimentazioni stanno partendo in questi mesi e quindi non posso che essere ottimista per il futuro”.