a cura di Sara Novello
Lo “shin bone test” ha permesso ai ricercatori di evidenziare una relazione tra l’aumento di piombo nelle ossa ( in particolare tibia o stinco) e l’aumento di pressione sanguigna, nonostante da esami sanguigni standard non sia stato rilevato alcun quantitativo di piombo in aumento.
Lo studio, eseguito dal professor Sung Kyun Park (professore associato di epidemiologia e scienze della salute ambientale presso l’Università del Michigan) e dal suo team, ha testato i livelli di piombo nel sangue e nelle ossa di 475 uomini con pressione alta (ipertensione). Di questi, 97 pazienti soffrivano di ipertensione resistente al trattamento farmacologico (diagnosi data quando un paziente assume tre o più farmaci appartenenti a classi di farmaci differenti per la pressione sanguigna senza raggiungere alcuna stabilità).
I ricercatori, hanno rilevato un rischio del 19% maggiore di pressione del sangue resistente al trattamento per ogni aumento di 15 microgrammi per grammo nei livelli di piombo, in particolare nello stinco.
Il rapporto è stato pubblicato online lo scorso 24 ottobre sul Journal of American Heart Association. Il professor Park ha dichiarato al giornale che “lo studio dimostra come il carico di piombo cumulativo, misurato dall’osso corticale (parte esterna) nella tibia (stinco), può essere un fattore di rischio non riconosciuto per l’ipertensione resistente ai farmaci”.
La scoperta é molto interessante, dato che lo studio è il primo ad aver individuato l’associazione “quantità di piombo/ipertensione resistente al trattamento farmacologico” e ulteriori ricerche vengono sollecitate.
I ricercatori sono concordi nel sostenere che “tale risultato riflette gli effetti collaterali del piombo dovuti, magari, a una esposizione continua data da un particolare ambiente di lavoro o da un’infrastruttura obsoleta tra cui le condutture dell’acqua che in molte aree urbane presentano piombo “.