a cura di Sara Novello
La febbre del Nilo ha raggiunto il nostro Paese facendo rilevare dati allarmanti. I contagi registrano un record soprattutto nell’hinterland milanese. Nelle ultime settimane sono stati ben oltre 140 le segnalazioni di contagio.
Il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle patologie (European Centre for Disease Prevention and Control – Ecdc), agenzia indipendente dell’Unione europea con lo scopo di rafforzare le difese dei Paesi membri dell’Unione nei confronti delle malattie infettive, ha rilasciato di recente dati allarmanti in merito ai casi di febbre del Nilo evidenziando come, solo nell’ultima settimana di agosto, ben 300 casi umani sono stati notificati nell’Unione Europea, ben oltre il numero totale di casi annuali riportati nel 2017 (207 casi) o nel 2016 (225 casi).
Tra 14 e 20 settembre 2018, gli Stati membri dell’Ue hanno riferito di 186 infezioni umane da virus del Nilo occidentale: Italia (92), Grecia (32), Romania (33), Ungheria (12), Croazia (11), Austria (2), Slovenia (2) e Bulgaria (2). In questa settimana, 25 decessi sono stati segnalati da Italia (14), Romania (6) e Grecia (5) mentre 12 focolai tra equidi sono stati segnalati dall’Italia (6), Ungheria (5) e Austria (1).
Che cos’è la West Nile Fever
La febbre del Nilo è una patologia virale tipica del continente africano ed in particolare della regione dell’Uganda, dove fu diagnosticata per la prima volta nel 1937 ad una donna affetta da febbre alta. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con soggetti infetti. Colpisce anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani e gatti.
Il periodo di incubazione varia tra 2 e 14 giorni, arrivando a 21 nei soggetti con deficit del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo e i casi sintomatici, circa il 20%, presentano sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.
I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
Come avviene la sorveglianza in Italia
In Italia, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus West Nile (Wnv) è regolata dal “Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2018” pubblicato dal ministero della Salute. La sorveglianza umana è coordinata al livello nazionale dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute che trasmette i dati alla Commissione europea e all’Ecdc. Le Regioni, in piena autonomia definiscono i documenti normativo-programmatici per la Sorveglianza epidemiologica e di laboratorio sul loro territorio e trasmettono i dati all’Iss e al Ministero.
Come prevenirla
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
È consigliabile proteggersi e evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente usando repellenti, indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, usando delle zanzariere alle finestre, svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante, cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali, tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
Il ministero della Salute, in collaborazione con tutti i Comuni italiani, da anni effettua piani di disinfestazione territoriale per la tutela della salute pubblica.