Grazie a Facebook e Twitter vengono segnalate reazioni avverse che avvengono dopo l’assunzione di farmaci. Questi elementi potrebbero indicare una nuova frontiera: la segnalazione digitale di farmacovigilanza. A segnalarlo uno studio effettuato tra Stati Uniti e Inghilterra.
I social network possano essere veramente utili ai fini di farmacovigilanza?
La piattaforma virtuale dei social network, in cui sempre più persone condividono informazioni relative a problemi di salute, è un importante strumento per il controllo dei farmaci e dei possibili eventi avversi. Le aziende farmaceutiche e le autorità di regolamentazione, si sono trovate spesso al centro di dispute legali (ed etiche) cercando di comprendere quanto i social network possano essere veramente utili ai fini di farmacovigilanza. La ricerca ha raccolto e messo a confronto una serie di segnalazioni partite principalmente da Facebook e Twitter. Si tratta di dati che successivamente sono stati trasmessi a due reparti di farmacovigilanza della società Fast Moving Consumer Goods (FMCG) nel biennio 2013-2015. In particolare, sotto i riflettori vi sarebbero cinque marchi di farmaci da banco. I dati sono stati rapportati con quelli ricevuti da fonti media tradizionali determinandone le tendenze di tassi di segnalazione.
In particolare sono stati ricevuti 9 posts con 35 eventi avversi in nel Regno Unito e 105 posts con 155 segnalazioni di eventi avversi negli Usa. Per dimostrare la “veridicità” dell’evento avverso conosciuto per quel dato farmaco è stato utilizzato il cosiddetto Proportional Reporting Ratio (PPR), il cui risultato ha raggiunto il livello cinque (PPR ≥ 2): ciò significa che sui cinque prodotti analizzati, il prodotto A è stato citato cinque volte di più rispetto agli altri, causando un evento avverso in entrambi i paesi, con una percentuale di relazione pari al 68% per il Regno Unito e il 57% per gli Stati Uniti.
I siti “social” possono essere una buona fonte di dati relativi a eventi avversi rilevanti
Il volume di segnalazioni ricevute dai tradizionali mezzi di comunicazione continua ad essere significativamente maggiore. Nello studio sono stati individuati 14 casi con 347 eventi avversi in Gran Bretagna e 1622 casi con 3224 eventi avversi negli Stati Uniti. I risultati della ricerca hanno mostrato che solo il 6% dei casi segnalati in entrambi i paesi è stato identificato dalle piattaforme dei social network. Tale percentuale risulta essere relativamente bassa se consideriamo tutti quei criteri che dovrebbero confermare la veridicità di una segnalazione, cioè l’identificazione di un paziente o di un giornalista, il nome esatto di un farmaco o di un prodotto biologico sospetto e la descrizione corretta di un particolare evento avverso. Nonostante nelle piattaforme social gli eventi avversi segnalati siano resi pubblici, è ancora difficile distinguere tra dati che costituiscono una valida relazione di sicurezza individuale e dati che dovrebbero essere utilizzati come input per generare un segnale di sicurezza che richiede ulteriori indagini. Spesso c’è incertezza sulla vera identità di un reporter (fonte anonima / indirizzo e-mail inesistente), nome del paziente inventato e nome del farmaco alterato.
Inoltre i pazienti che indicano eventi avversi sui social spesso esaltano le loro esperienze negative verso il farmaco, causando distorte interpretazioni dell’evento avverso avvenuto. Tutti questi nebulosi fattori vanno a sommarsi al numero di rapporti che non sono identificati attraverso la sorveglianza continua.
Ulteriori lavori sono necessari per migliorare il processo di acquisizione e di automazione dei dati, necessario a garantire che i messaggi “social network” inerenti rapporti sugli eventi avversi non vengano persi. Essi restano una fonte utile per individuare segnali di allarme precoci (ad esempio un aumento dei difetti di qualità, per un particolare prodotto da parte dei social potrebbe permettere la rimozione rapida di quel dato lotto in quella data zona).
Ad oggi, alcune aziende non hanno controlli legati alle segnalazione provenienti dai social network, spesso infatti è la legge stessa a imporre dei limiti in virtù di una maggiore cautela nel monitoraggio, specialmente quando si parla di un argomento così delicato. I tempi moderni in cui viviamo esigono un maggior controllo per tutte le “reti-social” possibili e le aziende dovrebbero essere incoraggiate ad avere un sistema di controllo efficace per la supervisione verso i media.