a cura di Sara Novello
L’uso di oppioidi negli Stati Uniti ha raggiunto picchi impressionanti. Gli ultimi dati indicano che i decessi sono causati più per overdose che da incidenti stradali e l’aspettativa di vita degli americani, negli ultimi due anni, è scesa inesorabilmente.
“E’ il più alto grado di decessi da overdose che abbiamo avuto finora, ha sorpassato perfino il livello di decessi causati da HIV e da armi da fuoco”, ha detto Michael Botticelli, ex direttore della White House Office of national drug control policy (Ondpc) durante la presidenza Obama, ora dirigente del Grayken Center for Addiction Medicine in Boston.
Durante la presidenza Obama, nel 2012, l’Office of national drug control policy (Ondpc) creò una linea guida per i medici permettendo una riduzione della prescrizione di oppioidi tra il 12 e il 19%, percentuali che ad oggi sono drasticamente aumentate.
Nell’ottobre del 2017 Donal Trump riconobbe il livello di crisi dichiarando lo stato di pubblica emergenza che durò solo 90 giorni, fino allo scorso 23 gennaio. Se ne prannuncia una seconda anche se molti sono scettici in quanto durante la prima emergenza nulla di concreto fu fatto.
Lo scorso novembre l’amministrazione Trump pubblicò solamente un report in cui vi erano 56 “raccomandazioni” per combattere l’uso di tali sostanze come ad esempio: rendere i trattamenti di disintossicazione più accessibili, mandare le persone non in prigione ma in strutture di recupero e supportare le famiglie dei tossico dipendenti. Peccato che nessuna di tutte queste raccomandazioni venne effettuata, anzi Trump promise di abrogare l’Affordable care act (Aca), legge istituita nel 2010 per dare accesso, grazie a costi contenuti, all’assicurazione sanitaria per tutti i cittadini, in particolare coloro dipendenti da oppiodi. Secondo Hillary Kunis, del NewYork City Department of Health and Mental Hygiene, “senza l’Affordable care act sarà molto difficile evitare l’espandersi di questa crisi”.
L’importanza di una corretta campagna sanitaria
La campagna sanitaria dell’amministrazione Trump diceva “it’s really, really easy not to take (opioids)” cioè “è veramente facile non assumere oppioidi”. Tale campagna non fu né concisa né diretta, quindi non in grado di lanciare un messaggio di allarme all’opinione pubblica. Una simile campagna fallimentare contro le droghe si ebbe con l’allora amministrazione Reagan che esclamava :“Just say No!” (basta dire no). Così come la campagna fatta nel 200 dal Montana Meth Project per mettere in guardia i teenagers sull’uso delle anfetamine. Agli adolescenti arrivò il messaggio “di essere più consapevoli” circa l’uso di droghe, ma non ci fu nessuna riduzione nel loro utilizzo in quanto i giovani non assumendole si sentivano “esclusi dal gruppo”.
A differenza degli Stati Umiti, in Canada campagne di questo tipo mirano a coinvolgere l’individuo offrendo consigli su dove e come curarsi, evitando di giudicarli o di allontanarli dalla società e fornendo aiuti concreti, come strutture adeguate o una distriubuzione su larga scala di naloxone (farmaco bloccante l’effetto dell’overdose). “Trattare i tossicodipendenti non come pazienti da curare ma come criminali è il modo peggiore di risolvere il problema”, ha spiegato Perry Kendall, health officer in British Columbia, Canada.
Sempre lo scorso novembre il procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Session, diede alle forze dell’ordine supporto e finanziamenti per lo sviluppo di un nuovo ufficio di ‘Drug Enforcement Administration’ (Dea) necessario ad affrontare la crisi. Per prima cosa Dea schedò il fentanyl come una droga quale l’eroina. Sfortunatamente le persone che vennero arrestate per possesso di tali stupefacenti erano anche quelle più bisognose di cure. “Le forze dell’ordine tendono ad arrestare coloro che fanno uso di tali sostanze piu’ che coloro che le spacciano”, ha detto ancora di Perry Kendall.
Inoltre, nonostante, con la presidenza Obama nel 2012 ci fu una riduzione delle prescrizioni di oppioidi tra il 12 e il 19%, le persone per ovviare il problema si gettarono su droghe come l’eroina, il fentanyl (100 volte più potente della morfina) o il carfentanyl (100 volte più potente del fentanyl).
Lo scorso dicembre l’amministrazione Trump non aggiunse niente di nuovo circa la prevenzione sull’uso di oppioidi a quello che già l’amministrazione Obama ebbe realizzato. Così molte strutture locali cominciarono a muoversi distribuendo, ad esempio, più kit salvavita di naloxone a coloro che vivevano con pazienti a rischio di overdose (nella sola città di New York H. Kunins ne fece distribuire 100,000) o assicurando dei programmi di recupero di almeno 3 mesi.
I ricercatori stanno proponendo svariate soluzioni per risolvere questa crisi, come creare nuovi trattamenti per contrastare casi di overdose e dipendenza. Per farlo servono denaro e chiare evidenze scientifiche. Ma dallo stato di emergenza, proclamato lo scorso ottobre in cui Trump annunciava “Come Americani, non possiamo permetterci di continuare così”, nulla è cambiato.