A cura di Sara Novello e Eleonora Spadaro
Dopo Brexit, l’Agenzia europea del farmaco, tra sorteggi e malumori, ha trovato dimora nel cuore dell’Olanda, ad Amsterdam. Mentre il Regno Unito dovrà affrontare una spesa da 520 milioni di sterline per il trasferimenti di Ema da Londra all’Ue, Amsterdam si prepara ad accogliere uno dei gioielli più preziosi nella corona dell’Unione. L’ Agenzia europea del farmaco, infatti, è responsabile della valutazione scientifica, della supervisione e del monitoraggio della sicurezza di tutti i medicinali commercializzati nel mercato unico dell’Unione Europea e ospita decine di migliaia di regolatori e scienziati ogni anno provenienti da tutto il continente per creare ed approvare i processi scientifici e legislativi.
“È davvero pazzesco. Invece di 350 milioni di sterline a settimana in più per il servizio sanitario nazionale, promesso dai Brexiteer, la Brexit ci rende ogni giorno più poveri “, dice il portavoce ‘Lib Dems’ per la Brexit, Tom Brake. L’Unione Europea ha infatti insistito all’inizio di quest’anno affinché la Gran Bretagna paghi per intero il conto “del trasloco” dell’Agenzia europea del farmaco, come conseguenza del referendum per lasciare l’Unione.
In Gran Bretagna i parlamentari conservatori stanno invitando le imprese britanniche e il governo a trattenere scienziati ed esperti Ema. Circa 600 dipendenti affermarono in passato di non voler lasciare Londra con un conseguente danno per il lavoro dell’agenzia. A questo si aggiunge un’ulteriore incertezze sulla rapida attivazione della regolamentazione europea circa la sperimentazione clinica di medicinali per uso umano.
Il Regolamento Ue numero 536 del 2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, che abroga la direttiva 2001/20/CE, potrebbe infatti entrare in vigore solo a marzo 2019 quando il Regno Unito avrà lasciato l’Unione Europea, nonostante esso intenda continuare i rapporti nel settore farmaceutico e nella sua regolamentazione che fino a ieri governava anche in UK.
Il governo britannico si è dunque impegnato a sostenere finanziariamente i progetti di Horizon 2020, il programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione, presentati prima della data di uscita, garantendo cosi il pagamento, ma solo quando i fondi saranno aggiudicati.
Tra traslochi e polemiche la speranza che tutte le promesse fatte e sottoscritte tra Ue ed Regno Unito vengano mantenute per il bene della salute che resta l’obiettivo più concreto da raggiungere.
In Italia intanto c’è aria di delusione
In Italia, invece, la questione Ema non è stata digerita affatto bene. Milano, città in lizza fino alla fine per ospitare l’Agenzia europea del farmaco, ha visto sparire all’ultimo la possibilità di essere la sede centrale. Sfumato anche un guadagno possibile di 1,7 miliardi di euro oltre che il lustro, enorme, di essere la Nazione prescelta. Dopo 2 votazioni, risultate pari tra Amsterdam e Milano, si è andati avanti per estrazione, come da regolamento. Così ha vinto la capitale dei Paesi Bassi.
Una notizia che ha deluso un po’ tutti. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha affidato a Twitter il suo commento: “Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per #Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!”. Gli fa eco il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Delusione e amarezza per sconfitta al sorteggio dopo 2 turni vinti. Rimane valore candidatura #Milano su cui Italia ha fatto sistema”.
Un dispiacere palpabile che, insieme alla mancata qualificazione ai mondiali di calcio, ha dato un duro colpo al Paese, soprattutto a chi ha lavorato mesi al progetto. Quello che davvero non è andato giù agli italiani, però, è il metodo con cui è avvenuta l’assegnazione: l’estrazione. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha prima ringraziato il sindaco di Milano Beppe Sala, gli operatori, il mondo delle imprese e il Governo, ha sottolineato come il sorteggio sia stato “il paradigma di questa Europa che non sa decidere e non sa assumersi responsabilità. Non faccio dietrologie, ma ricordo che su 27 Paesi uno si è astenuto. Si è andato al pareggio per non scontentare nessuno? Non lo dico. Ma l’Ue lascia decidere ad altri, non si sa assumere le responsabilità e lascia decidere fuori dall’Europa o affidandosi alla sorte. Da Domani – ha concluso – io, Beppe Sala e il governo italiano magari qualche iniziativa potremmo pensare di prenderla”.