Uno studio svolto tra Francia, Singapore e Uk ha dimostrato come i linfociti T dei pazienti asintomatici per Covid-19 creano per il soggetto una difesa immunitaria efficace che, però, diminuisce progressivamente nel tempo.
Le cellule T specifiche per SARS-CoV-2 in individui che eliminano l’infezione senza sintomi o malattia, potrebbero rivelare caratteristiche non patologiche ma protettive. Lo studio di coorte, pubblicato su Biorxiv, ha confrontato la quantità e la funzionalità dei linfociti T specifici per SARS-CoV-2 confrontando individui asintomatici (n = 85) con quella di pazienti sintomatici (n = 76), in diversi momenti dopo la sieroconversione dell’anticorpo.
Le cellule T reattive alle proteine strutturali (M, NP e Spike) sono state quantificate utilizzando saggi ELISpot e misurando l’entità della secrezione di citochine (IL-2, IFN-γ, IL-4, IL-6, IL-1β, TNF-α e IL-10) nel sangue intero.
Inizialmente la frequenza delle cellule T specifiche per le diverse proteine SARS-CoV-2 erano simili tra individui asintomatici e sintomatici. Tuttavia, lo studio ha rilevato un aumento della produzione di IFN-γ e IL-2 negli individui asintomatici rispetto a quelli sintomatici dopo l’attivazione di cellule T specifiche per SARS-CoV-2 nel sangue. Ciò era associato a una secrezione proporzionale di citochine pro-infiammatorie (IL-6, TNF-α e IL-1β) solo nell’infezione asintomatica, mentre una secrezione sproporzionata di citochine infiammatorie è stata innescata dall’attivazione delle cellule T specifiche per SARS-CoV-2 in individui sintomatici. L’analisi ha dimostrato che gli individui infetti da SARS-CoV-2 asintomatici non sono caratterizzati da una debole immunità antivirale; al contrario, montano una risposta immunitaria cellulare virus-specifica robusta e altamente funzionale.
La risposta immunitaria adattiva ridotta
Nonostante la capacità di controllare in modo efficiente l’infezione, è altamente ipotizzabile che, individui asintomatici che eliminano SARS CoV-2 attivino una risposta immunitaria adattativa antivirale ridotta . Questa ipotesi è supportata principalmente dalla misurazione degli anticorpi specifici per SARS-CoV-2 e dalla quantità di cellule B . Lo studio mostra che la capacità di ottenere una risposta significativa delle cellule T specifiche per il virus non è necessariamente associata alla gravità dei sintomi. Difatti l’entità complessiva delle risposte delle cellule T contro diverse proteine strutturali è simile sia negli individui asintomatici che nei pazienti sintomatici. Analogamente ai pazienti guariti sintomatici, la frequenza delle cellule T specifiche per SARS-CoV-2 negli individui asintomatici è diminuita progressivamente nel tempo.
La produzione di cellule T specifiche non è proporzionale alla gravità della malattia
Individui asintomatici infettati più di recente possiedono una frequenza delle cellule T specifica per SARS-CoV-2 di entità indistinguibile da quella rilevata nei pazienti sintomatici testati durante l’infezione acuta o entro 1 mese dalla clearance virale. Questa scoperta supporta ulteriormente l’accumulo di prove che la quantità di cellule T specifiche per SARS-CoV-2 non è proporzionale alla gravità della malattia durante la fase iniziale dell’infezione . Infatti la frequenza dei linfociti T specifici rilevata 2-3 mesi dopo l’infezione asintomatica era inferiore a quella rilevata nei pazienti sintomatici dopo l’infezione ma identica a quella rilevata negli individui guariti con COVID-19, 6 mesi dopo l’infezione.
Tuttavia, i dati odierni suggeriscono che la frequenza più elevata riportata di cellule T specifiche per SARS-CoV-2 nei pazienti guariti sintomatici rispetto agli individui asintomatici, 6 mesi dopo il recupero, potrebbe non essere causata da un set point più alto presente durante le prime fasi dell’infezione come suggerito . Una spiegazione a questa tesi potrebbe essere che i linfociti T specifici persistono più a lungo nei pazienti sintomatici guariti poiché l’antigene virale potrebbe persistere maggiormente.
Dagli studi effettuati è derivato che gli individui infetti da SARS-CoV-2 asintomatici hanno sviluppato un’immunità cellulare antivirale efficiente, lo si nota analizzando la quantità di citochine secrete che rappresentano la maggior parte dei virus- cellule T specifiche nell’infezione da SARS-CoV-2 . La quantità di IL-2 e IFN-γ era molto più alta negli individui asintomatici rispetto ai pazienti sintomatici guariti. La stretta correlazione tra gli spot IFN-γ e la produzione di citochine rilevata negli stessi esperimenti suggerisce fortemente che le cellule T di individui asintomatici sono dotate di una maggiore capacità di produzione di IFN-γ e IL-2 rispetto alle cellule T dei pazienti sintomatici guariti. Secondo lo studio questi sono i primi dati che mostrano, attraverso il confronto diretto, che le risposte immunitarie cellulari specifiche per SARS-CoV-2 sono più efficienti negli individui asintomatici rispetto a quelli sintomatici.
In conclusione, il quadro generale delle risposte immunitarie cellulari specifiche per SARS-CoV-2 rilevate da una combinazione di due diversi saggi funzionali mostra che i pazienti con infezione asintomatica montano un’attivazione coordinata ed equilibrata di cellule T virus-specifiche in grado di innescare una produzione di elevate quantità di IFN-γ e IL-2 legate alla secrezione di IL-10.
I modelli animali hanno già dimostrato che la capacità dei linfociti T di secernere IFN-γ e IL-10 simultaneamente ha portato ad una efficace controllo virale senza innescare processi patologici.
Questa potrebbe essere la firma funzionale delle risposte immunitarie cellulari protettive specifiche del virus nell’infezione asintomatica SARS-CoV-2. Per dimostrare formalmente tale ipotesi sarà necessaria un’analisi dettagliata a livello di singola cellula del profilo funzionale dei linfociti T specifici in individui infettati in modo sintomatico e asintomatico.