Per il diabete esiste una cura, ma gli effetti collaterali sono ancora troppo evidenti. Lo sanno bene gli animali su cui è stato testato. Da recenti studi effettuati su di essi, infatti, è stato scoperto che è possibile invertire la patologia diabete grazie all’utilizzo di un nuovo farmaco. Si tratta di un medicinale che permette ai malati di mantenere il livello di zuccheri nel sangue entro limiti di sicurezza previsti.
Il diabete tipo 2
Molte persone sviluppano, con l’avanzare dell’età, il diabete di tipo 2. In pratica il loro corpo non è più in grado di controllare l’ormone l’insulina, ovvero l’ormone che controlla lo zucchero nel nostro sangue. Alcuni riescono a gestirlo attraverso una dieta molto restrittiva o grazie all’uso di farmaci che rimuovono o riducono lo zucchero nel sangue, ma spesso vengono registrati effetti collaterali, come ad esempio un ulteriore aumento di peso. Ad oggi i farmaci “gestiscono” la malattia, ma non la rendono reversibile. Il problema è rappresentato dal fatto che non esistono medicinali in grado di superare la “barriera insulino-resistenza”.
La ricerca dell’università di San Diego
Dalla ricerca effettuata dalla università californiana si apprende che la scoperta di un nuovo farmaco orale, sperimentato su animali diabetici, può essere in grado di riattivare la capacità del corpo che consente di controllare il livello di zucchero nel sangue. Questa scoperta permetterebbe non solo di ottenere una nuova terapia contro il diabete di tipo 2, ma anche di evitare casi, sempre più in aumento, di pazienti dipendenti da insulina. Nello specifico, il farmaco oggetto di studio lavora inibendo l’enzima chiamato Low Molecular Weight Protein Tyrosine Phophatase (LMPTP- proteina a basso peso molecolare tirosin fosfatasi), che parrebbe contribuire alla perdita di sensibilità all’insulina da parte delle cellule del corpo. Colpendo LMPTP, il farmaco attiverebbe i recettori dell’insulina presenti sulla superficie cellulare (in particolar modo quelle del fegato), facendo assorbire l’eccesso di zucchero quando essa viene rilevata. Secondo il Lunenfeld-Tanenbaum Research Institute di Toronto, in Canada, lo studio necessita di ulteriori indagini per consolidarne la sicurezza prima di essere sottoposto a studi clinici sull’uomo. Infatti è stato notato che agendo su un altro tipo di enzima (tirosin fosfatasi), pur ottenendo ottimi risultati, gli effetti collaterali sono evidenti. La scienza continua il suo cammino verso nuovi traguardi, e si attendono nuovi farmaci capaci di dare l’effetto desiderato per migliorare la vita dei diabetici di tipo 2.
Le persone ammalate di diabete in Italia
Nel 2015 in Italia il diabete è stato diagnosticato a circa 3 milioni di persone. Come se non bastasse si stima che un altro milione soffre della patologia anche in assenza di una diagnosi certificata. Nel 2016 il Regno Unito registrava oltre 4 milioni di persone affette da diabete. Tra queste, a 3,5 milioni sarebbe stato diagnosticato, mentre 500 mila persona avrebbero un diabete di tipo 2 non diagnosticato (spesso legato al sovrappeso e alla tarda età).