Covid: via le mascherine dagli ospedali. Ma sarà proprio così?
Cambiare tutto per non cambiare nulla. È sempre la solita storia che si ripete nel nostro bel Paese. E questa volta a finire nelle maglie della logica “gattopardesca” di Tomasi di Lampedusa è l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine negli ospedali e nelle strutture sanitarie private che, come è noto, scadeva il 30 aprile. Era una delle norme del periodo della pandemia che ancora resisteva saldamente: operatori sanitari, pazienti, visitatori e utenti dovevano essere muniti di mascherina all’interno dei presidi sanitari. Ovunque. Anche nei corridoi, al bar o negli spogliatoi.
Il mondo della sanità aspettava il primo maggio con la convinzione di potersi finalmente liberare di questa norma palesemente assurda, ma ecco che il Ministro della Salute, in data 28 aprile, ha partorito un’ordinanza all’italiana dove si dice tutto e non si dice niente, con il risultato che tutto resta come prima.
L’obbligo di indossare le mascherine è stato riconfermato per lavoratori, utenti e visitatori “nei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi”. Sarà la Direzione Sanitaria a identificare quali siano i reparti da assoggettare all’obbligo. Negli altri reparti, comprese le aree ambulatoriali, le sale d’attesa, ecc.. la decisione sull’utilizzo della mascherina è a discrezione delle Direzioni Sanitarie. Ovvio che messa in questi termini la Direzione Sanitaria non può far altro che riconfermare l’obbligo in tutte le strutture sanitarie. Chi si assumerebbe mai la responsabilità di disporre l’obbligatorietà in un’area piuttosto che in un’altra? Fragili e anziani sono presenti ovunque.
Anche sui tamponi diagnostici per sars-covid2 l’indicazione è ‘ponziopilatesca’: “La decisione è rimessa alla discrezione delle Direzioni Sanitarie”. E ti pareva. Si continueranno quindi a fare i tamponi mantenendo l’attuale caos organizzativo nei pronto soccorso.
Stranamente la bozza dell’ordinanza circolata nei giorni precedenti non parlava di obbligo, ma di misure raccomandate. E limitava l’utilizzo dei tamponi ai pazienti con sintomatologia. Con le decisioni prese si resta invece di fatto alle regole precedenti che resteranno in vigore fino a fine anno.
Ma entriamo nel merito. Queste misure sono necessarie? Decisamente no. Da sempre le misure di prevenzione per essere adottate devono essere supportate da fondamento scientifico e queste non lo sono. I dispositivi di protezione delle vie respiratorie, come i guanti e gli altri presidi, vanno usati quando si effettuano pratiche cliniche o assistenziali che espongono l’operatore o il paziente al rischio di contagio. Nel caso del covid, per esempio, quando si lavora ad una distanza ravvicinata. Più in generale, quando si effettuano manovre dove si sviluppano aerosol o nebulizzazioni. Ma queste sono regole universali che andrebbero sempre utilizzate.
Che senso ha indossare la mascherina mentre si scrive il diario clinico in medicheria? O durante una riunione di reparto? O quando si sistemano gli scaffali delle flebo? O mentre si compilano le liste dei pazienti? È una misura sciocca, simile a quelle dell’epoca Speranza-Brusaferro. I professionisti sanno quando è necessario indossare i dispositivi di protezione per la tutela loro e dei pazienti.
Quando non sanno cosa inventarsi tirano fuori la “tutela dei fragili”, che vuol dire tutto e niente. Del resto sappiamo come vengono tutelati i fragili. Provate a prenotare una visita o un’indagine strumentale. Se non paghi puoi anche morire visti i tempi di attesa delle lunghe liste. E che dire dei “fragili” lasciati per giorni e giorni sulle barelle nei pronto soccorso? E cosa dire degli screening per tumori che non vengono più eseguiti? E degli anziani lasciati soli nelle RSA perché non fanno entrare i parenti? E come si giustifica che se un “fragile” muore col tampone positivo i parenti non possono più vederlo nemmeno per l’estremo saluto? Quanta ipocrisia. Si sperava in un cambio di passo con il nuovo governo, ma siamo costretti a ricrederci.
C’è poi l’aspetto economico. Quanto si spende nelle ASL e negli ospedali per le mascherine? Spese esorbitanti. Risorse che potrebbero essere dirottate altrove se ci fosse un po’ di buon senso. La cronaca ci ha insegnato che con le mascherine si sono arricchiti in molti. Perché continuare?
Concludiamo ricordando l’epoca in cui le mascherine servivano come il pane e si andava a lavorare in prima linea con i pannetti per spolverare. Fontana venne linciato per essersi messo la mascherina (in modo maldestro) in diretta tv perché si diceva che creava allarmismo. Oggi che il covid è sotto controllo e gli operatori sanno come comportarsi, si conferma un obbligo surreale. Ma del resto dopo aver visto riconfermare o promuovere tutti gli uomini (e le donne) di Speranza cosa ci potevamo aspettare? Ci manca solo il riciclaggio di Arcuri e poi siamo al completo. Del resto come dicevano le persone anziane, sempre fonte di saggezza, “il peggio non è mai morto”. E avevano ragione.