Gli Usa fanno il pieno di vaccini contro il covid e avviano anche la ricerca sulle varianti del virus. Lunedì 22 febbraio, infatti, la Food and Drug Administration (FDA), ha emesso linee guida incoraggiando le case farmaceutiche e tutto il settore scientifico a prestare attenzione alle nuove varianti di coronavirus e a creare nuovi test e vaccini. L’emergere delle varianti di SARS-CoV-2 altamente infettive nel Regno Unito, Sudafrica e Brasile ha sollevato preoccupazioni sul fatto che le mutazioni potrebbero indebolire l’efficacia dei vaccini e dei farmaci ora in uso per curare la malattia.
Le linee guida illustrate dalla FDA forniscono raccomandazioni per le aziende che cercano di modificare vaccini, medicinali e test già approvati in modo che rimangano efficaci contro eventuali nuove varianti. “Molti di questi prodotti potrebbero essere influenzati da modifiche del virus, in particolare la loro efficacia o le loro prestazioni, essendo in una situazione pandemica dobbiamo assicurarci che gli operatori sanitari dispongano dei migliori supporti diagnostici, terapie e vaccini per combattere il virus. Questi potrebbero dover essere modificati nel tempo per mantenere la massima efficacia”, ha dichiarato il commissario FDA, Janet Woodcock, durante una conferenza stampa.
Gli studi hanno dimostrato che l’efficacia dei due vaccini principali sul mercato, Moderna e Pfizer, permane nel contrastare le varianti britanniche e sudafricane del virus, ma gli esperti avanzano preoccupazione circa i trattamenti con anticorpi monoclonali che potrebbero non funzionare altrettanto bene con tali rapidi cambiamenti virali.
“Gli anticorpi monoclonali sono proteine prodotte in laboratorio che imitano il sistema immunitario nel combattere gli agenti patogeni nocivi come i virus. Alcuni degli anticorpi monoclonali attualmente autorizzati sono meno attivi contro alcune delle varianti SARS-CoV-2 che sono emerse e sono prevalenti in alcune parti del mondo. La FDA ha identificato alcuni test che sono noti per essere influenzati da mutazioni virali emergenti, anche se in questo momento l’impatto non sembra essere significativo”, ha spiegato Woodcock.
Simili preoccupazioni sono emerse sull’efficacia dei test COVID-19 per rilevare le nuove varianti. La FDA ha già emesso un avviso di sicurezza per avvertire che la presenza di mutazioni genetiche virali , presenti in un campione di pazienti, potrebbero potenzialmente modificare le prestazioni di un test diagnostico.
La linea guida vuole sostenere, anche con aiuti concreti, le aziende farmaceutiche la cui ricerca, sempre attiva e laboriosa, deve prepararsi ad eventuali modifiche vaccinali nel caso emergesse una ulteriore nuova variante che potrebbe causare la caduta della protezione anticorpale fornita dai vaccini Pfizer e Moderna.
“Testare vaccini rielaborati o nuovi richiami che proteggano dalle varianti emergenti con studi clinici su scala ridotta (poche centinaia di persone per un massimo di due o tre mesi) ora è una priorità. Riteniamo sia prudente iniziare a fare studi clinici senza necessariamente avviare la produzione”, ha dichiarato il dottor Peter Marks, direttore del Centro della FDA ‘Biologics Evaluation and Research’.
Nel frattempo la Food and Drug Administration, seguendo la via dell’emergenza sanitaria, ha approvato il vaccino contro il coronavirus a iniezione singola di Johnson & Johnson. Le prime 20 milioni di dosi dovrebbero essere consegnati entro fine marzo. La documentazione scientifica della FDA ha mostrato che il vaccino è stato particolarmente efficace nel prevenire malattie gravi o decessi, mostrando un’efficacia appunto dell’86% contro forme gravi di COVID-19 negli Stati Uniti e dell’82% contro malattie gravi in Sudafrica. Nessuna delle 22.000 persone vaccinate nello studio è morta di COVID-19.
Inoltre, l’analisi della FDA ha stimato che il vaccino ha un tasso di efficacia del 74% contro le infezioni asintomatiche, il che suggerisce che potrebbe aiutare a ridurre la diffusione del virus da parte delle stesse persone vaccinate.
Gli esperti in malattie infettive hanno accolto con favore l’approvazione di Johnson & Johnson poiché “l’aggiunta di un terzo vaccino COVID-19 riduce il tempo necessario agli Stati Uniti per raggiungere l’immunità di gregge. Far vaccinare il 75-85% della popolazione sarà più facile con questa opzione di vaccino che non richiede un complesso sistema di trasporto e conservazione congelato o ultracongelato e una sola iniezione a differenza di Moderna e Pfizer. Più il virus viene trasmesso, più è probabile che sviluppi mutazioni che possono renderlo più contagioso e più letale. Vaccinare la popolazione deve essere la priorità”.
Dati incoraggianti dalle case di cura Usa dopo l’uso dei vaccini
In una promettente inversione di tendenza durante una lunga pandemia, le case di cura statunitensi, una volta epicentro delle infezioni da coronavirus, stanno ora vedendo calare sia i casi di contagio sia quelli di decesso, mentre il lancio della vaccinazione nel paese inizia a prendere piede.
Dalla fine di dicembre all’inizio di febbraio, i nuovi casi tra i residenti delle case di cura statunitensi sono diminuiti di oltre l’80%, quasi il doppio del tasso di miglioramento nella popolazione generale, mentre i decessi nelle case di cura sono diminuiti di oltre il 65 %.
Dall’inizio della pandemia, il coronavirus ha interessato circa 31.000 strutture di assistenza a lungo termine negli Stati Uniti, uccidendo più di 163.000 residenti e dipendenti e rappresentando oltre un terzo di tutte le morti per virus. “Con l’arrivo dei vaccini, che sono stati inviati alle strutture di assistenza a lungo termine a partire dalla fine di dicembre, i nuovi casi e i decessi nelle case di cura sono diminuiti drasticamente, superando il declino nazionale, ha riferito il Times.
Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, circa 4,5 milioni di residenti e dipendenti delle strutture di assistenza a lungo termine hanno ricevuto almeno una dose del vaccino, includendo tra questi anche i circa 2,1 milioni che sono stati completamente vaccinati.
Entro fine marzo Pfizer e Moderna prevedono di consegnare in Usa un totale di 220 milioni di dosi di vaccini
Sabato, il conteggio dei casi di coronavirus negli Stati Uniti ha superato i 28,5 milioni, mentre il bilancio delle vittime ha superato i 510.000, secondo un conteggio del Times. I primi cinque Stati a detenere il grave primato infettivo sono: California con oltre 3,5 milioni di casi; Texas con più di 2,6 milioni di casi; Florida con quasi 1,9 milioni di casi; New York con oltre 1,6 milioni di casi; Illinois con quasi 1.2 milioni di casi.
Dopo la promozione di J&J, funzionari di Pfizer e Moderna hanno fornito al Congresso notizie rassicuranti sui loro vaccini contro il COVID-19 dichiarando che ci sarà un forte aumento nella consegna delle dosi nel prossimo mese e saranno distribuite fiale sufficienti per vaccinare la maggior parte degli americani entro l’estate.
Entro la fine di marzo, Pfizer e Moderna prevedono di aver consegnato un totale di 220 milioni di dosi di vaccino al governo degli Stati Uniti, un aumento significativo rispetto alle circa 82 milioni di dosi che i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie affermano di aver spedito finora.
Entro l’estate, Pfizer e Moderna prevedono di completare la consegna di 300 milioni di dosi ciascuna, mentre J&J mira a fornirne ulteriori 100 milioni. Sarebbe più che sufficiente per vaccinare ogni adulto americano, secondo l’Associated Press.
Altri due produttori, Novavax e AstraZeneca, hanno vaccini in cantiere e prevedono di aggiungersi a questi.
Frenare la diffusione del coronavirus nel resto del mondo rimane una sfida
Secondo un conteggio effettuato dalla Johns Hopkins University, in India il conteggio dei casi di coronavirus è stato di oltre 11 milioni mentre in Brasile ci sono stati oltre 10,4 milioni di casi e quasi 253.000 decessi. In tutto il mondo, il numero di infezioni segnalate ha superato i 113,5 milioni, con oltre 2,5 milioni di morti registrate.