Cosa sono e come funzionano gli anticorpi monoclonali per la cura del covid 19? La sindrome respiratoria acuta grave SARS-CoV-2 è l’agente eziologico della malattia indotta appunto dal covid 19. Al momento, non sono disponibili terapie mirate approvate contro il covid, ma gli anticorpi monoclonali che, prendono di mira i siti vulnerabili sulle proteine della superficie virale, sono sempre più riconosciuti come una promettente classe di farmaci contro le malattie infettive e hanno dimostrato l’efficacia terapeutica per una serie di virus. Per sconfiggere Sars (2002), epidemia precedente a covid 19 appartenente allo stesso ceppo virale, le terapie monoclonali erano state sperimentate. E oggi sono state riprese.
Come funzionano gli anticorpi monoclonali che neutralizzano il coronavirus
Gli anticorpi neutralizzanti il coronavirus prendono di mira le glicoproteine del picco trimerico (S) sulla superficie virale che mediano l’ingresso nelle cellule ospiti. La proteina S ha due subunità funzionali, che a loro volta mediano l’attaccamento cellulare e la fusione della membrana virale e cellulare. Anticorpi neutralizzanti prendono di mira il sito di interazione del recettore, disabilitando le interazioni recettoriali. Le proteine spike di SARS-CoV-2 e SARS-CoV sono identiche al 77,5% per sequenza amminoacidica primaria e strutturalmente molto simili. Comunemente si legano alla proteina dell’enzima di copertura dell’angiotensina umana. È noto che l’interazione del recettore innesca cambiamenti conformazionali irreversibili nelle proteine spike del coronavirus.
Identificazione degli anticorpi reattivi SARS-CoV-2
Al fine di identificare gli anticorpi neutralizzanti SARS-CoV-2, è stata valutata la reattività dei supernatanti contenenti anticorpi di una raccolta di 51 ibridomi SARS-S derivati da topi H2L2 transgenici immunizzati, che codificano immunoglobuline chimeriche con variabili umane pesanti e catene leggere e regioni costanti di origine del ratto. Quattro dei 51 supernatanti dell’ibridoma SARS-S hanno mostrato reattività crociata con la subunità SARS2-S1, di cui uno (47D11) ha mostrato attività di neutralizzazione incrociata di SARS-S e SARS2- Infezione da VSV pseudotipata. L’anticorpo chimerico 47D11 H2L2 è stato riformattato in un’immunoglobulina completamente umana, clonando le regioni della catena leggera e pesante variabile umana in una spina dorsale dell’isotipo IgG1 umano.
Anticorpi monoclonali: la ricerca studia la cura futura
Questa è la prima segnalazione di un anticorpo monoclonale umano che neutralizza SARS-CoV-2. 47D11 lega un epitopo conservato sul picco RBD spiegando la sua capacità di neutralizzare in modo incrociato SARS-CoV e SARS-CoV-2, utilizzando un meccanismo indipendente dall’inibizione di legame del recettore. Tale anticorpo sarà utile per lo sviluppo di test di rilevamento dell’antigene e saggi sierologici mirati a SARS-CoV-2.
Gli anticorpi neutralizzanti possono alterare il decorso dell’infezione nell’ospite infetto, supportando l’eliminazione del virus o proteggere un ospite non infetto esposto al virus. Questo anticorpo, da solo o in combinazione, offre il potenziale per prevenire e / o trattare covid 19 e forse anche altre future malattie emergenti nell’uomo e causate da virus del sottogenere Sarbecovirus.
Il primo Paese Europea ad aver acquistato questa futura cura è la Germania (200.000 dosi per 400 milioni di euro). Gli anticorpi monoclonali saranno utilizzati esclusivamente negli ospedali universitari per ragioni di ricerca, non per la cura concreta dei malati in quanto terapia ancora sotto osservazione e priva della certificazione EMA. Questo permetterà di terminare i clinical trials già in corso inerenti a questo tipo di terapia.