“Se ti lasci andare e ti deprimi la malattia può avere il sopravvento”. E allora ecco che arriva la fotografia come terapia nella lotta ai tumori femminili per riscoprirsi belle e affascinanti durante le cure. Il coraggio di Tiziana Primozich, che sta lottando contro questa malattia, il suo atteggiamento positivo alla vita e la sua forza d’animo l’hanno accompagnata in questo progetto: fare da modella per un giorno al fotografo Carlo Bellimcampi, dimostrando che “nulla è cambiato, la tua anima è sempre quella“.
The Sign, la mostra ideata e curata dall’attrice Rosa Pineta, ha mostrato attraverso fotografie, disegni, voci di artisti e filosofi, la bellezza delle donne che stanno combattendo contro i tumori femminili, restituendo fascino a un corpo troppo spesso trasformato dalla malattia. Un progetto nato per conoscere meglio il tema, ma anche e soprattutto per fare della prevenzione. Un percorso fatto di suggerimenti per donne malate e non su cosa si dovrebbe fare prima, durante e dopo la malattia.
Come é venuta l’idea di una mostra fotografica che mettesse a nudo un tema così importante e delicato?
“L’ idea é venuta all’attrice Rosa Pianeta, siamo partite con il chiederci cosa voleva essere per noi questa mostra. Voleva essere un modo per lanciare un messaggio positivo rispetto alla malattia, al disagio che porta con sè, per cui se si parte sorridendo rispetto alla malattia ci si trova giá avvantaggiate. Quindi l’ idea era quella di fare una mostra di cui Rosa era il direttore artistico e dove lei ha chiesto a coloro che aveva invitato, molti noti anche al mondo dello spettacolo, di dire una frase sulla felicità. Un modo per esprimere la propria vicinanza alla persona che sta soffrendo. Per questo tutte le frasi finivano con Io sono con te”.
Un modo quindi per combattere la malattia insieme? Per unire le forze?
“Assolutamente si, vuol dire uniamo le forze per combattere la tua malattia come la malattia di altri. L’ho vissuto come un gesto d’amore da parte di un’amica che ha messo a disposizione tutte le persone che conosceva e che potevano rendersi utili anche solo con un pensiero. Ovviamente per fare tutto questo e per sensibilizzare sul tema mi sono dovuta mettere a nudo attraverso la macchina fotografica di Carlo Bellimcampi, che ha accettato questa difficile sfida. Lui inizialmente era preoccupato all’idea di fotografare una persona malata, perché come lui stesso ha ammesso non l’aveva mai fatto prima, ma poi ci siamo incontrati, abbiamo parlato e lui che è abituato a cogliere l’anima delle persone con l’obiettivo non gli é stato difficile cogliere la mia anima forte e vitale. Carlo ha fotografato la malattia non come un momento negativo ma positivo, dove c’è sempre dietro una persona che lotta e che continua la sua vita. Anche io la sto vivendo così, a parte i momenti in cui faccio la chemio e sto male qualche giorno, poi però continuo a fare le cose di prima”.
La mostra, oltre a sensibilizzare sul tema dei tumori femminili, vuole anche informare, giusto?
“Sì, perché dobbiamo far capire alle persone che queste malattie colpiscono una donna su otto. Il cancro alla mammella è molto diffuso. Fortunatamente il mondo della scienza e della ricerca hanno fatto passi da gigante. Fino a 10 o 12 anni fa il farmaco che uso io per il tipo di tumore che ho, non esisteva. A me ha colpito un cancro abbastanza aggressivo, il carcinoma duttale infiltrante corrispondente al recettore her 2. Anni fa, purtroppo, molte donne con questa patologia sono morte quasi subito. La prevenzione è importantissima. Dai 25 anni in poi andrebbe fatta un’ecografia all’anno, dai 40 invece una mammografia”.
In merito alla mostra, il messaggio è stato anche quello di portare con orgoglio le proprie cicatrici?
“Lo è assolutamente, perché dal momento in cui ti metti in gioco in quel modo, e hai un bravo fotografo in grado di cogliere i tuoi lati belli, ti fa sentire unica e forte. Rispetto a questa nostra prima mostra che è stata fatta nei primi di marzo a Roma, al Teatro dei Dioscuri, il significato era quello di mettere un primo tassello a una campagna d’informazione che durerà tutto l’anno sulle patologie femminili, sulla prevenzione e sul modo di reagire. È importante restare unite, rendersi accettabili agli altri nonostante la malattia e continuare la vita senza piangersi addosso. È fondamentale accompagnare queste donne e non lasciarle sole. Non basta un buon oncologo con una buona terapia serve anche un po’ di accoglienza intorno, servono delle persone che ti facciano sentire che nulla è cambiato”.
Pensate di ripetere la mostra?
“Assolutamente si, la nostra idea è quella di farla diventare una mostra itinerante, portarla in giro per l’Italia, dove c’è bisogno di parlarne. Mi sono accorta che non sono molte le donne che si fanno vedere in questo modo. Io stessa ho avuto il periodo di indecisione sul portare o meno la parrucca, perché nel giro di una settimana, con la chemioterapia, perdi i capelli. Alla fine ho scelto di non metterla perché mi sentivo ridicola, ma non tutte le donne reagiscono così perché è molto difficile farsi vedere senza capelli e senza sopracciglia”.
Tiziana il tuo coraggio e la tua forza sono incredibili e di insegnamento verso tutti, ma adesso come stai?
“Io sono così caratterialmente, lo sono sempre stata e mi rendo conto che non tutti reagiamo allo stesso modo. Ma ora dopo 8 cicli di chemioterapia, dopo aver fatto l’operazione a marzo, adesso faccio una terapia più leggera e i capelli stanno ricrescendo”.