Professor Francesco Orio, lei con il suo gruppo di studi, attraverso ricerche ed esperienza sul campo, ha dimostrato non solo che la sindrome dell’ovaio policistico è da trattare nella sua specializzazione, ovvero l’endocrinologia e non la ginecologia, ma anche che può essere curato attraverso un corretto stile di vita. Come riesce ad unire il funzionamento delle ghiandole con la sindrome dell’ovaio policistico e l’alimentazione?
“La sindrome dell’ovaio policistico è una sindrome endocrino metabolica contrariamente a quanto si pensa. Nell’immaginario comune – ahimè – si parla di ovaio policistico e ci si reca dal ginecologo. Invece questa è una materia di pertinenza dell’endocrinologo, perché per fare una diagnosi di questa sindrome è necessario tracciare un profilo ormonale. Quindi va fatto innanzitutto un prelievo perché esiste una sostanziale differenza tra la presenza di cisti, policisti o microcisti ovariche. La vera e propria sindrome dell’ovaio policistico è caratterizzata da un iperandroginismo ovvero da un eccesso di ormoni sessuali maschili. L’ormone maschile per eccellenza è il testosterone. Mentre gli ormoni femminili sono gli estrogeni e il progesterone. Quindi per fare una diagnosi di questa sindrome è innanzitutto necessario verificare quale ormone è maggiormente presente. Purtroppo dalla Val D’Aosta alla Sicilia, quindi in tutta Italia, anche ragazze giovani o adolescenti, alle prime avvisaglie dei disturbi del ciclo mestruale, fanno un ecografia e alla presenza di queste microcisti, si recano dal ginecologo. Quest’ultimo senza porsi minimamente il problema degli androgeni e di un altro ormone fondamentale che è l’insulina, somministra e prescrive la pillola, senza preoccuparsi dei possibili effetti collaterali indesiderati di questa pillola, che non è una caramella o una semplice mentina, ma una vera e propria terapia ormonale a base di estrogeni e progesterone. La terapia ormonale può esser prescritta anche sotto forma dell’anello vaginale, oltre per compresse o cerotti. A prescindere dal tipo di somministrazione, sta di fatto che sono ormoni. Fanno benissimo laddove sono necessari, ma se non lo sono, possono recare molti danni e fanno male se li assume una persona che non presenta patologie. Quindi possono arrecare danni. La sindrome dell’ovaio policistico vede un prevalenza del 30% in tutto il mondo, anche in Italia, in particolar modo nel centro-sud Italia. Studi recentissimi pubblicati dal mio gruppo di ricerca, hanno dimostrato che il 40% di ragazze adolescenti del sud Italia, hanno la presenza di microcisti, ma questo non vuol dire che sono affette dalla sindrome dell’ovaio policistico. Sono due cose completamente differenti”.
Come mai secondo lei la sindrome dell’ovaio policistico è maggiormente presente al sud?
“Esistono delle etnie che sono più predisposte geneticamente, ad esempio i popoli del mediterraneo, in particolare sud Italia, Spagna, Grecia e Turchia. Anche il fattore alimentare, oltre che quello ambientale, incide da questo punto di vista, in particolare un’alimentazione ricca di dolci e di grassi di tipo animale”.
Allora qual è l’alternativa terapeutica alla pillola?
“Al primo posto vi è la modifica dello stile di vita. Perchè il 50% di queste donne giovani o meno giovani, presentano delle caratteristiche di sovrappeso e obesità. Oltre a rappresentare nel 90% dei casi l’irsutismo ovvero l’eccesso di peli in zone dove normalmente alle donne non dovrebbero crescere. Ovvero la pancia, il seno, il viso, l’addome e il fondoschiena. Il primo passo della modifca dello stile di vita è la dieta. Il mio gruppo di studio ha dimostrato che un regime alimentare basato sulla dieta mediterranea, arreca dei benifici notevoli per il ripristino della regolarità del ciclo mestruale. Inoltre questa sindrome oltre a causare l’irsutismo e le alterazioni del ciclo mestruale, è anche la prima causa di infertilità femminile. La dieta mediterranea, unita a una regolare attività fisica, previene l’infertilità in quanto tendono ad abbassare i livelli di insulina e il livello di ormoni maschili. L’ideale è praticare un regolare esercizio fisico di tipo aerobico come ad esempio la corsa, la camminata a passo svelto o la bicicletta, in modo costante e regolare per 40’ al giorno, tutti i giorni, per 6 giorni a settimana. Quindi senza l’uso di particolari terapie ormonali, migliora l’ovulazione e i tassi di fertilità, così come dimostrato da ricerche scientifiche effettuate dal mio gruppo di studi, ricerche che sono state poi riprese da un team di studiosi australiani”.
Quali sono gli effetti collaterali della pillola?
“Al primo posto, cefalea, senso di nausea, vomito che sempre più è sottaciute dai colleghi ginecologi che non avvisano la paziente. È importante sempre avvertire i pazienti sui possibili rischi in quanto è pur sempre una terapia. Un altro effetto collaterale è l’aumento del colesterolo nel sangue, per questo è sbagliato presciverla alle ragazze che hanno già un rischio metabolico importante. Un altro grave effetto collaterale che ho riscontrato in alcune pazienti è quello della trombosi. Ho avuto in cura ragazze che hanno sviluppato tromboembolia. II di Napoli ha effettuato numerose ricerche sul possibile incremento del rischio cardiovascolare. Altro effetto indesiderato è quello dell’insulino resistenza da cui scaturisce il rischio diabetico. Il diabete è la malattia del mondo occidentale dei paesi industrializzati ed è la vera e propria piaga di questo secolo. La prevalenza maggiore del rischio diabetico è in America, ma anche in Italia, è più raro ma presente”.
Le sue scoperte hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro all’Unesco a Parigi e il più recente “Premio Internazionale Palinuro, cultura, arte e spettacolo”. Quindi secondo lei, se l’alimentazione può curare l’ovaio policistico, può anche curare e prevenire infezioni come la candida?
“Sicuramente regimi dietetici a base di zucchero e di grassi animali, possono favorire le infezioni genitali. A tale proposito va ricordato che tra le possibili cure alternative, vi è il cosiddetto inositolo, un fattore vitaminico del complesso B, è molto importante perchè può migliorare i livelli di insulina riducendoli. Può essere una buona altrenativa alla pillola. È noto che la candida viene favorita dall’alimentazione sbagliata a base di zuccheri complessi”.
Su cosa è basata l’alimentazione che lei consiglia?
“Sul regime mediterraneo, quindi a base di verdure, frutta, ad eccezione di banane e fichi, prediligendo le mele e le arance. L’olio extravergine d’oliva è il condimento base. Poco pane e poca pasta (una volta a settimana), e quando la si mangia prediligendo quella integrale o di farro. Molti cereali, legumi, frutta e verdura. Limitare molto carni, zuccheri, prediligere il pesce che è ricco di omega 3”.