Il primo foreign fighter arrestato in Italia dopo il rientro dallo Stato islamico. Un combattente dell’Isis arrivato nel nostro Paese dopo la caduta del Califfato. Si chiama Mourad Sadaoui, algerino di 45 anni, rintracciato nelle campagne di Acerra e fermato dalla polizia. Secondo quanto emerso, si tratta di un returnee, un “emigrante” arrivato nelle terre del jihad a seguito del richiamo del gruppo terroristico che però non è rientrato in patria perché ricercato. E così, l’algerino avrebbe scelto l’Italia per sfuggire alla cattura. Gli investigatori ancora non avrebbero chiarito le modalità di accesso dell’uomo nel nostro paese. Tra le ipotesi c’è quella secondo cui sarebbe arrivato con uno degli sbarchi fantasma che hanno portato sul territorio nazionale migliaia di clandestini.
Ha soggiornato in Italia dal 2003 al 2012
Residente in passato in Campania e titolare di permesso di soggiorno dal 2003 al 2012, era noto al Servizio per il contrasto del terrorismo esterno della Dcpp poiché segnalato nel 2016 dall’Aisi, i servizi segreti interni, e da Interpol in una lista di combattenti partiti per unirsi ai gruppi jihadisti operanti nel teatro siro-iracheno. Nel 2017 sono partite le ricerche e nel 2018 le indagini si sono concentrate in particolare nel comune di San Marcellino, dove opera una folta comunità salafita che fa capo alla locale moschea più volte al centro delle indagini dell’antiterrorismo.
La polizia ha sequestrato i cellulari in possesso dell’uomo da cui si spera si possano ottenere informazioni utili sia sul viaggio che lo ricondotto in Italia dalla Siria, sia sulla rete di appoggio che gli ha fornito supporto nel nostro Paese.
Polizia: “Il primo arresto di returnee dopo dissoluzione Stato islamico”
“Mentre proseguono indagini per individuare eventuali reti di sostegno che possano aver favorito la latitanza dell´algerino – spiega la polizia in una nota – si rileva come quello odierno costituisca il primo arresto di returnee operato in Italia all’indomani della dissoluzione sul terreno dello Stato Islamico. L’importante operazione, portata a termine dalla Digos di Caserta, si inserisce nel più ampio quadro delle iniziative messe a punto dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione in sede di Comitato di analisi strategica antiterrorismo, per la diaspora dei combattenti in fuga dal conflitto siro-iracheno”.
Quanti sono i returnees
Secondo l’intelligence italiana “flussi di singoli individui e/o gruppi familiari sono stati registrati in uscita dal teatro siro-iracheno in direzione di Nord Africa, Asia meridionale, Repubbliche centro-asiatiche e Sud-Est asiatico, oltre che del Vecchio Continente, ove i returnees sarebbero circa 1.700 (dei quali 400 nei Balcani). La pericolosità del fenomeno – si legge nella relazione dei servizi segreti presentata al Parlamento il 28 febbraio – risiede piuttosto che nei numeri, nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di know-how nell’uso di armi ed esplosivi”.