Da più di mezzo secolo, migliaia e migliaia di persone speciali in istituti speciali, ambasciate, accademie delle scienze, dipartimenti per il commercio estero, case editrici si impegnano in una “operazione cognitiva speciale” producendo e riproducendo bugie sociali speciali; sostenute da generose iniezioni di capitale in rubli e, più recentemente, anche in yuan.
Documenti materiali e immateriali, naturalmente contraffatti, falsificati e distribuiti tradotti nelle lingue del mondo, hanno condizionato i cervelli meno critici del genere umano in modo quasi irreversibile.
L’operazione derivava da un regalo nobile, anzi regale, donato da un dittatore estremamente generoso. Stalin elargiva, dall’alto della sua magnanimità non lavoro, prosperità e benessere, ma un racconto proletario.
Si trattava di una affascinante fiaba su un bellissimo paese giovane in cui, tra le foreste infinite, i campi sconfinati e i fiumi lunghissimi, si respirava così liberamente e felicemente. Gli abitanti di questo paradiso dei lavoratori, amavano la pace che sostenevano in tutto il mondo; questo meraviglioso paese si doveva difendere da un Occidente ingordo e violento, ma d’altra parte c’era un eroismo di massa senza precedenti nella storia e una rettitudine dimostrata da un netto rifiuto di accettare le lusinghe di Ribbentrop e un’unità senza precedenti del partito e del popolo.
Le larve della nomenklatura si erano insediate all’interno del Cremlino in una atmosfera caratterizzata dallo scarso ricambio e dall’immobilismo formale e sostanziale, ma la fiaba attecchiva senza apparente sforzo.
Gli adulti da una parte e dall’altra della cortina di ferro, ascoltavano questa fiaba e dimenticavano tutto ciò che vedevano con i propri occhi, e quando il sanguinario e vile narratore morì, milioni di bambini adulti incantati singhiozzarono e combatterono isterici entrando a Budapest e Praga.
La favola si diffondeva nelle piazze europee dove si considerava indifferibile la necessità di combattere e mettere in discussione “l’autorità” nell’intento di sovvertire il cosiddetto “ordine costituito”.
La fiaba attecchiva in particolar modo nelle università e nelle fabbriche, considerate uno dei simboli dell’autoritarismo fascista proprio delle dinamiche sociali della cosiddetta “società borghese”, insieme a entità quali la Chiesa, lo Stato, la famiglia e l’immancabile sistema di produzione capitalistico.
In un’atmosfera sedata ad arte e di intorpidimento della ragione, furono composte in tutte le lingue del mondo montagne di libri che tramandavano la leggenda, sottolineando la forza e i grandi vantaggi del sistema sociale e statale socialista, l’amicizia dei popoli dei sovietici, il patriottismo sovietico e l’internazionalismo proletario, la leadership indivisa del partito unico da tutti gli aspetti della vita del paese.
Nel mausoleo, costruito con ciclopici blocchi di menzogne, la grande guerra patriottica giaceva più morta di Lenin e quando il muro di Berlino lasciava passare una leggera brezza, giusto per far passare quella puzza comunista di stantio e far dimenticare rapidamente la truffa perpetrata ai danni dei popoli, si affermava un truffatore ancora più astuto che avrebbe raccontato la stessa fiaba cambiandole il titolo e ritoccando leggermente la narrativa; che Dugin avrebbe sintetizzato in fascismo illimitato e rosso. Nelle sue stesse parole “Non un capitalismo nazionale sbiadito, rosato-brunastro, ma l’alba abbagliante di una nuova rivoluzione russa, un fascismo sconfinato, come le nostre terre, e rosso, come il nostro sangue”.
La maledetta orda fascista occidentale non ha smesso di cullare i suoi sogni di aggredire a tradimento e all’improvviso un paese pacifico e produttivo. La nobile furia di persone pacifiche ribolle come un’onda e si abbatte sui paesi dove i potenziali invasori si stavano insediando con i loro stupidi diritti umani e la loro truffaldina democrazia.
Per mettere in fuga le orde nere insediate nel più antico Stato organizzato slavo-orientale, i militari hanno avuto il nobile compito di riportarvi la cultura a cui aspiravano da tempi immemori, e il mondo intero con ammirazione avrebbe dovuto accogliere l’ingresso dell’esercito liberatore vittorioso nella Rus’ di Kiev con fiori e trombe da stadio.
In Europa si protrae la “operazione cognitiva speciale” messa in piedi dai compagni sovietici e rinnovata dallo zar, che avrebbe sommerso i suoi utili idioti dell’unica risorsa di cui dispone: ingenti risorse petrolifere; forse è il momento di risvegliarsi da questo brutto sogno allontanando gli sciamani asiatici del vicino e lontano Oriente, che pretendono come la testa di Orfeo finita nel fiume Ebro, dove continuò prodigiosamente a cantare, perpetrando, così, la operazione cognitiva speciale.