da Eques
Che la categoria dei giornalisti televisivi, per intenderci quelli che leggevano le notizie al telegiornale, come del resto un pò tutte le altre, abbia subito una profonda trasformazione nel corso del tempo, è un dato di fatto. Da semplici “lettori”, freddi e professionali, apparentemente forse persino privi di emozioni, sono divenuti “giornalisti”. Oggi le notizie non le leggono, le scrivono. E però, non essendo più, per l’appunto, semplici lettori, le porgono in modo personalizzato, curando inflessione e tono, sì da renderle incisive, e soprattutto efficaci, perché chi ascolta capisca … che il giusto e il vero … è quello che dicono loro!
Così, con grande disinvoltura si creano eroi, santi, mostri e demoni, o quel che possa esser utile.
I “lettori” ci raccontavano fatti, badando bene a non far trasparire le loro opinioni, e tutti erano liberi di formarsene una propria idea, libera e soprattutto non manipolata, su tutto, dalla politica all’economia, allo sport a tutto quel che può formare oggetto di interesse. Oggi, non è più così.
Forse giustamente, dato che, non essendo più semplici “lettori”, i nuovi specialisti dell’informazione hanno il “dovere” di dare qualcosa di più. Ma, ammesso in ipotesi che sia questa la ragione, e che non siano invece meri altoparlanti di altrui voleri, siamo sicuri che questo modo di proporre informazione sia corretto, e soprattutto giusto? Il nuovo modo di raccontare i fatti di pubblico interesse, talvolta enfatizzando, tal’altra sminuendo, a chi vorrebbe avere solo notizie, oggettive e asettiche, può anche dar disturbo, ma che vogliamo farci, ormai è così. Sarà forse l’avanzarsi dell’età che induce a queste considerazioni, o forse una sorta di nostalgia che fa ricordare il passato come più bello del presente? Chi lo sa.
Certo però, quando si sente il modo con cui vengono date le notizie, da un po’ tutti indistintamente questi non più “lettori”, ma “giornalisti”, qualche dubbio viene. E sì perché, al di là dell’oggetto della “notizia”, quel che si avverte è che il vero fine sembra essere quello di condurre tutti verso un pensiero unico, un comune sentire, pensare … e, all’occorrenza, magari anche agire. E così, si usa un’intonazione di voce lacrimosa, ci si commuove, si fa sentire quasi il palpito che strugge l’anima di chi ha il doloroso compito di dare certe notizie, partecipando con tutto se stesso. L’importante è che la gente capisca che quel che raccontano loro, anche se magari smentito dalle immagini, è il vero e il giusto. Quanto agli scettici, a quelli che la pensano diversamente, beh, almeno una stilla di dubbio si può insinuargliela dentro, così magari, sollecitati nel modo giusto, potrebbero anche redimersi.
Se tutti i media vanno in una direzione … a qualcuno verrà almeno il dubbio che abbiano veramente ragione, e che quel che dicono gli altri, quelli che si incontrano in giro, quelli con cui ci si confronta quotidianamente, e che la pensano diversamente, è solo perché non sanno, e così magari potrebbero esser ricondotti verso il giusto … e cioè … quel pensiero unico comune, che fa leva sui buoni sentimenti.
Nessuno sembra domandarsi perché l’informazione, salvo rare eccezioni, sembri organizzata e diretta da un solo pensiero. Fateci caso, quali sono i tasti con cui quotidianamente ci bombardano, anche per farci sentire un pochino in colpa, che male non fa? Le donne e i bambini …
Sapete che vi dico … ridateci i vecchi, onesti, asettici lettori .. che a farci un’idea magari ci pensiamo da soli.