Alcune persone nascono con una predisposizione naturale all’ottimismo. Per loro è molto facile vedere il bicchiere mezzo pieno. E poi ci sono coloro che tendono sempre a vedere il bicchiere mezzo vuoto. La realtà è che il bicchiere è sia mezzo pieno sia mezzo vuoto, ma il modo in cui lo si guarda influisce sul nostro benessere. Come ha dimostrato infatti la psicologia positiva, gli ottimisti sono più felici dei pessimisti, ottengono maggiori soddisfazioni in molti ambiti di vita, godono di un migliore stato di salute fisica e mentale.
Con queste premesse, insegnare ai figli la capacità di vedere il bello nelle cose, a ristrutturare gli eventi negativi e a diventare “portatori sani” di un ottimismo realistico (dove per ottimismo realistico si intende la capacità di guardare alla realtà, non escludendo gli aspetti negativi, ma esaltando quelli positivi) è il regalo più bello che possiamo far loro.
Ma come riuscirci nella pratica educativa? Sappiamo che il gioco è fondamentale per lo sviluppo del bambino. Attraverso di esso i bambini conoscono, sperimentano, socializzano, elaborano emozioni, apprendono. Perché, quindi, non utilizzarlo per insegnar loro a trovare gli aspetti positivi negli eventi della loro vita, rendendo così le difficoltà più gestibili per loro?
Ci sono tre bellissimi film, in cui i protagonisti, proprio attraverso il gioco, riescono a fornire ai propri figli gli strumenti necessari ad affrontare realtà difficili e talora tragiche o le loro paure.
La ricerca della felicità. Tratto da una storia vera, il film di Gabriele Muccino, vede il protagonista, Chris Gardner, interpretato da Will Smith, in grosse difficoltà economiche. Sebbene di giorno abbia trovato un posto da stagista non retribuito presso una prestigiosa società di consulenza finanziaria, dopo il lavoro si trova costretto a vivere, con suo figlio di 5 anni, Christopher, prima in un motel, poi nei dormitori per indigenti e, persino, nei bagni della metropolitana. Ma anche i bagni di una metropolitana possono diventare luoghi speciali, pieni di dinosauri e caverne in cui rifugiarsi, grazie alla capacità di Chris di credere nella vita e di sognare un futuro migliore.
La vita è bella. Riesce difficile immaginare che nel corso della propria esistenza possa capitare qualcosa di peggiore che venire internati in un campo di concentramento. Eppure per il piccolo Giosuè è come un parco divertimenti. Il padre, interpretato da Roberto Benigni, riesce a fargli credere che stanno partecipando ad un gioco a premi e che in palio ci sarebbe un carro armato vero. Il bambino, in questo modo, attraverso il filtro fornitogli dal genitore, riuscirà a vedere il bello, anche laddove di bello non c’è proprio nulla e a sopravvivere all’orrore dell’olocausto.
Molto forte, incredibilmente vicino. Oskar è un bambino di nove anni, che vive a New York. E’ molto curioso e intelligente, ma ha difficoltà a relazionarsi con gli altri. Il padre, Thomas, interpretato da Tom Hanks, ha perciò inventato l’esistenza di un fantomatico sesto distretto della città che, nei secoli, si sarebbe distaccato da Manhattan, andando alla deriva. Oskar, stimolato a cercare gli indizi del distretto scomparso, va in giro da solo per le strade di New York, affrontando le persone e facendosi aiutare, superando, in questo modo, tutte le sue paure. Il gioco è così potente, che sopravvivrà anche alla morte di Thomas, avvenuta nella tragedia dell’11 settembre. Dopo la scomparsa del padre, anche la mamma di Oskar si rivelerà un genitore meraviglioso, ma svelare di più qui equivarrebbe a spoilerare e non vorrei proprio togliervi il piacere di vedere questi bellissimi film.
@SimonaRivelli