Sono nata nel 1968. Gli anni settanta sono quelli in cui sono cresciuta. In un clima di post-femminismo, in cui tutto sembrava possibile, coltivavamo interessi e intelligenza con la (falsa) percezione di poter esser quello che volevamo. Poi sono arrivati gli anni ottanta. Le modelle, da stampelle viventi si sono trasformate in dee: Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer. Le trasgressioni sessuali di Madonna, che dovevano condurci alla libertà, ci si sono rivoltate contro: tutto si è sessualizzato. Il modello femminile proposto dalla trasmissione televisiva Drive-in, bella svestita e cretina, è diventato “Il Modello”.
Gli anni novanta e il secondo millennio
Un bel visino non basta più: ci vogliono prima labbra a canotto e tette giganti. Le cronache sono piene di donne, belle ragazze che non hanno esitato ad utilizzare il proprio corpo per fare carriera in politica, televisione e ovunque ci fosse la possibilità di acquisire qualche privilegio. Negli ultimi anni la chirurgia estetica ha proposto i sederi finti di Niki Minaj e Kim Kardashian e tanti, troppi zigomi ritoccati. Parallelamente a questo percorso, dalla depilazione alle gambe e ai baffetti, siamo passate a quella delle ascelle, delle sopracciglia, per approdare alle braccia. Un bombardamento continuo di messaggi che, per riuscire (si tratti di carriera o di matrimoni), bisogna essere non solo belle, ma perfette.
E poi è arrivato lui
Candidato alla Presidenza francese, giovane, belloccio, il quasi quarantenne Emmanuel Macron avrebbe tutte le carte in regola per accompagnarsi a una Melania Trump versione più giovane, cedere al fascino della modella, come del resto aveva fatto il precedente occupante dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy. Lui, invece, ha attirato l’attenzione della stampa non per aver sposato la più bella del reame, ma per avere al suo fianco una moglie di 24 anni più grande di lui, una donna che lo ha esortato a non aspettare le elezioni 2022 per candidarsi perché, altrimenti, la sua faccia sarebbe stata impresentabile.
Di favola in favola
E, a proposito della più bella del reame, mi viene in mente una favola, Shrek, quando il protagonista bacia Fiona (non perché la signora Macron, che è una bella donna, me la ricordi) e lei si trasforma definitivamente in un’orchessa. Meravigliata, dice al marito che pensava che sarebbe diventata bellissima e lui le dice che è bellissima. E’ bellissima così com’è, “non più alta, non più magra” per citare un altro film (Il diario di Bridget Jones), ma così com’è. In questo caso, aggiungerei, “con le rughe”.
E se non avessimo capito nulla?
Ogni anno le donne investono un capitale sulla propria bellezza: creme, trucchi, cerette, smalto semipermanente, trattamenti per perdere peso… fino ad arrivare alla chirurgia estetica. E se tutto questo fosse inutile? Se potesse semplicemente essere sostituito dalla ricerca di un uomo capace di dire “così come sei”?
E se gli uomini capaci di dirlo non fossero poi così rari?
A pensarci bene, non è così inusuale che “il principe azzurro” non sposi “la più bella del reame”. Basti pensare a Carlo e Camilla (ma, così su due piedi, mi vengono in mente anche Pierce Brosnan e Hugh Jackman e le rispettive consorti). E, a guardar bene, anche la favola di Shrek è stata scritta da un uomo, William Steig (anche il nutrito team di sceneggiatori era tutto declinato al maschile), con buona pace di chi non riesce a farsi una ragione del fatto che un uomo di successo possa desiderare di condividere la propria vita con una donna non per la sua “confezione esteriore” ma per ciò che è, e continua a spargere veleno in quantità tra vecchi e nuovi media.
@SimonaRivelli