Sono stata, qualche tempo fa, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a vedere “Le tre età della donna”, un bellissimo quadro di Klimt in cui sono raffigurate una bambina, una madre e una vecchia.
Ai nostri giorni, ho pensato, la tela dell’artista sarebbe stata sicuramente un pò più “affollata”: la vita di una donna è diventata più complessa e non può certo essere ridotta a tre tappe.
Klimt avrebbe almeno dovuto aggiungere due età di mezzo.
La prima si inserisce fra l’infanzia e la maternità. Mentre una volta quel tempo era compresso ed era fatto solo dell’attesa di trovare un buon partito, oggi si è dilatato e contiene una vita ricca: la formazione, la carriera, gli amici, i fidanzati, gli hobbies, i viaggi, le passioni.
La seconda inizia quando, già madre, i figli cominciano a fare le prove di volo per abbandonare il nido. E’ in quel momento che la donna prende coscienza che sta per iniziare una nuova fase della vita, per cui è necessario reinventarsi. A volte coincide con la menopausa, a volte la precede.
Fino a qualche tempo fa era più semplice: esistevano le donne di mezza età, che portavano i capelli in un certo modo (quasi sempre corti, biondi, con quel certo taglio e fonati), avevano i loro codici di abbigliamento e dimostravano fra i dieci e i vent’anni di più delle loro coetanee di adesso. Si apprestavano, con una buona dose di certezza, a diventare nonne e scivolavano silenziose nella vecchiaia. Oggi, grazie a creme antirughe, ritocchini, Pilates e personal trainer, alimentazione sana e tinte creative per capelli, tra il momento in cui i figli se ne vanno di casa (o comunque non assorbono più tutto il nostro tempo) e la vecchiaia in senso stretto, per la donna c’è ancora uno spazio consistente che bisogna riempire di nuovi contenuti, a cui è necessario attribuire nuovi significati, anche perché i nipoti arrivano sempre più tardi.
Insomma per la donna moderna la costruzione della propria identità è un “work in progress”: come ci si adatta ad una situazione, si viene catapultati in un’altra, che parte da presupposti completamente diversi e ha finalità diametralmente opposte, e bisogna ricominciare da capo.
La prima ricostruzione avviene con la maternità: se la prima età di mezzo regala l’illusione di una libertà senza limiti, con l’arrivo dei figli ci si rende conto che si viene assorbiti da loro, se non proprio come le nostre nonne, ancora moltissimo. Per molti anni, sia che si rimanga a casa, sia che si lavori, si viene risucchiate in un vortice spazio-temporale, in cui sono sovvertite tutte le regole sull’andamento lineare di quest’ultimi: si svolgono contemporaneamente più compiti di natura diametralmente opposta (tipo scrivere una relazione al PC, mentre si allatta un figlio e si prepara la cena nell’altra stanza), in un modo in cui spazio e tempo per la donna finiscono per tendere a zero. Tutto questo, naturalmente, costringe a ridisegnare la propria identità. Quando ci si comincia a orientare e a fare l’abitudine (e magari a ritrovare un po’ di spazio per sé), arriva il giorno in cui ci si rende conto che i figli sono cresciuti e si intravede all’orizzonte un mare di tempo a disposizione davanti. Abituate ormai al caos, a essere sempre richieste e indispensabili, si viene assalite da una sorta di panico: quello che ci appare davanti somiglia molto a una minaccia di solitudine e costringe a fare bilanci. Ma come tutti i momenti di difficoltà, ci offre la possibilità di reinventarci.
Rossella Boriosi, due figlie adolescenti e un figlio di otto anni, sull’età di mezzo tiene un blog, Grimilde, scrive sulla 27ª ora, e ha da poco pubblicato un romanzo, Nega, ridi, ama edito da Giunti, in cui racconta in modo divertente la crisi d’identità, generata dalla menopausa.
La protagonista del suo libro si chiama Rossella. Lei si chiama Rossella. Qui, più che mai, viene da chiedersi quanto ci sia di autobiografico nel libro
“Praticamente tutto. Come la protagonista, sono rimasta incinta del terzo figlio un pò avanti con gli anni e l’ho allattato fino al compimento del suo terzo anno di età. Non avevo il ciclo, ma pensavo che questa mancanza fosse legata all’allattamento. Quando ho smesso, la consapevolezza mi ha investita come un treno in corsa”.
Perché proprio un libro sulla menopausa?
“Perché era dentro di me. Aspettava solo di essere messo su carta, tanto è vero che la stesura è stata rapida. Avevo già metabolizzato il cambiamento legato a questa età, e il percorso che mi ha portato ad accettarla non è stato né facile né indolore. E poi avevo nelle mie amiche una fonte di ispirazione. Loro sono dei veri e propri personaggi archetipici delle donne in menopausa: chi la nega, chi ne apprezza i vantaggi, chi la combatte. Hanno tutte un posto nel mio romanzo, tanto che, durante una presentazione, quando mi hanno chiesto chi fosse la bella che non si arrende alla forza di gravità, io l’ho indicata fra il pubblico: inconsapevoli di far parte della storia, erano venute a fare il tifo per me. Per il mio gruppo di amiche è un tema molto sentito, centrale nelle nostre esistenze. Ma non solo per noi: alla presentazione del mio libro a Bookcity a Milano, c’è chi si è messa a piangere, chi mi ha aggredita”.
Per quale motivo, secondo lei, la menopausa è così disorientante?
“Ti percepisci a giovane e sei piena di progetti, ma il corpo dice che stai invecchiando e il mondo gli dà ragione. Si prende coscienza che per certe cose non c’è più tempo. Ci hanno ingannato, dandoci l’illusione che si può fare tutto in qualsiasi momento. Per esempio con i parti tardivi. Quello che non viene detto della maternità in età avanzata è che, se nella gravidanza forse non ci sono problemi, dopo si fa una gran fatica, specie mentale, soprattutto se non è il primo figlio, c’è una stanchezza diffusa. Della magia del Natale io, per esempio, non ne posso più: desidero solo andare a letto presto e alzarmi tardi”.
Lei è madre anche di due figlie adolescenti. Nel libro è presente il contrasto fra la loro età e la sua.
“Sì, è una cosa che ho sentito molto: il contrasto fra il loro sbocciare e l’inizio della decadenza segnato dalla mia età. Non è facile. Ho dovuto fare un passo indietro, per non diventare ingombrante”.
In conclusione, come sono oggi le donne dell’età di mezzo?
“Il mio blog fa parte del circuito di Fattore Mamma (n.d.r. una società che media i rapporti fra le aziende e una rete di blog che hanno la maternità come tema centrale). Una volta ogni sei mesi vado a Milano alle riunioni di redazione. Molte blogger sono mamme giovani e piene di entusiasmo. A loro, fondamentalmente, si rivolgono le aziende. Poi ci siamo noi, donne della mia età, che costituiscono una fetta consistente del mercato, magari con maggiori disponibilità economiche e a cui le aziende non sanno come rivolgersi. Spesso ci offrono creme che promettono di “restituirti la pelle dei tuoi vent’anni”, ma tu a cinquant’anni i tuoi vent’anni non li rivuoi. Vuoi andare avanti al meglio delle tue possibilità.
Quello che ho visto, facendo questo lavoro e confrontandomi con le mie coetanee, è che a una certa età scatta qualcosa dentro, un senso di libertà che, unita alla consapevolezza dei tuoi limiti e, allo stesso tempo, dei punti di forza, produce un nuovo entusiasmo, la voglia di cambiamento, di fare progetti. Ho visto molte donne lasciare i mariti, avventurarsi in nuovi paesi, intraprendere nuove carriere. La maggior parte hanno avuto successo, qualcuna ha pagato un prezzo molto alto, ma nessuna mai tornerebbe indietro”.
@SimonaRivelli