Da mesi senza stipendio e nessuna certezza sul futuro. Soffiano venti di crisi sulla Croce Rossa di Roma che da tempo non paga i circa 200 lavoratori. Una situazione drammatica che ha portato all’avvio di procedure di licenziamento per più di 60 persone. Da agosto 2018, infatti, si verificano ritardi. Qualche acconto in passato è stato dato, ma da circa tre mesi la situazione sarebbe peggiorata. Fonti interne alla Croce Rossa capitolina confermano la situazione e attribuiscono la responsabilità al ritardo nei pagamenti degli Enti committenti. Una situazione intricata, legata forse a questioni burocratiche e gestionali che pesano sul destino dei dipendenti.
Croce Rossa: “La nostra è una via obbligata”
Mentre Ofcs.Report cercava risposte in merito ai mancati pagamenti da parte del Comune di Roma, la Croce Rossa ha comunicato di aver avviato “con i Sindacati la procedura di licenziamento collettivo per riduzione di personale riguardante circa un terzo dei suoi dipendenti”. “La nostra è una via obbligata non una scelta – dichiara in una nota il Direttore Pietro Giulio Mariani – La scelta di non partecipare alla nuova gara per l’accoglienza delle persone migranti, determinata dalla nuova strutturazione dei servizi previsti dal Ministero, ci impedisce di garantire gli attuali livelli occupazionali. Il taglio, purtroppo – aggiunge Mariani – riguarderà più di 60 persone, ai quali si aggiungono professionisti, partner e fornitori coinvolti nei servizi. Questo drammatico processo si aggiunge e aggrava ulteriormente le ampie difficoltà di pagamento causate dai mancati rimborsi da parte delle Pubbliche Amministrazioni (quali Prefettura, Comune di Roma e altri Comuni del Lazio, ed altri Enti). La ormai prossima chiusura dei centri d’accoglienza impone all’Associazione di ridurre il personale così in esubero che, altrimenti, comporterebbe un aggravio di costi non sostenibili”.
“Ma la nostra decisione ha anche il significato di una denuncia pubblica – continua – la nota di Croce Rossa – Non si può pensare di gestire fenomeni complessi come quelli dell’accoglienza di persone migranti sui nostri territori in modo schizofrenico, senza garantire continuità a processi di integrazione reale. Ora, non vorremmo che le professionalità coinvolte fino ad oggi fossero colpevolizzate insieme ad un intero sistema, quello del terzo settore, sebbene ci siano anche qui riflessioni da fare. Chi ha contribuito a sostenere il Paese in momenti critici, oggi si trova a dover affrontare la crisi occupazionale conseguente alla rimodulazione dei servizi di accoglienza. Di questo occorre prendere atto, senza retorica o forme di dietrologia politica. La Croce Rossa di Roma ha partecipato al sistema dell’accoglienza sul territorio romano ed è grazie a seri professionisti e operatori se, non l’Associazione, quanto il sistema messo in piedi si è potuto reggere. Purtroppo, un cambio radicale di approccio e governo del fenomeno impone cambiamenti radicali anche a noi”.
Esposto in Procura
A marzo scorso è stato presentato anche un esposto alla Procura di Roma da parte della consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti: “A seguito delle segnalazioni dei dipendenti della Croce Rossa dei Comitati locali di Area Metropolitana, in particolare quelli di Nuovo Salario, Torrespaccata, San Pietro e San Basilio – legge in una nota – ho deciso oggi di fare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per segnalare sia le mancanze dal punto di vista retributivo nelle quale i dipendenti in questione, oltre a ricevere cambi di mansione non conformi alla loro formazione, non ricevono stipendio da più di tre mesi, sia da quello igienico sanitario che rendono l’ambiente di lavoro insano e invivibile. Ovviamente non ci fermiamo qui – aggiunge la consigliera – approfondendo anche un altro aspetto legato a questa situazione. I dipendenti ci riferiscono, inoltre, di aver ricevuto in questo lasso di tempo un acconto delle somme dovute di circa 500€ e su questo ci chiediamo: Ares ha quindi saldato quanto rivendicato da Croce Rossa?”.
Ares 118: “Noi abbiamo pagato il dovuto”
E proprio Ares 118 non è tra quegli Enti committenti che non ha saldato i debiti. Dall’azienda, infatti, fanno sapere che Ares 118 ha “pagato tutto il dovuto”.