Gli Stati generali del M5S potrebbero trasformarsi nell’ennesimo terremoto interno. Nella stessa giornata, il senatore sardo Gianni Marilotti ha lasciato il Movimento decidendo di passare al gruppo per le Autonomie, mentre l’europarlamentare Piernicola Pedicini ha denunciato di essere stato escluso dalla lista di coloro che potevamo iscriversi per essere selezionati tra i 30 oratori che commenteranno l’esito dei lavori proprio alla fine degli Stati Generali il 14 e 15 novembre. In un’intervista rilasciata a FanPage, Pedicini ha spiegato che “i rischi di scissione” del Movimento “ci sono. Siamo arrivati a un punto di non compatibilità”.
La sorte dei pentastellati, dunque, pare sempre più appesa ad un filo a causa di lotte interne, scontri tra fazioni e correnti, abbandoni e polemiche. “Ho sempre cercato di coinvolgere, sia a livello nazionale che regionale, il Movimento nelle mie iniziative ma, salvo sporadici casi, con scarsissimi risultati – ha detto il senatore cagliaritano, Marilotti – il Movimento mi appariva tutto proteso alle logiche interne, fatte spesso di scontri, contrapposizioni, di prese di posizione isolate senza una visione unitaria dei problemi e senza una direzione univoca”. Mentre l’europarlamentare Pedicini ha paragonato il Movimento Cinque Stelle ad una “nave alla deriva”.
Quello che accadrà, però, al momento non è del tutto prevedibile. Ma la cronaca racconta anche di polemiche legate al voto online su Rousseau per decidere chi dovrà intervenire al dibattito durante le giornate conclusive degli Stati Generali. Una situazione di caos, quindi, dove al centro delle insoddisfazioni ci sarebbero i comportamenti di esponenti del Movimento come Luigi Di Maio, Paola Taverna e altri che una volta al governo avrebbero tradito le aspettative degli attivisti ai quali era stato promesso che i grillini non si sarebbero mai conformati alle logiche dei vecchi partiti. Invece adesso, ha detto ancora Pedicini a FanPage, “c’è stata una trasfigurazione del M5s, noi siamo rimasti legati a un ruolo che il Movimento, è evidente, non ha più. Molto spesso i bisogni dei cittadini sono penalizzati dalle grandi lobby, dal potere centralizzato, dalla finanza internazionale. Nei periodi di crisi i cittadini normali si impoveriscono sempre di più, e contemporaneamente i ricchi diventano sempre più ricchi. Serve ancora una forza politica che si interponga, che cerchi di restituire ricchezza, diritti e giustizia ai cittadini. Credo che il M5S si sia appiattito ormai su posizioni che una volta combattevamo”.
Accuse che provengono da tutti coloro che negli anni hanno abbandonato il Movimento. La denuncia di Pedicini, infatti, ha offerto la possibilità a Gianluca Rospi, ex M5S e attuale presidente di Popolo Protagonista, di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Trovo aberrante quanto sta succedendo agli Stati Generali organizzati dal Movimento 5 Stelle – ha detto – Quanto avvenuto con l’esclusione del collega e conterraneo Piernicola Pedicini, è quanto di più lontano c’è in uno Stato che vuol essere chiamato democratico. È davvero lunga la lista di promesse non mantenute da parte loro, tutto uno slogan ma che poi poche volte si è trasformato in fatti. Con il tempo – ha aggiunto – si è totalmente azzerato il principio cardine e fondatore di questo Partito che voleva vedere tutti allo stesso livello, tutti nelle condizioni di decidere seguendo il programma elettorale, ora al contrario si viene censurati perché non si vuole ascoltare posizioni contrarie e diverse. Non faccio fatica a capire la delusione da parte di molti colleghi che nel tempo si sono allontanati o che stanno pensando di farlo – ha concluso Rospi – È difficile restare fedeli a coloro che per primi non sono stati fedeli a se stessi e ai loro valori”.
Luigi Di Maio probabilmente punta ad essere nominato (ufficialmente) ancora come capo politico e la parte di quelli che sono al governo aspirano a mantenere il potere, anche a costo di tradire chiaramente gli ideali con cui hanno conquistato attivisti e elettori in tutta Italia.
Per anni hanno catturato la fiducia degli italiani delusi dalla politica con slogan e promesse difficili da mantenere, soprattutto se caratterizzate da idee e progetti poco credibili. L’attuale presidente della Camera, Roberto Fico, ad esempio, appena nominato ha tentato di mostrarsi un ‘politico diverso’ prendendo l’autobus per recarsi alla Camera. Poi qualcuno gli ha spiegato che la terza carica più importante dello Stato non può esporsi a certi rischi (come è naturale che sia) e che quindi doveva muoversi con la scorta e le auto blu. Le auto blu, appunto, quelle che anche altri nel Movimento avevano promesso di eliminare perché simbolo dei maledetti privilegi dei politici. Invece, lo stesso Di Maio, durante l’ultima campagna elettorale si è recato in Campania blindato dal corteo di auto blu, come accade per ogni Ministro. E via alle contestazioni degli attivisti che gli hanno ricordato quanto possa essere pericoloso promettere di abbattere presunti sistemi di cui si ignora la natura. Ma tant’è. Una volta al governo, però, i grillini sono stati costretti a fare i conti con la realtà. E quello, probabilmente, è stato l’inizio della fine che magari non avverrà immediatamente, probabilmente sarà una lenta e dolorosa agonia.