Fuoco alle polveri! Dopo la riunione di venerdì a Roma, a seguito della quale i leader dei partiti e dei movimenti politici del centro-destra hanno “convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono”, si sono ufficialmente aperte le ostilità contro il Cavaliere. Sui media allineati, fiumi di inchiostro, inchiostro giallorosso, ci ricordano tutti i peccati di Silvio e i disastri a cui ci esporremmo se fosse eletto Presidente della Repubblica. Tutti schierati, come un plotone d’esecuzione, hanno aperto il fuoco per impallinarlo definitivamente.
La solita tattica sinistra.
C’era da aspettarselo. Stanno persino scomodando la stampa internazionale che dicono essere perplessa e incredula sulla possibilità che Berlusconi vada al Quirinale. E poi ci sono le condizioni di salute che, sempre a dire degli stessi articolisti, non consentirebbero al Cavaliere di svolgere con lucidità e costanza un compito così impegnativo.
E l’età, come se uno dei concorrenti, Giuliano Amato, al quale la sinistra, e forse non solo, alliscia il pelo, fosse un pischelletto con i suoi 83 anni. Poi ci sarebbero ragioni di opportunità. Il ‘bigottume’ di Stato, che nel Vaticano trova la sua massima espressione fatte salve le loro malefatte, non può accettare un Presidente divorziato e con un debole per le donne.
Come dire? Gli altri tutti santi.
E del compagno, dell’ultima ora s’intende, Pierferdinando Casini, vogliamo parlarne o sorvoliamo?
Occorre trovare un profilo che abbia un rapporto sentimentale stabile, magari da anni, e possibilmente a prova di tradimento. Una pioggia di proiettili, dunque, si abbatte quotidianamente su Arcore, che sembra l’ultimo fortino della resistenza berlusconiana. Quando avranno finito, passeranno ad altro.
Nel frattempo, tutti gli osservatori (in modo trasversale), convengono sul fatto che la sinistra, al momento, non ha un nome credibile da proporre come Presidente della Repubblica. Dall’altra parte il centrodestra, che quanto a nomi da candidare (in generale) prende spesso cantonate. Nonostante continuino a rivendicare il diritto di scegliere il prossimo inquilino del Quirinale, la strategia per raggiungere l’obiettivo sembra piuttosto confusionaria, almeno in apparenza. Che Silvio abbia imposto il suo nome al Quirinale non sarebbe vincolante per il centrodestra, ammesso che avesse la capacità di proporre un nome “inattaccabile” e non divisivo (perché Enrico Letta su questo aspetto pare sia irremovibile). Al momento, però, almeno ufficialmente non pare ce ne siano. Allora si porterà Silvio fino alla quarta votazione e poi, preso atto che non ha i numeri, il centrodestra si sentirà libero di concentrarsi su altri nomi? Ma quali?
Quarta votazione che potrebbe portare anche Berlusconi a mollare.
A farsene una ragione.
A ritirarsi, ma solo per lasciare spazio a Draghi, che non dispiacerebbe neanche all’alleata Meloni.
E a Palazzo Chigi chi ci mettiamo?
Un comunista? Silvio no, non lo fare.
Da giorni, poi, aleggiano varie ombre sul Quirinale, tra questa proprio quella di Giuliano Amato che però, in alcuni ambienti frequentati dai soliti salottieri radical chic, non piace. Dicono che puzza di vecchia politica! Sarà, ma su quel nome si sta lavorando anche se ormai, dicono altri, è stato bruciato sui giornali e quindi non ha più molte chance.
Rimane il fatto che a Marco Travaglio quella spolverata del “Berlusca” sulla poltrona in TV da Santoro non l’ha ancora digerita.
E lo apostrofa come “pregiudicato”.
E non piace neanche a Letta. Che però non lesinava apprezzamenti al Cavaliere quando sosteneva provvedimenti a lui graditi.
E se non piace a Letta, forse siamo sulla strada giusta.
Perché che Letta non piaccia neanche ai suoi non è un mistero.