Fortunatamente c’è in rete il video di un dibattito televisivo sul tema unico che sembra dover occupare i discorsi di tutti, la prescrizione, in cui si sono visti due ben definiti schieramenti (Oddio … tre contro uno, è forse un po’ eccessivo definirli così, ma rende l’idea), e potrete guardarvelo comodamente dal vostro divano. Il conduttore, quello che dovrebbe essere equidistante e non parteggiare per nessuno, Corrado Formigli, il giudice Piercamillo Davigo, e il giornalista Antonio Padellaro … contro … il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza … e aggiungerei io … la realtà. Semplicemente sconcertante la pantomima, travestita da pacato confronto, da cui traspariva palese, non dico proprio il disprezzo, ma siamo quasi lì, dei difensori a tutti i costi della “loro” idea di giustizia, verso un rappresentante di quella categoria da alcuni ritenuta una fastidiosa parte necessaria del processo … un Avvocato (al quale però, prima o poi, quasi a tutti capita di doversi rivolgere per esser difesi … giudici compresi).
Erano ben amalgamati quei tre … peccato per loro che hanno avuto di fronte un uomo che, mantenendo una invidiabile calma che sono convinto neppure Giobbe avrebbe avuto, ha smontato pezzo per pezzo le tesi, quelle si veramente populiste, che quei tre hanno cercato di accreditare attraverso una sfalsata visione della realtà. La cosa più grave che si avverte immediatamente guardando quel video è, però, il modo con cui i tre hanno cercato di mistificare una realtà che, almeno il magistrato, non può non conoscere perfettamente. L’Avvocato Caiazza ha il grande merito di aver più che efficacemente mostrato il vero volto di un sistema ipocrita che lancia il sasso … e accusa chi ha ricevuto la sassata di esserne il responsabile.
Illuminante è stato uno dei discorsi con cui il giudice Davigo, che è sembrato molto più un difensore della sua categoria piuttosto che giudice terzo, ha voluto rafforzare quella che, sentendo quel che sostiene, potrebbe sembrare una sua personale crociata. Commentando il suo esempio della pena irrogabile a un marito omicida (che però ha curato bene, forse per non rischiare accuse di sessismo, di precisare esser valido sia per gli uomini che per le donne – peccato che in questa precisazione ha dimenticato di citare anche gli altri sessi, o meglio quelli che alcuni ci dicono esistere) che, secondo la sua descrizione, finisce per essere di poco più di 4 anni a causa, ovviamente secondo lui, di un sistema che lo permette e che ha fatto ben intendere, esser stato generato da politici almeno discutibili. Il buon Caiazza, replicando con sagace ironia, esprimendo apprezzamento per la scenetta che ha trovato comica, ha invitato Davigo a fornire esempi concreti. Trappola perfetta direi, perché il giudice, sempre attento e prudente, stavolta è stato penso travolto dalla forse inattesa opportunità di sparare una delle sue bordate e, visibilmente raggiante, ha replicato con l’aria di quello che, inquadrato il suo obbiettivo nel mirino, deve solo premere il grilletto … esibendo tre dita aperte, e gravemente proclamando che … ne aveva sì da citare di casi … ben TRE! Semplicemente fantastica la reazione che si è vista sul volto di Caiazza che, con aria quasi ingenua, ha replicato: un caso? E ha ragione Caiazza, si discuteva di un problema che attanaglia la Giustizia del Paese, e l’argomento che gli è stato contrapposto per sostenere l’assoluta necessità … di tenere la gente appesa al processo sine die in che consiste …che ci sarebbero TRE CASI che confortano quel che sostiene il giudice! La cosa che il giudice Davigo non ha chiarito, è solo se questo suo discorso … vale anche per tutti gli altri.
E sì, perché sostenere la bontà di una riforma che comprime diritti sacrosanti (e forse sarà bene sappiate, che, piccoli e grandi reati a parte … per quelli medi … la prescrizione è di QUINDICI ANNI, e produce effetti non solo per gli imputati … ma anche per le vittime!), raccontare di una stortura, peraltro assai rara, come ha dimostrato il giudice Davigo, indicando solo tre casi … beh, non si dispiaccia, ma a noi almeno sembra davvero pochino per stravolgere la vita di tutti quelli che incappano in un processo, sia da accusati, innocenti o colpevoli, che vittime …Sarebbe come a voler far assurgere a esempio, e poi modificare le norme, sulla base di casi singoli assolutamente anomali e isolati.
Ve ne racconto uno. Alcuni anni fa, un signore fu tratto a processo per il reato di lesioni personali volontarie che, secondo l’accusa, aveva provocato all’amante della moglie colpendogli con inaudita violenza le nocche della mano destra chiusa a pugno con il suo setto nasale, che si è rotto … Adesso, domando a voi, questo da la misura del modo di condurre le indagini da parte di tutti i P.M.? Sarebbe un po’ troppo, non credete? Guardate che non scherzo, le carte di quel processo le ho ancora e anche se, come naturale, non posso citare i nomi, è un processo che si è, come si dice, “celebrato” davvero. Ve lo sintetizzo, così vi faccio fare quattro risate, come è riuscito a fare il giudice Davigo raccontando del marito omicida.
Potreste pensare che quell’uomo abbia “beccato” la moglie con l’amante, e che lo abbia quindi malmenato. Sarebbe potuto accadere, e forse sarà stata questa la convinzione del P.M. che, dopo aver acquisito tutti (?) gli elementi di prova … lo ha rinviato a giudizio. E però … però … sentite quale fu l’accusa formulata dall’arguto P.M. …Il reo, il violento, ingiustificabilmente offeso da quello che potremmo anche definire un presunto torto (e dai, di questi tempi di modernità, di promiscuità dei rapporti, di mescolamento di sessi … c’è ancora chi fa il geloso?), uscito di casa per buttare la spazzatura, si è trovato inaspettatamente di fronte quella che di lì a poco sarebbe divenuta la sua vittima che, guarda tu le concomitanze casuali, stava riaccompagnando proprio in quel momento la moglie (del violento, non la sua). Colto di sorpresa, repentinamente, secondo la teoria accusatoria del P.M. … accecato da immotivata ira funesta, aggrediva il povero amante, infliggendogli un violento colpo … con il (suo) setto nasale, talmente forte … da romperselo – Tiè, così impara – e così ferendo la povera vittima … sulle nocche della mano destra che il poveretto … aveva frapposto … ovviamente chiuse a pugno, tra sè e l’aggressore! Avete capito?! Uno spacca il setto nasale a un altro … e il P.M. manda a giudizio … quello cha ha avuto il naso fratturato, perché secondo la sua, vogliamo dire almeno originale teoria, sarebbe stato quello con il setto nasale rotto ad aggredire a colpi di naso il poverino così provocandogli … la sbucciatura delle nocche!
Dott. Davigo … che facciamo … vogliamo portare anche questo come esempio quando si parla di temi di grande portata, come credo sia quello di un omicidio, poi del coniuge o di altri, scusi l’ardire, ma per me conta assai poco, e raccontare che questo abnorme comportamento di quel P.M. dimostri che i P.M. sono tutti così?
Quel dibattimento fu divertentissimo, e, tra sorpresa, imbarazzo … e risate, culminò nel visibile imbarazzo del povero P.M. d’udienza, con l’assoluzione del proprietario del setto nasale lesivo di nocche di mano …
E allora, signor giudice (ve la ricordate la canzone di Vecchioni?) … nemico degli avvocati … ci rifletta la prossima volta, prima di fare esempi inappropriati perché, forse per lei sarà una scoperta, ma c’è anche altra gente capace di capire … oltre ai magistrati, come sembra essere sua convinzione.
E piuttosto, rifletta sulla risposta che le ha dato l’Avv. Caiazza … disponibilissimi a pagare in proprio gli Avvocati quando sbagliano … ma pari disponibilità la debbono dare anche i magistrati per i loro di errori!!!
Ci pensi … magari non subito, ma tra un po’, quando sarà in quiescenza, e mi sembra dovrebbe andarci tra non molto, e ne avrà in abbondanza di tempo ….