Per Palazzo Chigi Andrea Costantino è debitore dello Stato. La vicenda che ha visto coinvolto il nostro connazionale, arrestato e detenuto negli Emirati Arabi per 21 mesi in condizioni miserrime, sottoposto a torture e minacce di morte, merita tutta l’attenzione dovuta. Pur non rappresentando di per sé una novità quella delle condizioni carcerarie nella Penisola arabica, ha colto di sorpresa l’atteggiamento del nostro Governo. Risultano inquietanti i fattori dello stato di detenzione cui è stato sottoposto per mesi, il rilascio dietro il pagamento di 275.000 euro da parte del nostro Governo ad Abu Dhabi e, soprattutto, la richiesta di restituzione della somma da parte dello stesso establishment italiano. Una richiesta surreale che colpisce soprattutto perché l’imprenditore italiano era stato tratto in arresto con accuse completamente infondate e sottoposto a un processo fantasma cui ha assistito da remoto e senza conoscere l’avvocato assegnatogli per la difesa.
Negli Emirati per affari, Costantino era perfettamente in regola con qualsivoglia permesso di soggiorno e transito nel Paese del Golfo Persico, altro particolare che avrebbe dovuto allarmare immediatamente gli Organi di Stato del nostro Paese, a quell’epoca guidato da Mario Draghi. Ma nulla è stato fatto nonostante le proteste del centro-destra di opposizione all’Esecutivo. Con il cambio al vertice, si poteva pensare ad un Governo che, anche secondo i canoni Costituzionali, si prodigasse per la liberazione immediata di Costantino, pur essendo intervenuti, nel frattempo, stravolgimenti degli accordi intrapresi tra Italia ed Emirati in merito alla fornitura di armi ad Abu Dhabi, perennemente in lotta con i ribelli sciiti Yemeniti.
Ma, purtroppo non è stato così. O meglio, Costantino è tornato a casa, ma a che prezzo?
L’Italia, dopo una lunga trattativa con gli Emirati, è riuscita ad ottenere il rilascio del nostro concittadino solo dietro il pagamento di una somma “risarcitoria” (o per meglio dire, di un vero e proprio riscatto).
A questo punto si pensava che Costantino, rientrato in Patria, avrebbe potuto godere del suo ritorno cercando di dimenticare la triste e dolorosa vicenda che lo ha visto protagonista. Non è andata così.
L’Esecutivo aveva provveduto preventivamente a richiedere all’imprenditore, durante il periodo della sua residenza “forzata” nell’ambasciata di Abu Dhabi con un documento sottoscritto, la restituzione dei 275.000 euro pagati per la sua liberazione. Una soluzione che desta sconcerto non solo per il malcapitato, soprattutto a fronte dei lauti riscatti pagati negli anni per la liberazione di italiani rapiti, oltretutto da gruppi terroristici che hanno così fruito di un finanziamento alla perpetuazione delle loro attività. Ma mai a nessuno dei rapiti pare sia stato chiesto il risarcimento di quanto lo Stato ha pagato per il loro rilascio.
E ieri, in una nota stampa, il Governo si è anche dissociato dall’iniziativa di Costantino di affidare il suo caso ad uno studio legale statunitense che ha provveduto ad inoltrare una richiesta risarcitoria al Governo degli Emirati per le torture subite durante la detenzione.
La riflessione si impone. Da Giuliana Sgrena, a Simona Pari e Simona Torretta, a Greta Rametti e Vanessa Marzullo e, per citare l’ultima della serie, Silvia Romano, ebbene questi erano tutti concittadini ben consci di trovarsi in aree a rischio per la loro stessa incolumità, mentre Costantino negli Emirati svolgeva da anni la sua attività professionale senza alcuna insorgenza di sospetti su eventuali azioni illecite.
Si potrebbe dire “cornuto e razziato”, se non fosse che la vicenda, completamente surreale, chiama in causa l’attuale Governo nella sua interezza, agendo non per tutelare un suo cittadino, ma per colpirlo quando esso si trova già in ginocchio.