di Francesca Totolo
Ci hanno narrato del trionfante ritorno di Mimmo Lucano a Riace, dopo i lunghi mesi di “esilio”, come un tripudio di lacrime e applausi, degno di un patriota che torna da una lunga guerra per la difesa dei confini nazionali. La colonna sonora, “Bella Ciao”, è stata nefasta foriera di quello che sarebbe successo il giorno seguente.
Ci hanno narrato la solita favoletta petalosa, come hanno narrato del leggendario “Modello Riace” per l’accoglienza degli immigrati, da esportare in tutta Italia e in tutto il globo terrestre.
Ma la retorica immigrazionista ha le “gambe corte”. Il giorno seguente, nel segreto della cabina elettorale, è arrivata la verità: il 30,75 per cento dei riacesi hanno tradito Lucano, votando Lega. Il Partito Democratico, che ha tanto difeso e sostenuto il sindaco sospeso, ha ricevuto soltanto 168 voti. Uno schiaffo democratico in pieno volto.
Il caso Riace è l’ennesima evidenza del disastro dell’accoglienza imposta dai salotti radical chic ai cittadini, dell’integrazione fallimentare di persone chiaramente non assimilabili dalla nostra società, e dell’autorazzismo del politicamente corretto in nome dei cosiddetti diritti umani.
La consapevolezza del popolo, definito “classi subalterne” dall’infastidito principino di Capalbio, Gad Lerner, diventa un fiume democratico in piena che spazza via ogni forma di buonismo falso e prezzolato.
E non è successo solo a Riace. A Lampedusa, isola-campo profughi del Mediterraneo, i cittadini hanno votato in massa per la Lega, che diventa il primo partito con un voto bulgaro, 45,85 per cento. Il PD riceve uno sconsolante 21,01 per cento delle preferenze, evidenziando la rovinosa amministrazione dei due sindaci che si sono succeduti, Giusi Nicolini e Salvatore Martello, quest’ultimo impegnato nella campagna elettorale di Piero Bartolo, il buonissimo medico “salva migranti” di Lampedusa.
Non soltanto i “luoghi di frontiera”. Il fallimento del “Modello Riace” è lampante anche nei Comuni che ospitano/hanno ospitato i centri di accoglienza. Qualche esempio: Rocca di Papa e Castelnuovo di Porto (centri di accoglienza gestiti dalla cooperativa Auxilium dei fratelli Chiorazzo), Fermo (Comunità di Capodarco di don Vinicio Albanesi), Macerata (nota per l’accoglienza diffusa del sindaco Romano Carancini), e Mineo (dove sorgeva il più grande hotspot europeo).
Concludiamo con un caso emblematico: il buen retiro Capalbio ha dato il benservito allo snobismo degli avventori radical chic, predicatori dell’accoglienza indiscriminata, ovviamente sempre con i quartieri degli altri.