a cura di Eques
Grazie signori buonisti delle magliette rosse (quelli che a Capalbio, come stranieri, ammettono solo i domestici filippini), dei Saviano (il pluricondannato che copia, diffama, ma soprattutto scrive in un italiano orrendo – e questo per me è il crimine peggiore), dei Vauro (che non sa far altro che offendere, rigorosamente in modo triviale e becero), dei Lerner (quello che sfoggia maglietta rossa, Rolex e vista dal terrazzo, ma sì, quello che è stato denunciato persino dal padre). Grazie a loro, e grazie anche ai vari Fico, Boldrini, Martina, Pedica, Fiano e a tutti quelli che sentono irrefrenabile la necessità di far sapere il loro pensiero.
A tutti quelli che quando si presenta un’occasione, vero o finta non importa, per sbandierare la loro accoglienza, la loro bontà, il loro raccapriccio, se vittime sono i loro protetti, in una parola il loro ”antirazzismo”, ci assordano con i loro ipocriti proclami, ma quando vittima è putacaso un italiano, e l’offensore è, poco poco scuro di pelle … apriti cielo … e chi li trova più!
Ce la ricordiamo la storia della discobola, per carità di Dio, “italiana”, ma di colore, colpita da un uovo? Una ragazzata, perché tale è, anche se uno dei “criminali” (come pure hanno scritto), è iscritto al PD, e il padre è un esponente di quel partito, per me quel giovanotto ha fatto una delle fesserie che a quell’età, chi non è ipocrita, e torna un pochino indietro con la memoria, magari ricorda di aver fatto anche lui.
Non riesco a non provar simpatia verso quei ragazzi. Sì, hanno fatto una fesseria, ma dico io, dopo averli massacrati come è accaduto, anche il processo gli vogliamo fare? A nessuno viene in mente che forse sarebbe un pò troppo?
Dicevamo che fine avevano fatto quelli che strillano, manifestano, fanno sentire tutto il loro sdegno. Scomparsi nel nulla, in quel nulla in cui ogni giorno prego possano davvero sprofondare.
I professionisti dell’”anti” li chiamerei. Antirazzisti, in un Paese che non ha mai saputo cos’è il razzismo, come testimoniano i monumenti e quel che tutte le culture e ribadisco, tutte, hanno lasciato, integrandosi nella realtà e non nelle chiacchiere.
Antifascisti, in un Paese in cui il fascismo, quello vero, è morto nel lontano 1945, quando tanti di quelli che si vedono nei filmati dell’Istituto Luce, affollavano Piazza Venezia, hanno tempestivamente cambiato colore di camicia.
Ma la vogliamo piantare di continuare a propinare storielle di pericoli di rigurgiti fascisti, che non ha senso, come non ha senso parlare di razzismo in questo Paese?
E però, proprio grazie a questo bombardamento massmediatico a cui siamo sottoposti quotidianamente, non si riesce a non sentirli. Hai voglia a cambiar canale, sono dappertutto.
E dove non ci sono, trovi delle fiction, o come cavolo si chiamano, nelle quali in modo subdolo, ti lanciano messaggi, tutti rigorosamente indirizzati verso la stessa direzione, bontà, accoglienza, e via dicendo.
È proprio grazie a loro se sto iniziando a nutrire sentimenti di avversione, anche se non solo verso quelli che loro chiamano “migranti”, e che migranti però non sono affatto.
Fino ad oggi non avevo mai provato alcunchè per le persone di razza, colore, idee, religione diverse dalle mie, e non ho mai avuto difficoltà a relazionarmi con nessuno, eccettuati i fetenti. Quelli però, non si differenziano per colore, razza o religione – guarda quanti di pelle bianca ce ne sono in giro – e hanno tutti un tratto comune, in un modo o in un altro, vogliono fregare il prossimo. Chi lo fa per tornaconto personale e chi per mera conformazione strutturale.
È vero che un tempo si diceva anche “homo omini lupus”, e ne sapevano qualcosa i nostri predecessori, ma oggi veramente si sta esagerando. I persecutori assurgono al rango di vittime e viceversa.
Capiamoci bene, quando parlo di persecutori, non mi riferisco a quelli che vengono (alcuni volontariamente, perché abbacinati da false informazioni, ma molti perché costretti), in Europa (e, sia chiaro questo, molti di loro non ci pensano affatto a fermarsi in Italia, ma ambiscono ad altre mete europee), ma ai loro protettori, a chi finge questa accoglienza che maschera semplicemente un disegno criminoso che, per un verso sfrutta, come moderni schiavi, quei poveracci, e per altro, tende a raggiungere un mescolamento di razze, generi e diversità che abbiano però un unico denominatore comune, essere gestiti.
Torniamo però al razzismo. Quando ero piccolo, e cioè ormai, purtroppo, molti anni fa, frequentavano la stessa scuola le figlie di un dentista, italiano e bianco, e di una donna di colore (non si può dire negra vero? Sarebbe razzista, xenofobo, come piace dire a quelli che hanno fondato la loro cultura sulla settimana enigmistica).
Bene, nessuno le ha mai maltrattate, isolate o ghettizzate. Hanno avuto una normalissima vita come tutti gli altri, ricevendo le prese in giro che i bambini fanno e ricevono (io per anni sono stato dileggiato a causa del mio naso, che potrei definire importante, o eccessivamente lungo, a seconda dell’immagine che si vuol dare).
Grazie a Dio non sono stato portato da uno strizzacervelli per risolvere questo mio gravissimo problema, semplicemente ho continuato a vivere ricevendo gli scherzi, e ricambiandoli. Se oggi venisse fatto qualche scherzo a due ragazzine di colore (e i ragazzini sanno esser cattivi, senza bisogno di esser razzisti), che succederebbe?
Facile immaginarlo, vero? E allora, la vogliamo piantare con questa ipocrisia delle turbe mentali che deriverebbero a detta di questi miserabili mestatori, degni eredi di quel tal Joseph Goebbels che ideò una sorta di decalogo (veramente quello rispetto ai Comandamenti si è anche allargato un po’, perché i suoi erano 11 e non 10), su come si condizionano le masse e si indirizza il pensiero, e guardiamo un pochino in faccia la realtà?!
Contrariamente a molti, che ne parlano soltanto, ho avuto numerose esperienze con persone di colore, come si deve dire per essere corretti e per bene. Ebbene, debbo dire che, di fetenti, di furbetti, di approfittatori e di squallidi ne ho incontrati, ma anche tanti per bene, né più, né meno però che di altre colorazioni, razze e religioni.
La cosa che ho scoperto in questi giorni però mi ha colpito.
Mentre prima non avevo mai fatto alcun caso al colore della pelle, adesso lo noto, e l’altra sera, ad esempio, in un ristorante, vedendo al tavolo vicino, quattro persone, una coppia matura e una ragazza, chiaramente italiani, e un’altra giovane, di pelle nera, in evidente rapporto di familiarità, ho notato la cosa.
Bene, solo questo averlo notato mi ha provocato una sensazione di fastidio, e di rabbia.
E si, perché il fastidio e la rabbia non erano perché una ragazza di colore fosse al tavolo con dei bianchi, cosa questa che trovo assolutamente normale, ma perché, a forza di sentirmi bombardare di chiacchiere su un razzismo che esiste solo nelle menti malate di coloro che ne parlano e straparlano, l’ho notato.
Capisco che per qualcuno è vitale affermare l’esistenza di un razzismo, solo per sbandierare il pericolo, e giustificare così la loro (finta) solidarietà e la loro accoglienza (a casa degli altri però), e quindi la loro esistenza, ma che, solo per questo gli altri diventino automaticamente fascisti, retrogradi, razzisti e xenofobi, è davvero troppo.
Cari buoni a senso unico, ho l’impressione che non abbiate capito una cosa. Il giochetto, che ha funzionato per troppo tempo, non funziona più, e la gente non crede più a quel che dite. I vostri avversari hanno vinto, non per loro merito, ma per vostro esclusivo demerito.
Provate a rifletterci, magari per un attimo, hai visto mai, come San Paolo fu colto sulla via di Damasco dovesse capitare anche a voi.
Concludiamo con questa balla del razzismo.
Cosa ci sarebbe di razzista in quel che dice l’attuale ministro dell’Interno, si può sapere? E si, perché, se si ascolta la sua voce, non si sente nulla di razzista, ma semmai semplice buon senso, tanto semplice da poter apparire talvolta persino banale.
È quando si va a leggere quello che i giornalisti, i cosiddetti esponenti della cultura, i ben informati, raccontano quel che loro dicono avrebbe detto, spiegando amorevolmente alla massa da indottrinare, il vero significato delle parole del Ministro, che la musica cambia.
E si, perché se dice bianco, riescono a raccontarlo come se avesse detto nero, o, se proprio non ci si riesce, “ha detto bianco, ma è evidente che intendeva nero”.
Una sola parola … BASTA!