Il 2020 sarà un anno carico di rilevanti appuntamenti elettorali. Rinnovi di governi regionali e comunali, a partire da Emilia-Romagna e Calabria, caratterizzeranno i prossimi 12 mesi dell’anno che verrà. Ordinaria amministrazione si dirà. Non troppo, considerato che la comunicazione politica si innova a ritmi rilevanti, in relazione diretta con la diffusione esponenziale dei social. Emerge, dunque, l’assoluta necessità per partiti e aspiranti candidati di attrezzarsi in tempo, di intercettare professionalità a cui affidare la strategia politico-elettorale vincente o, se si vuole, “più convincente”. Il riferimento è al profilo dello spin doctor, figura non ancora particolarmente valorizzata dal sistema politico nostrano. Ne abbiamo parlato con Raffaele Rio, presidente dell’Istituto Demoskopika, con alle spalle una riconosciuta esperienza ventennale nell’analisi dell’opinione pubblica italiana.
Partiamo da una prima definizione. Chi è e a cosa serve uno spin doctor?
Trattasi di un esperto nel campo della comunicazione che lavora come consulente per conto di un personaggio politico (o eventualmente di un partito) a cui vengono affidate le sorti della propria campagna elettorale. In altri termini, lo spin doctor ha il compito di curare e promuovere l’immagine pubblica di un politico e di attirargli il necessario consenso elettorale mediante precise strategie e servizi di comunicazione e di marketing. In altri termini, il suo lavoro risulta determinante nell’ideazione di una strategia vincente: costruire un bacino di sostenitori, ovviamente il più ampio possibile, convertirli in attivisti e portare, infine, le persone al voto. Per fare ciò, senza alcun dubbio, il candidato dovrà avere qualcosa di credibile da dire, un programma valido, concreto e ben strutturato nel quale l’elettorato possa identificarsi.
Quale tipo di comunicazione proporrebbe ai leader politici italiani?
Più che un tipo di comunicazione, suggerirei a molti politici nostrani di trasformarsi in poli-tecnici.
Mi scusi, ma temo di non aver capito. Ha detto politecnici?
Ha capito perfettamente. Non amo generalizzare, ma in questa occasione sono costretto a farlo. Il politico nelle sue dichiarazioni risulta, in molti casi per via dell’abuso del linguaggio politichese, quasi incomprensibile o estremamente generico. Ad esempio, parla di alto tasso di disoccupazione o di elevata pressione fiscale, senza tuttavia, indicare il tasso preciso di disoccupazione o il livello preciso di pressione fiscale. Sul versante opposto, il tecnico tende spesso all’iper-tecnicismo e, quindi, ad un uso eccessivo di termini o locuzioni tecniche nel trattare una determinata materia. E così, i due profili, apparentemente distanti tra loro, hanno in comune la capacità di alimentare confusione tra i cittadini che, smarriti dalla superficialità del politico o dalla complessità del tecnico, finiscono con il comprendere ben poco di ciò che accade nelle istituzioni politiche alimentando la non-partecipazione e, cosa ancor più significativa, per dirla con un’espressione del politologo Michele Sorice “il fenomeno del voto fluttuante” che “si amplia fino a trasformarsi da comportamento specifico di un segmento minoritario a pratica comportamentale dell’intero elettorato”. Non è un caso che – secondo Istat – soltanto il 16,3% degli italiani ha ascoltato un dibattito politico e, ancora peggio, un quasi irrilevante 7,3% ha partecipato ad un comizio o ad un corteo.
Esiste un modo per frenare il continuo passaggio dell’elettore da un partito ad un altro?
Scrivere o pronunciare un messaggio chiaro e facilmente comprensibile che non vuol dire sminuire l’importanza del messaggio stesso, ma, al contrario, eliminare tecnicismi e autoreferenzialità tipici del linguaggio “politichese”. In questa direzione, i social costituiscono un canale immediato privo di intermediazioni che “impongono” la figura del poli-tecnico richiedendo un linguaggio efficace, concreto e diretto.
Se volessimo stilare una pagella degli attuali leader politici anche in relazione al loro appeal? Penso a Salvini, Di Maio, Meloni, Zingaretti e Renzi…
Guardi, c’è ancora un percorso tutto in salita da compiere per diventare “poli-tecnici”.
Salvini, ad esempio, è il risultato perfetto di propaganda social e partecipazione territoriale. Una macchina da guerra che girando in lungo e in largo lo Stivale sta provando, con ogni mezzo, a contaminare il Paese di verde. Dovrebbe investire maggiormente sulla cantierabilità comunicativa delle sue proposte. (voto 8)
Di Maio è quotidianamente condizionato da una relazione inversamente proporzionale tra la sua sopravvivenza politica e quella del Movimento 5 Stelle. Negli ultimi tempi, le sue scelte hanno sempre confermato il suo ruolo di capo politico ma ridotto, ad oggi, il consenso elettorale dei grillini di circa 17 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche del 2018. Dovrebbe assumere decisioni coerenti e conseguenziali ai proclami di autocritica. Appena sufficiente (voto 6,0)
Meloni è in continua ascesa. Ha voluto caratterizzare la sua luna di miele con gli elettori puntando su passione, coerenza e semplicità. È il mercato del consenso sembra aver apprezzato visto che secondo un’indagine Demos & Pi relativa al mese in corso realizzata per La Repubblica – la leader di Fratelli d’Italia riscuote la fiducia del 46% degli italiani. Ora è il momento di pensare in grande. Lasci “la pancia degli italiani” puntando dritto alla loro mente con una comunicazione “poli-tecnica” fatta di messaggi chiari, proposte concrete con l’ausilio, perché no, di infografiche tanto care all’opinione pubblica. (voto 8,5)
Al segretario del Partito Democratico, Zingaretti, il merito di aver tenuto testa ad una possibile debacle dello storico partito della sinistra italiana. Invece, il suo proporsi dialogante agli italiani ha fatto si che tra il 18,8% delle ultime elezioni politiche e il 18,9% della media delle intenzioni di voto riferita alla prima settimana di dicembre (fonte: Termometro Politico) non ci sia praticamente alcuna differenza. Al segretario dei democratici si consiglia più coraggio, una comunicazione meno “calata dall’alto” (top down) se non vuole condannare il PD a vivere nell’eterno limbo. (voto 6,5)
Per Renzi, infine, una più che sufficienza. Ha saputo riemergere dall’impossibile, costruendo in poco tempo un nuovo soggetto politico che, nella Leopolda 2019, ha trovato una connotazione programmatica, partecipativa e apparentemente consapevole. Adesso, a parte l’errore del logo di Italia Viva più evocante un “detergente intimo” che una forza politica proiettata a “salvare l’Italia”, è il momento di dimostrare di non essere una forza local ma global. Meno comportamenti autoreferenziali da “sindrome di Grimilde” associati ad una rottamazione, quella vera, che ceda il posto ad una nuova classe dirigente nei territori possono aiutare i renziani a superare la soglia psicologica del 5 per cento. (voto 7)
Dunque, web e social sono la via maestra per una campagna elettorale vincente?
È mia opinione che se, da un lato, i sistemi partecipativi messi a disposizione dal web oggi, e dunque anche i social network, legano il proprio successo alla capacità di offrire un nuovo spazio di incontro, dibattito e condivisione, dall’altro, risulta altrettanto valido, anzi fondamentale a mio avviso, l’impiego dei sondaggi elettorali poiché necessari a decidere, pianificare e costruire le strategie comunicative più adeguate. Tecnica e contenuti devono muoversi in assoluta simbiosi. Guai a pensare che possano rappresentare due corpi distinti e separati. Target, comportamento dell’elettore fluttuante, agenda delle priorità sono preziose informazioni rilevabili con l’attività demoscopica che confermano l’importanza dei sondaggi quale fattore decisivo per determinare il successo e l’affermazione di un qualunque soggetto, organizzazione politica o candidato che sia. Insomma, si deve partire dall’analisi del sentiment dei cittadini-elettori per costruire propedeuticamente tutto il resto.
E in questo contesto, Demoskopika come si sta muovendo?
Abbiamo appena condiviso che messaggio politico, strategie e consenso sono, senza alcun dubbio, le parole chiave di una campagna elettorale di successo. È da queste basi che Demoskopika ha trovato l’ispirazione giusta per proporre al mercato “Spin Doctor”, un innovativo servizio integrato per una campagna elettorale vincente: dal posizionamento del candidato, all’attività di ghostwriting e ufficio stampa, passando per l’analisi dei social, la produzione di materiale video-grafico e, dulcis in fundo, per i sondaggi elettorali con l’utilizzo innovativo e unico in Italia, dei comuni o delle sezioni leader per l’analisi elettorale dei cittadini.
Comuni e sezioni leader? Può precisare meglio?
Il team dei ricercatori ha ideato Polling Selecta 4.0, un sistema che attraverso l’individuazione dei comuni o delle sezioni leader, per l’appunto, consente una riduzione della numerosità campionaria garantendo margini di errore più bassi rispetto ai tradizionali approcci probabilistici. In pratica, in un primo stadio, dopo aver ridotto il numero dei comuni (o delle sezioni) da utilizzare come popolazione di riferimento si procede con l’analisi multivariata per individuarne quelli più prossimi al risultato finale. Successivamente viene costruito un nuovo algoritmo step by step che utilizza le tecniche del calcolo combinatorio per individuare i comuni (o le sezioni) leader in grado di riprodurre il risultato finale con un errore minimo.
Mi scusi, ma qual è il vantaggio per un partito o per un candidato nell’usare il vostro metodo?
Principalmente la straordinaria opportunità di poter disporre, oltre che delle intenzioni di voto, soprattutto di porzioni di territorio che hanno una forte valenza predittiva e sulle quali, quindi, concentrare una maggiore attenzione nel corso della campagna elettorale.