“Il mio punto di vista è che spesso e volentieri si sbaglia ad identificare il musulmano come un cittadino di origine straniera e automaticamente votante a sinistra”. A parlare con Ofcs.report è Cristian Karim Benvenuto, italiano convertito all’Islam e ex presidente del dipartimento regionale per le politiche migratorie per la Puglia di Fratelli d’Italia. Sei mesi fa ha lasciato l’incarico e ora è un attivista dell’Islam in Italia insieme ad Omar Camilletti. Un movimento composto da musulmani italiani (non solo convertiti) che dicono di votare a destra e vorrebbero un Islam italiano gestito da italiani. E mentre la politica si prepara alle elezioni europee, dunque, la sinistra potrebbe veder sfumare anche il sogno di accaparrarsi i voti di quella parte della società che, sulla carta, ritiene essere dalla sua parte. Ius soli e politiche pro immigrazione sono argomenti che non convincono tutti gli immigrati o i fedeli musulmani. E allora ecco che compaiono i musulmani sovranisti.
Musulmani sovranisti
“L’espressione ‘musulmano sovranista’ é da attribuire al mio amico e mentore politico Omar Camiletti, personaggio storico dell’Islam italiano e collaboratore di dailymuslim.it, la prima testata giornalistica musulmana online in Italia. Il movimento che ho contribuito a fondare – aggiunge Benvenuto – insieme a molti amici ma anche, voglio ribadirlo, grazie a una notevole presenza femminile, é l’Associazione Nazionale Musulmani Italiani che si pone come obiettivo la promozione della cultura e delle radici italiane per dare voce a una realtà spesso trascurata: i musulmani italiani autoctoni e i ragazzi di seconda generazione che possono dare un contributo fondamentale alla nostra società civile. Il mio punto di vista – spiega ancora – è che spesso e volentieri si sbaglia ad identificare il musulmano come un cittadino di origine straniera e automaticamente votante a sinistra. La realtà è ben diversa, poiché ci sono molte differenze quali, ad esempio, l’avere un cittadino di fede musulmana che non si reca alle urne o quello che vota per l’estrema destra”. E proprio sulle intezioni di voto, Benvenuto ha le idee molto chiare in rapporto alla propria fede: “Secondo una mia opinione personale – spiega – ma condivisa da molti amici e conoscenti, un cittadino di fede musulmana non dovrebbe aderire a ideologie che vogliono disintegrare la tradizione della famiglia, specialmente quando si parla di coppie gay, coppie di fatto, utero in affitto, teorie gender e così via. Ovviamente, sempre nel massimo rispetto delle scelte altrui, pur non condividendole. Mentre diventa difficile dialogare con chi si ostina a vedere l’Islam e i musulmani non come un alleato naturale, ma come nemico e causa della decadenza italiana, nonostante ci dichiariamo di destra, fieri del nostro retaggio e della nostra italianità”.
Ma allora, come si conciliano i dettami dell’Islam con la politica e la democrazia dell’Occidente?
“L’Islam è una Rivelazione sorta nell’ambito dello stesso monoteismo di Abramo, come lo è il cristianesimo – sottolinea ancora – Come il Cristianesimo, è una religione a carattere mondiale che si è diffusa nell’arco di 15 secoli tra le più varie condizioni storiche e culturali, come attestano gli storici, sempre adattandosi e contribuendo allo sviluppo di un determinato luogo. Basti pensare alla Sicilia o all’Andalusia. Oggi vedo che non c’è alcuna incompatibilità fra l’essere buoni musulmani e al contempo essere buoni e democratici cittadini amanti della nazione italiana”.
É possibile creare un Islam italiano gestito da italiani?
Per Cristian Karim Benvenuto “assolutamente sì” e spiega come “un Islam d’Italia, presieduto da italiani, non solo è possibile, ma necessario, anche se magari non nell’immediato, poiché i tempi non sono maturi, ma qualcosa inizia a muoversi. In ogni caso, si potrà arrivare a quel traguardo dopo un’adeguata selezione degli interlocutori, poiché il principale problema è proprio la mancanza di formazione degli attori principali. Finora in Italia si sono convocate sigle come se ci fosse un’effettiva rappresentanza, ma nessuno può rappresentare nessuno, tranne se stessi. A questo punto, deve essere il Governo a dare un segnale, perché da parte nostra quel segnale è stato già lanciato”. Un segnale che, almeno stando alle parole di Benvenuto, guarda a destra e si distacca da quelle politiche messe in campo in passato su migrazione e accoglienza guardando all’attuale esecutivo. “Il passato Governo – continua – ha fatto molti danni, se non addirittura sfaceli sociali. Ha mal gestito le politiche immigratorie e in molti casi anche le politiche dell’integrazione. Saremo dovuti già essere allo step successivo, cioè dall’integrazione all’inclusione, invece siamo ancora lontanissimi. Un giudizio sulle reali capacità gestionali di questo fenomeno è ancora presto per darlo, ma posso affermare che il Decreto Sicurezza poteva essere strutturato con un supporto tecnico più adeguato. Ad esempio, in alcuni casi ha messo in stato di inferiorità giuridica il padre/madre rispetto al restante nucleo familiare. Ribadisco che ci deve essere il diritto a non emigrare, per evitare lo sradicamento sociale, culturale e familiare”.
Moschee: “Serve il riconoscimento adeguato da parte dello Stato”
Ma in Italia l’integrazione passa anche per altri canali. Ad esempio quelli delle centinaia di moschee non autorizzate che sfuggono ad ogni controllo e creano problemi con i residenti. Come risolverebbero questo problema i musulmani sovranisti? Per Benvenuto “serve il riconoscimento adeguato da parte dello Stato di questa presenza islamica, che ad oggi è la seconda religione in Italia. Un’intesa per tracciare una via per i luoghi di culto, sia per il ruolo degli Imam, laddove il bisogno di normative con regole ben precise è più che mai essenziale, soprattutto nell’attuale contesto storico, visto che assistiamo ad un vuoto legislativo in materia. Ci vogliano sì regole, ma giuste e accessibili”. Il problema delle moschee, però, è legato anche ai finanziamenti che arrivano da Stati esteri. “I rubinetti da parte degli Stati esteri si stanno sempre più chiudendo – sottolinea il convertito italiano – mentre crescono gli appelli per sopperire ai costi di gestione. I musulmani italiani hanno tutto l’interesse a minimizzare ‘il controllo straniero’ sulle attività sociali e culturali. Si deve lavorare per creare forme di autofinanziamento nel rispetto della trasparenza dei bilanci che siano pubblici e nell’indipendenza dell’elaborazione di un Islam nazionale”.