Ma come può aver preso 336 voti Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica uscente, se il Centrosinistra ha dichiarato di votare scheda bianca? La sesta chiama alla Camera per eleggere il prossimo inquilino del Quirinale, si conclude con un risultato singolare e un interrogativo che lascia spazio a molte interpretazioni. Una risposta a questa domanda potrebbe trovarsi nella gestione della partita-Quirinale da parte di Enrico Letta. Il segretario del Pd, secondo indiscrezioni filtrate dai Palazzi, avrebbe dato indicazione ai suoi di destinare parte dei voti a Mattarella e altri lasciando scheda bianca.
Un’indicazione a dir poco bizzarra, che ha suscitato lo sdegno di parecchi esponenti del Pd. Usare il nome del Presidente uscente come quello di un candidato di bandiera da sacrificare per mostrare i muscoli, è al limite dell’oltraggioso. Ma non solo. Il nome di Mattarella è invocato a gran voce da molta parte della politica per un bis e spenderlo così è da irresponsabili. Tra l’altro, con questa manovra, alla sesta chiama Mattarella ha preso meno voti di quelli presi dalla Casellati alla quinta. Irresponsabile. Non è chiaro, infatti, dove pensava di arrivare il democratico in cerca di nomi per il Quirinale. Ma tant’è. Forse roso dall’invidia per la performance di Salvini con la Casellati, Letta ha deciso di rubare la scena al leader della Lega in una giornata già trascorsa sulle montagne russe. E ha costretto l’ormai quasi ex presidente della Repubblica, che non sa più come liberarsi dalla morsa del Quirinale, almeno stando alle sue dichiarazioni, a salire sull’ottovolante di questa sgangherata corsa verso il Colle.
In serata, poi, si è consumato un altro piccolo dramma a Montecitorio e dintorni. Il nome di Elisabetta Belloni ha subìto, suo malgrado, una parabola discendente nel giro di un paio d’ore. Salvini e Conte nel tardo pomeriggio, con l’aria trionfante di chi ha compiuto un’impresa titanica, hanno anticipato un accordo sul nome di una donna, ma senza fare il nome. Apriti cielo! Nel giro di poco, la Belloni è stata data come Presidente della Repubblica. Il suo nome va in tendenza su Twitter e il vessillo della prima donna Presidente viene issato sull’altare della misoginia. Ma la festa è durata poco. Tra i primi a rompere l’incantesimo è stato Matteo Renzi, che ha chiarito la sua contrarietà all’elezione del capo dei servizi segreti alla più alta carica dello Stato. Pur lodando la persona e manifestando grande amicizia e simpatia per “Elisabetta”, il leader di Italia Viva ha messo una pietra tombale sulla questione. Del resto, pensare di eleggere l’inquilino del Quirinale con l’avversità di un partito che fa parte dell’attuale maggioranza di governo, potrebbe esporre a qualche problema. Ma il niet è anche arrivato da Forza Italia e da Leu.
Beppe Grillo, invece, ha accolto la candidatura della Belloni con grande enfasi, dedicando alla notizia addirittura un post su Twitter: Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni. Ma dalle parti del Movimento Cinque Stelle, si sa, l’unità interna è una chimera. Per non parlare della conoscenza elementare delle prerogative necessarie di coloro che dovrebbero ricoprire certe cariche istituzionali. Come si dice, “manco le basi”. E poi all’interno dei grillini si muovono varie anime e correnti. Non ultima quella che fa capo a Luigi Di Maio, uno dei maggiori esponenti del partito draghiano all’interno del Parlamento. E allora, in tarda serata, come nel gioco dell’oca siamo tornati alla casella precedente: cercasi nome per inquilino del Quirinale. In ballo, dunque, sarebbero rimasti solo Draghi e Casini. L’attuale presidente del Consiglio rimane in attesa. Prima o poi tutto questo circo dovrà finire, così come dovranno terminare i nomi da bruciare. Alla fine ne resterà uno solo. E forse sarà proprio il suo. Perché la partita del Quirinale seguirà pedissequamente quanto si diceva sul calcio, che alla fine “è un gioco semplice, 22 giocatori rincorrono per 90 minuti un pallone e alla fine vince la Germania”. Anche se ha un po’ perso la ribalta, anche se sembra finita nell’ombra.
Ecco. Anche sul palcoscenico della politica, dove Letta sfarfalla, Salvini lavora di fantasia, e si becca le pugnalate alle spalle dei suoi, e Conte scopiazza tweet e candidati un po’ di qua e un po’ di là, alla “si salvi chi può,” alla fine ha sempre ragione Renzi. Attenti a Matteo, ma il Matteo toscano però.
Che “Enrico stai sereno” continua a snobbare e a preferirgli quel “gigante” di Speranza. E l’altro Matteo, il milanese, ha sottovalutato fin dall’inizio commettendo un madornale errore di valutazione.
Avete voglia a sfottere il capo di Italia Viva sul suo inglese maccheronico, quando parla il “politichese” si fa capire benissimo.
E a piazzare al Colle Mario Draghi o in alternativa il povero Mattarella recalcitrante ci mette un amen.
Con buona pace della Belloni, della Cartabia, della Severino e pure della Casellati.
Mandò all’aria il secondo governo Conte. Saprà mettere una “buona” parola anche sul prossimo inquilino del Quirinale.
Se non ce l’ha già messa.