Davvero dovremmo regolamentare con minuziose, quanto spesso incomprensibili norme, ogni umano comportamento? In merito alle attività istituzionali da svolgere, Milena Gabbanelli in un video che sta girando in rete ha posto una domanda a un signore con cui sta parlando. “È antidemocratico chiedere che, come per tutti i mestieri, venga inserito il requisito della competenza dimostrata sul campo?”. E lui le risponde dicendo: “Non lo è. Sarebbe logico, sarebbe razionale, sarebbe anche morale … però non c’è una legge che lo preveda. Allora, ci vorrebbe, forse, un referendum, una proposta di legge popolare, bisognerebbe chiedere ai cittadini …”. Il video si chiude con la Gabbanelli che rivolgendosi verso la telecamera chiede: “Appunto, che ne dite?”.
Immagino che il video voglia essere una provocazione, più che comprensibile, e quindi nel senso positivo del termine, e cioè che voglia far porre alla gente una domanda ben più profonda, e cioè: siamo davvero sicuri che uno vale uno? E se sì, in che senso? Se questo è il senso, allora concordo in pieno con questa che ho chiamato provocazione e la risposta, ovviamente la mia, gliela do volentieri.
No gentile signora, non è neppure pensabile regolamentare con norme giuridiche qualcosa che sfugge alle leggi, perché appartiene ad altre regole di vita. Rispondere positivamente sarebbe semmai pericoloso. E sì, perché noi oggi ci troviamo in questa situazione di impasse, per non dire di vera e propria paralisi, di ogni attività, soprattutto intellettuale .. e in sempre più casi persino intellettiva, proprio perché dopo anni di certosino lavorio di menti pensanti … su altre dimensioni, ci siamo ritrovati imbrigliati e impastoiati in troppe norme, sovente contraddittorie e più spesso in contraddizione con altre, che normare anche queste umane faccende ci porterebbe veramente alla paralisi assoluta. Non voglio infatti seguire gli americani, che pretendono di regolamentare tutto, e lasciamo perdere come, producendo alla fine effetti disastrosi, ovviamente a lungo termine, e pertanto difficilmente percepibili nell’immediato.
Per capirci, facciamo un esempio concreto di un fatto avvenuto e definito, secondo la mentalità americana, da un Giudice. Qualche anno fa una anziana signora che aveva ordinato un caffè( e chi ci è stato sa bene a che temperatura lo portano questi giocherelloni) e subito lo portò alle labbra. Serve un genio per immaginare cosa accadde? Sicuramente no: si ustionò la bocca. Lasciando da parte quella che sarebbe stata la reazione di un marito, o di un figlio qui da noi, sapete cosa fece quella signora? La cosa ovvia per un americano: causa all’azienda proprietaria del locale dove le era accaduto, chiamiamolo l’inconveniente, pretendendo di esser risarcita dei danni. Perché il caffè scottava troppo, pensate voi? No … neanche per sogno … perché sulla tazza, rigorosamente di plastica, come era d’uso da quelle parti, per lo meno prima dell’avvento della profeta ambientalista svedese, non c’era scritto “attenta che brucia”!
Indovinate come finì quella causa? Ve lo dico io: la vinse e l’azienda, di cui non faccio ovviamente il nome, ma posso dirvi che era una delle maggiori del mondo, fu condannata a risarcire l’anziana signora, che immagino ancor più arzilla, dopo il verdetto, con un milione di dollari! E allora vengo alla risposta alla domanda della signora Gabbanelli. Davvero pensa che dovremmo regolamentare con minuziose, quanto spesso incomprensibili norme, ogni umano comportamento, ovviamente accompagnando il precetto con un’adeguata, e ovviamente severa, per lo meno sulla carta, com’è d’uso qui da noi, sanzione?! Non è che certe cose non vengono normate, semplicemente perché sarebbe folle solo farlo?!
Facciamo un esempio, così ci capiamo meglio. Per aprire una porta, dobbiamo davvero scrivere una norma che precisi che, invece di sfondarla con il corpo, si debba porre la mano (specificando se destra o sinistra, a seconda di chi lo debba fare) sulla maniglia, abbassarla, e quindi tirarla a sé … o spingerla … a seconda del verso della porta? Mi dica lei …