È un momento molto triste e delicato per l’informazione in Italia. È il momento in cui, più o meno consapevolmente, si stanno ricreando i presupposti per quanto avvenne nel 1982, con l’attacco antisemita palestinese alla sinagoga di Roma, proprio mentre siamo a pochi giorni dal ricordare quel terribile evento del 9 ottobre di quell’anno.
La stampa del nostro paese, i talk show, taluni conduttori e opinionisti stanno, incentivando una nuova caccia all’ebreo, che è anche l’efficacissimo titolo del nuovo illuminante libro di Pierluigi Battista.
La giornata di ieri, con le orrende vignette de “Il Fatto Quotidiano” che hanno riportato alla mente in maniera sinistra quelle del Manifesto della Razza del 1938, segnano una pagina vergognosa per l’intero sistema della comunicazione italiana, incapace di non travalicare nei peggiori di quegli stereotipi i limiti della decenza.
Criticare anche con una satira feroce Netanyahu come uomo politico è legittimo, definire aberrante l’EBREO Netanyahu in quanto ebreo, giocando sul ricordo tristissimo dell’ebreo errante, è una cosa che fa ribrezzo.
Individuare nella circoncisione ebraica la ciliegina sulla torta per rendere Putin ancora più feroce non è cosa ironica, è demenziale.
Demenziale e pericolosa perché apre il campo ai sostenitori della tesi della malvagità ebraica, che nei secoli hanno giustificato in questa maniera ghetti, pogrom e stermini.
Inoltre oltraggiosa perché offende una pratica sacra a milioni di credenti e osservanti della fede ebraica.
La satira ha il compito di far sorridere, a volte amaramente, e riflettere. Delle vignette de Il Fatto rimane invece solo la nausea per l’orrido retrogusto agghiacciante.
Il grande ed irrisolvibile problema lo crea la reazione del suo direttore Marco Travaglio, quando nel rispondere alla feroce stroncatura delle stesse di Giuliano Ferrara afferma che lo storico creatore de Il Foglio “non capisce le battute”.
Ecco, la banalità del male evocata da Hanna Arendt, con quel saggio che ancora oggi rappresenta una pietra miliare nella lotta al razzismo e all’antisemitismo, è tutta qui.
Per il direttore di una delle testate più lette in Italia e frequentatore di talk show e programmi di approfondimento, quelle vignette che feriscono il cuore e l’anima di qualsiasi mente libera e pensante ed evocano i momenti più brutti della storia dell’umanità, sono una “battuta”. Si può compiere violenza anche con le parole o con una matita, non serve necessariamente usare le armi.
Abbiamo toccato il fondo e da qui sarà difficile risalire.