Un governo che piace. Anche i più irriducibili oppositori non riescono a ridurre il livello di consenso popolare intorno ad un esecutivo finalmente votato dagli italiani e che in esso si rappresentano.
Il Premier, Giuseppe Conte, che si dimostra assolutamente all’altezza, lavorando poco sull’immagine o con dichiarazioni eclatanti, ma applicandosi quotidianamente ai compiti devoluti al suo ruolo. Una figura discreta: elegante, diplomatico, determinato. La maggioranza degli italiani, avvezza a saltimbanchi e sherpa, quasi non si capacità di vedersi rappresentata da un vero premier che intende far parlare dell’Italia più che di sé.
Al suo fianco lavora una vera squadra. Un esecutivo che, anteponendo il lavoro alle chiacchiere, fa irritare il mondo del giornalismo mainstream fomentato dalla parte perdente che non sa più dove arrampicarsi per trovare un’incrinatura, una parola sbagliata o una polemica idonee a ridare fiato ai tromboni.
Vero, si parla molto, forse anche troppo, di Matteo Salvini, il ministro degli Interni. È probabilmente colpevole di essersi fatto carico di una rogna incalcolabile: la sicurezza degli italiani. E che questa sia la principale preoccupazione del Bel Paese lo dicono i sondaggi, quelli che troppo speranzosamente qualche testata giornalistica e troppe televisioni delegano agli istituti demoscopici, ricevendone di ritorno schiaffoni indicibili.
Qualcuno osserva che Luigi Di Maio sia quasi scomparso all’ombra di un irrefrenabile Salvini, ma forse non è così. Il leader del M5S è troppo occupato per rispondere ai tentativi (vani) di scatenare inevitabili polemiche o di sottolineare diversità di vedute. Nessuno è “nato imparato”, ma al giovane e rampante avellinese la volontà non manca, così come la costanza di percorrere l’itinerario tracciato con gli alleati di governo.
Va da sé che una media del 60% degli italiani (secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Demopolis) approva l’operato di questo governo e poco importa se la Lega sia alla soglia del 30% dei consensi, diventando il primo partito. Era comunque necessaria ed auspicabile una svolta che ridesse fiducia in primis ai cittadini stanchi di decenni di prese in giro o di politiche subordinate alle volontà della potenza straniera di turno e di qualche magnate in cerca di facili speculazioni.