Inquieto giace il capo su cui poggia la corona. Sono giorni terribili per Giuseppe Conte. Il premier deve affrontare tanti problemi, ma quello più grave, quello che gli leva il sonno, non è la crisi economica. Giuseppi passa le notti in bianco a causa dei migranti. Ne arrivano tanti, e ne arriveranno altri. E lui lo sa bene, perché le segnalazioni autorevoli in questi mesi non sono mancate. Ma l’avvocato ha preferito passarci sopra perché la questione è spinosa.
L’intelligence, però, non dorme e molto spesso nei report e nei documenti riservatissimi gli ha fatto presente che la linea sui migranti e sui rapporti con Libia e Tunisia doveva cambiare. O meglio, bisognava fare qualcosa. Ma lui ha preferito fare finta di niente. Inseguito per i corridoi ha rimandato a Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, che alla fine si è preoccupato e ha avuto un incredibile sussulto. Così, sul profilo Facebook ha fornito le sue considerazioni: “Gli sbarchi sono un problema da affrontare”, ha tuonato, “e serve serietà, responsabilità e concretezza”. Insomma, tutte quelle doti che l’Esecutivo non possiede.
Questo mentre qualcuno ricordava all’esimio Presidente del Consiglio che la rabbia sociale stava montando. E monta ancora, per tanti motivi: se la gente ha fame perde la testa. E sui migranti la prima testa a cadere potrebbe essere la sua. Sì, perché questi sono argomenti spinosi, sui quali è difficile distrarre l’opinione pubblica. Perché quella, l’opinione pubblica, i migranti li vede, ma non vede i soldi della cassa integrazione, gli aiuti alle imprese, la riapertura delle scuole. Insomma, è difficile coprire tutto con i paroloni o con la censura. I barconi arrivano sulla spiaggia mentre gli italiani (quei pochi che possono) fanno il bagno e prendono il sole. E quindi si vedono. Poi ci sono i telefoni, i social e pure qualche giornalista ficcanaso. Certo, l’avvocato potrebbe mettere fuori legge tutti i media e i social network. Come ha fatto Erdogan in Turchia, oppure l’amico Xi Jinping in Cina: il popolo vede solo quello che vuole il regime. Potrebbe essere una soluzione, perché risolvere la questione in Libia non è facile, soprattutto dopo che ci siamo fatti fregare dalla Turchia. Uscirne sarà difficile, uscirne bene quasi impossibile.
È certo che la disattenzione dell’Esecutivo sulla questione immigrazione, per non parlare di malafede, supera ogni immaginazione. Mentre addirittura alla Mecca, i Sauditi impongono il rispetto delle misure anticovid anche per il pellegrinaggio alla Ka’aba, dove l’afflusso è comunque limitato, da noi si multano due turisti con i piedi a bagno nelle fontane del Vittoriano a piazza Venezia, ma nessun provvedimento è in fase di studio o attuazione per inibire nuovi arrivi. E i clandestini già sbarcati, in buona parte tunisini, usufruiscono del passaggio gratuito della nostra Guardia Costiera per raggiungere le nostre Coste, mentre fuggono da un Paese notoriamente in guerra, apprezzano i buffet preparati all’occorrenza, forniscono dati anagrafici palesemente inventati e, dopo qualche ora passata nei centri di accoglienza, rinvigoriti dal riposo e dalle abbondanti libagioni a loro fornite, si danno alla macchia con i loro cellulari ricaricati e in tasca la diaria spettante.
Addirittura anche qualche esponente della sinistra, svegliatosi tutto sudato, ha invocato qualche provvedimento, ovviamente rimasto inascoltato, per limitare gli arrivi, comunque sintomo di un disagio crescente nei ranghi della maggioranza del governo, ovviamente abusivo.
Ci si continua a chiedere sino a quando durerà questa situazione di stallo che, in barba a ogni principio democratico, vede la maggioranza della popolazione stringere i denti per un’ormai inevitabile riscossa, o pronta a scendere in strada con conseguenze immaginabili.
Un consiglio dal Conte Max: sono tante le teste dei reali cadute per molto meno.
Foto profilo Facebook Giuseppe Conte