In Calabria cercavano un commissario e hanno trovato un terrorista. E come per incanto subito dopo è arrivato anche il commissario. Tutto in un giorno. Come quando cerchi nel cassetto i calzini blu e trovi quelli viola che cercavi da mesi. Ma sotto ci sono anche quelli blu. Perché se cerchi con l’intenzione di cercare, trovi.
Calzini blu e calzini viola.
Terroristi e commissari per la Sanità.
E il nuovo commissario dovrebbe essere il prefetto Guido Longo. Usiamo il condizionale, anche se stavolta pare cosa fatta, perché da troppo tempo su quella poltrona ormai si gioca a palla avvelenata.
Dalle dimissioni inevitabili di Cotticelli in poi. La rinuncia dell’allegro Zuccatelli, che pure avrebbe fatto pendant, commissario a luci rosse in una regione zona rossa, da oggi arancione.
Poi il forfait di Gaudio, causa moglie recalcitrante. E si vociferava pure di un certo Mostarda, dirigente ASL del Lazio, scartato forse per questioni gastronomiche. La mostarda con la ‘nduja era onestamente improponibile.
E pensare che era appena saltato il nome di Agostino Miozzo, l’ultimo candidato in ordine di tempo in lizza per la carica di commissario, che simpaticamente aveva rassicurato tutti sul consenso della moglie, quando in provincia di Cosenza saltava fuori un cittadino italiano che si auto addestrava per compiere attentati con finalità di terrorismo islamico.
Qual è il nesso logico tra le due cose? Nessuno, è ovvio.
Ma perché nella ricerca del candidato alla guida della Sanità calabrese finora c’è stata una logica?
A voler fare i pignoli comunque un trait d’union tra le due vicende c’è. È il nome dell’operazione della Digos che ha condotto all’arresto dell’aspirante terrorista residente in provincia di Cosenza, che è stata denominata “Miraggio”.
Si sarebbe potuta chiamare così anche l’estenuante ricerca del candidato commissario in Calabria. Ogni volta, a ogni nomina, sembrava di vederlo, già lì seduto al suo posto a far di conto su posti letto e terapie intensive. E poi svaniva. Proprio come un miraggio.
Comunque ci auguriamo che dopo Cotticelli, Zuccatelli, la comparsata di Gaudio, la meteora di Mostarda, la sua candidatura è durata solo una notte, e la bocciatura arrivata da una parte del governo nei confronti di Miozzo, pare avesse troppe pretese, questo benedetto Longo tenga.
E questa tarantella sulle nomine finisca.
Perché c’è da rimettere in sesto la rete sanitaria che dopo vent’anni di commissariamento sta peggio di prima. E sarebbe “simpatico” che chi di dovere si chiedesse almeno perché.
Un altro nesso tra i due, il neo commissario alla Sanità calabrese e lo jihadista cosentino, è il rapporto con quella cosa che riguarda gli umani e chiamata coraggio. L’uomo pizzicato dalla Digos e dalla polizia Postale si illudeva di poterselo dare consultando video e manuali islamisti sul web. Mentre Guido Longo, il neo commissario, che nella sua prima intervista afferma di aver accettato l’incarico “solo per un atto d’amore “, deve essere uno che il coraggio ce l’ha sul serio avendo detto sì a Conte considerando le condizioni della sanità in Calabria. O è coraggio o è follia accettare di provare a risollevare la baracca. Del resto se hai fatto il questore a Palermo e a Reggio Calabria. Ma anche a Caserta sfrugugliando il clan dei Casalesi sul serio, mica come certi scribacchini che ora bivaccano negli attici di New York e ogni tanto sputano sentenze sui social, per terminare la carriera come prefetto a Vibo Valentia puoi fare tutto. Altro che martirio per la jihad.