È il “Fronte della libertà” il primo nuovo contenitore delle prossime elezioni europee, grazie al quale il partito sovranista tenterà di scardinare la vecchia Europa con il previsto cambio degli equilibri all’interno del Parlamento europeo. Matteo Salvini e Marine Le Pen, riuniti oggi a Roma, hanno – di fatto – aperto la più lunga e decisiva campagna elettorale da quando esistono le elezioni europee.
Per la prima volta nella storia di queste tornate elettorali si è scelto un coordinamento transpartitico che permetterà alle forze in campo di rivolgersi non più solo agli elettorati nazionali, ma all’intero corpo votante dell’Ue. Secondo gli ultimi sondaggi oltre un terzo del futuro Parlamento europeo sarà composto da esponenti eurocritici e mai come stavolta saranno i raggruppamenti sovranazionali a fare la differenza per gli equilibri della futura Commissione europea la cui composizione rispecchierà un quadro totalmente nuovo rispetto al passato.
Le larghe intese Ppe-Pse non basteranno più per il mantenimento della vecchia maggioranza e l’auspicata revisione di alcuni dei pilastri simbolo dell’Europa di Maastricht, come il deficit al 3%, con un consistente aumento di partiti sovranisti ed euroscettici potrebbero così cadere mano a mano. Il leit-motiv di Salvini e Le Pen, infatti, non è più quello della “distruzione” delle istituzioni di Bruxelles ma di un loro profondo rinnovamento, dallo statuto della Bce alle quote migranti: ecco perché molte delle vecchie battaglie, come quella dell’uscita dall’euro, non sono più congeniali dopo che la Lega ha aperto la breccia rapprensentata dall’entrata (clamorosa) al governo di uno dei Paesi fondatori. Un aspetto, questo, che muta sensibilmente lo scenario rispetto al turno elettorale di cinque anni fa.
Per questo il fronte sovranista punta ad una “nuova” Europa, una linea che spaventa di meno l’elettorato contrario all’uscita dall’Unione e dall’euro e che, viceversa, attrae i consensi di chi è deluso dalla tecnocrazia di Bruxelles e chiede un cambio di passo. E la strada verso dei raggruppamenti sovranazionali sarà probabilmente anche quella che intraprenderà il Pse, forse il partito che più risentirà in termini di consenso l’ondata populista che soffia in tutta Europa, con un candidato presidente scelto dai partiti nazionali aderenti e da alcuni alleati (come Macron e Tsipras) pronti, sulla carta, a fare fronte comune. Non pervenuto, infine, il Ppe alle prese con una Merkel fortemente indebolita e un Juncker ormai sul viale del tramonto. E mentre si ragiona se giocare di sponda con i socialisti o adottare una linea autonoma, magari spostata più a destra rispetto al passato, la coalizione Salvini-Le Pen punta dritto sui centristi delusi. Ecco perché la posta in gioco è la più alta di sempre.