“L’Unione Europea è stata sempre molto chiara: se nel responso elettorale le forze “populiste” e antieuropee avessero prevalso ci sarebbero state gravi conseguenze sulla stabilità dei conti e sulla stessa credibilità internazionale dell’Italia. Una sorta di pesantissimo endorsement a favore di quei partiti invece allineati e coperti. Ma paradossalmente questo avallo ha giocato un brutto scherzo proprio a chi credeva di aver avuto un forte aiuto da Bruxelles. Insomma l’intervento a gamba tesa della Ue si è rivelato essere un pessimo e controproducente sponsor!”. E’ il commento ai risultati delle consultazioni elettorali da parte di Antonio Maria Rinaldi, docente universitario e animatore del blog scenarieconomici.it. che, parlando con Ofcs.report, ha fatto il punto sulla situazione politica e sulla tenuta dei mercati finanziari.
Quale sarà l’atteggiamento delle borse europee di fronte agli esiti delle votazioni italiane?
“Come avviene sempre dopo qualsiasi consultazione elettorale i mercati registrano gli umori degli investitori, poi in brevissimo tempo si stabilizzano perseguendo non più criteri emotivi ma razionali. Aspettiamoci pertanto ancora giorni ad alta volatilità ma poi presto si regolarizzerà tutto”.
A livello globale come possono essere recepiti i segnali provenienti dall’Italia?
“Il responso delle urne è stato chiarissimo: la stragrande maggioranza degli italiani è estremamente critico verso Bruxelles ed è desideroso di radicali cambiamenti. I partiti che di contro hanno manifestato invece di avere un’anima “europeista” sono stati pesantemente penalizzati perché i cittadini hanno giustamente percepito la loro supina sudditanza verso politiche che hanno fatto gli interessi di pochi e a discapito di tanti. Insomma il vento che soffia in Italia sarà l’inizio di molti cambiamenti in Europa se non altro per l’enorme peso del nostro Paese. Siamo a un bivio: o continuare in una costante e irreversibile eutanuasia o risollevare la testa e intraprendere il percorso della crescita anche a costo di fregarsene dell’Europa dei trattati”.
Quali soggetti politici possono stimolare la ripresa economica in Italia e in che modo?
“Per far ripartire il Paese è necessario stimolare i consumi interni praticamente distrutti dalle folli politiche di austerity intraprese con particolare “cecità” sin dai tempi del governo Monti. Affinché questo avvenga però bisogna agire sugli investimenti sia pubblici che privati che creino veri posti di lavoro. Una radicale riforma fiscale come quella promessa dalla flat tax poi aiuterebbe moltissimo inoltre ad attirare anche capitali e investitori esteri. L’Italia ha disperato bisogno di ripartire e solo politiche economiche espansionistiche e non restrittive come le attuali, possono centrare l’obiettivo”.
Spread e borse in primis, riusciamo a chiarire il reale influsso che hanno nella vita quotidiana degli italiani che non si intendono di economia e finanze?
“L’elettore ha capito che lo spread è stato utilizzato come arma di ricatto per far pressione sui governi nel piegarsi alle volontà di Bruxelles. Prima dell’estate del 2011 la parola spread era conosciuta esclusivamente dagli addetti ai lavori mentre oggi è sinonimo di paura. Lo spread ha ragione di essere solo in un’area valutaria imperfetta come quella europea, perché se di contro fosse realmente perfetta, non esisterebbero differenze di tasso fra titoli omologhi emessi da paesi membri. Comunque aspettiamoci nei prossimi mesi colpi bassi da parte dei “mercati” finanziari preoccupatissimi di non avere più in Italia governi accondiscendenti nei loro confronti e più sensibili invece alle esigenze dei cittadini e delle PMI. Chi vivrà vedrà, ma il countdown per l’Unione Europea è già iniziato il 4 marzo sera!”.