Potremmo interrogarci a lungo senza trovare spiegazioni adeguate al virus di follia che sta serpeggiando in alcuni strati della cosiddetta “società civile” italiana. Cosiddetta, perché in effetti il livello di civiltà si sta assottigliando sempre di più, sostituito da una bassezza morale e culturale allarmante.
Andando a ritroso nei fatti degli ultimi giorni, scopriamo attori che impunemente parlano di “lobby ebraica” in un contenitore Rai della domenica pomeriggio, tradizionalmente dedicato alle famiglie, nella incapacità totale della conduttrice del programma di prenderne le distanze. Potremmo discutere sulla capacità di intendere e di volere di chi si lancia in certi sragionamenti (la S iniziale non è un refuso), ma stendiamo un velo pietoso.
Solamente due giorni prima, i cortei delle femministe per la giornata delle donne, 8 marzo, divenuti un “Hamas Day” con la celebrazione della “resistenza palestinese”, così come è scelleratamente considerato tale il movimento nazi islamista da tante e tanti partecipanti ai cortei di Roma e di Milano. Raccapriccianti le interviste raccolte tra i manifestanti, molti dei quali negazionisti del 7 ottobre, degli stupri, delle mutilazioni, dello smembramento dei corpi delle donne israeliane, per molti non avvenuti, per altri se avvenuti giustificabili perché sioniste e quindi attaccabili dai terroristi, secondo loro resistenti. A Firenze poi, il delirio della cacciata dalla manifestazione della donna presentatasi con i cartelli che ricordavano le vittime del 7 ottobre e denunciavano le atrocità di Hamas. Scene da brividi, rilanciate sui media, che hanno riportato le lancette indietro nel tempo, alle bravate dei nazi fascisti e alle leggi razziste del 1938. “Juden raus” gridavano i nazisti, “Vietato agli ebrei” inneggiavano i fascisti e ora a Firenze quel “Devi andare via”, che rappresenta la vergogna dei nostri giorni.
Non una parola, neanche di umana pietà verso le donne del 7 ottobre, dilaniate nei kibbutzim e al Rave nel deserto. Nessun appello per quelle 19 donne deportate, ancora in mano ai nazi islamisti a Gaza, vittime di reiterate violenze anche durante i cinque mesi passati in cattività e prigionia. Lo squadrismo poi verso Fiamma Nirenstein ed Elisabetta Fiorito, vittime di contestazioni folli durante le presentazioni dei loro libri su tematiche israeliane a Roma e a Firenze, rappresentano un altro campanello d’allarme da non sottovalutare. Alla Sapienza, intanto, il giornalista David Parenzo boicottato da scalmanati in khefia nel tentativo di farlo tacere in quanto ebreo.
Sappiamo perfettamente quanto sia facile passare dai roghi dei libri a quello delle persone, lo abbiamo già vissuto.
Intanto alcuni leader di partito come Schlein, Fratoianni e Conte, corroborati da pseudo intellettuali e giornalisti faziosi pro Hamas in alcuni talk show televisivi, si crogiolano dietro l’uso del termine “genocidio”. Un termine rivolto contro Israele e che di fatto è un affronto all’intero popolo ebraico, lui sì vittima di un VERO GENOCIDIO, quello nazista, durante la seconda guerra mondiale.
Pur nella drammaticità degli eventi e nella crudezza della guerra in atto, Israele non sta compiendo alcun genocidio perché non ha alcuna volontà di distruggere e annientare il popolo palestinese. Chi come il Sud Africa ha portato questa accusa all’Aja rivolta a Israele, quei politici, commentatori e intellettuali che gli rivolgono la stessa accusa, mentono sapendo di mentire e sdoganano l’odio antiebraico. Un odio che poi si manifesta nei cortei, nelle piazze, nei cori e nei manifesti oltraggiosi e che rischia di tracimare in violenze contro le persone.
È un momento estremamente delicato della vita pubblica in Italia e chi usa slogan e termini fuorvianti, consapevolmente o inconsapevolmente, si sta assumendo la responsabilità di quanto di orrendo potrebbe accadere. Tutto questo per un pugno di voti e mantenere salde le vostre privilegiate poltrone?
Meditate.