Tra i tanti aspetti preoccupanti della reazione dell’opinione pubblica, dei media e delle istituzioni alla guerra di Israele al terrorismo di Hamas, uno dei più eclatanti e spinosi é la presa di posizione delle università italiane.
Da un lato abbiamo assistito ed assistiamo alle manifestazioni e alle occupazioni degli atenei da parte di collettivi studenteschi, in nome della “causa palestinese”, che troppo spesso con violenza e prevaricazione si esprimono con parzialità e scarsa obiettività, scagliandosi con slogan, cartelli e scritte infamanti contro Israele, tanto da culminare in forme di odio gratuito e cieco (basti pensare all’ accostamento della stella di David alla svastica e al mantra della Palestina dal fiume al mare che significherebbe cancellare Israele dalle mappe geografiche).
L’altra faccia di questa triste medaglia è quella dei docenti universitari che nelle ultime ore si sono espressi con un appello, rivolto alla ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, dove chiedono il boicottaggio delle università e dei docenti israeliani, in nome di una protesta contro Israele reo, a loro modo di vedere, di compiere bombardamenti indiscriminati a Gaza, di mettere in atto una “oppressione storica, disumana e coloniale” definita “apartheid” da questi “illuminati” docenti che, bontà loro però, riescono anche ad esprimere solidarietà per le vittime dell’attacco e delle “brutali azioni” nazi islamista di Hamas del 7 ottobre, ma allo stesso tempo quasi a comprenderne le ragioni visti gli anni di “assedio illegale” della Striscia da parte di Israele.
A scorrere i nomi dei firmatari di questo appello se ne leggono alcuni che ormai da lustri si distinguono per le loro feroci prese di posizione contro Israele, come quelli di Vittorio Agnoletto e Chantal Meloni, quindi nulla di nuovo sotto un sole che non brilla né per acume né per serenità d’animo da parte degli stessi rispetto al tema proposto.
Con questo atto i 4.000 docenti si sono assunti, con l’autografo in calce al testo, la responsabilità di comportarsi come l’Italia fascista del 1938, che fu la prima a boicottare i docenti e gli studenti ebrei cacciandoli dalle scuole e dagli atenei in nome di un altro appello, il Manifesto della Difesa della Razza che li espelleva dagli stessi. Lo stesso fascismo chiedeva di boicottare le attività ebraiche, né più né meno di come chiedono di fare i firmaioli nei confronti dei colleghi israeliani.
Definire “apartheid” quanto avviene in Israele è poi una delle più solenni cialtronerie che si possano scrivere, dire o pensare.
Nella Knesset, il parlamento israeliano siedono, giustamente, da decenni partiti arabi israeliani che sono a rappresentare le istanze dell’oltre 1.900,000 arabi israeliani, oltre il 20% della popolazione israeliana, che vivono in Israele con pari dignità e stessi diritti del resto della cittadinanza ebraica.
Da Gaza entrano (purtroppo entravano, perché in queste ore di guerra é impossibile) decine di migliaia di lavoratori palestinesi, braccianti, manovali, muratori a lavorare quotidianamente in Israele con regolari permessi per varcare i confini come a tanti gazawari veniva concesso il permesso di andarsi a curare negli ospedali israeliani al bisogno.
Dove sarebbero quindi le tanto citate, a sproposito,”apartheid”,”pulizia etnica” finanche la balla finale del “genocidio”, sventolato ed urlato ai quattro venti negli atenei, per fortuna questo ultimo termine non dai docenti ma dagli invasati studenti?
Definire “genocidio” quanto sta accadendo in queste ore, seppur grave e doloroso nonché mortificante per il genere umano, perché nessuno può rimanere insensibile davanti alle scene di civili vittime di guerra e bombardamenti, è non solo fuorviante ma anche illegittimo e non descrive il comportamento delittuoso di Hamas che utilizza la propria gente come carne da macello, scudi umani alla propria azione criminale.
Chi firma appelli, chi manifesta senza alcun rispetto per imparzialità e con un preconcetto odio verso Israele, si sta assumendo una grande responsabilità, quella di infamare e minare l’unica democrazia del Medio Oriente, in una vasta porzione di mondo dominata da teocrati criminali e dittatori sanguinari e monarchi liberticidi.
Ad aprire gli occhi si è ancora in tempo, se ci sono la volontà e la serenità d’animo per farlo.
Per fortuna questi docenti rappresentano una minoranza chiassosa delle università italiane. Sarebbe importante che invece la maggioranza silenziosa si esprimesse, magari con un appello di natura differente ed opposto, in nome del diritto di Israele a difendersi e vivere in pace e sicurezza accanto ad futuro stato palestinese governato da una nuova dirigenza liberata, da Hamas, Jihad islamica ed Hezbollah e contro la richiesta di boicottaggio.