“In prigione senza passare dal via”, come nella carta più temuta del Monopoli. È il servizio che la Cina riserva a chi parla di democrazia. Che siano giornalisti, blogger, attivisti ma anche virologi o scienziati ritenuti un po’ troppo ciarlieri dal regime di Pechino, non c’è scampo. Da quelle parti se fiati ti carcerano. Se non ti fanno sparire direttamente. Fine del discorso. E con rispetto, se applicassimo questa regola anche ai virologi nostrani, di questi tempi, nelle patrie galere ci sarebbero solo posti in piedi. Ma i cinesi non transigono. E non scherzano.
È di due giorni fa la condanna a tredici mesi e mezzo di carcere per Joshua Wong, il giovane leader degli studenti di Hong Kong e dei suoi compagni Agnes Chow e Ivan Lam rispettivamente a dieci e a sette mesi, con una riduzione della pena per essersi dichiarati colpevoli. Più di un anno di carcere per aver guidato nel 2019 una manifestazione davanti al quartier generale della polizia dell’ex colonia britannica. Una dichiarazione di colpevolezza che gli attivisti sono stati costretti ad ammettere certi di non ricevere altrimenti un processo equo. A Wong, la figura più attiva nelle proteste, è toccata la condanna più dura per il suo “ruolo di leadership”. Wong, Chow e Lam sono stati condannati per le proteste davanti alla centrale di polizia di Wan Chai, sull’isola di Hong Kong, il 21 giugno dello scorso anno, in cui si erano verificati episodi di vandalismo, ma senza scontri con le forze dell’ordine. I tre imputati si erano già dichiarati colpevoli il 23 novembre scorso e hanno atteso la sentenza in custodia cautelare. “Ci attendono giorni duri, ma resisteremo”, ha dichiarato Wong, che ha poi aggiunto in un messaggio su Twitter: “Non è la fine della battaglia. Ci uniamo alla lotta in prigione con molti altri coraggiosi manifestanti, meno visibili ma essenziali nella lotta per la democrazia e la libertà a Hong Kong”.
Dura la condanna di Amnesty International alla sentenza. E dalle parti nostre, con i compagni saliti proprio in questi giorni in cattedra per dar lezioni di democrazia al presidente ungherese Orban?Dall’emiciclo sinistro del Parlamento qualche sussurro (Fiano e +Europa). Per il resto niente. Muti. Quelli che quotidianamente abbaiano al pericolo fascista e hanno demonizzato i decreti Sicurezza di Salvini, come fossero il male assoluto, sembrano essere come le tre scimmiette su quanto accade nel Paese di Xi Jinping.
Pericolo nero sì, pericolo giallo no. Daltonismo politico o disonestà intellettuale?
Hai visto mai poi che l’amico Ping si stranisca e mandi in fumo gli accordi commerciali sempre più intensi dalla via della Seta in poi? Compagni gialli e rossi non pervenuti. Muti.
I primi, quelli gialli, tra l’altro assidui frequentatori in tempi non sospetti dell’Ambasciata cinese. Ricordate la mascherina sfoggiata dal guru Grillo a dicembre davanti ai microfoni dei cronisti? Un vezzo curioso visto che di Covid dalle nostre parti non si parlava ancora.
E ora silenzio anche sulla vicenda Wong.
Tutti distratti dalla stesura dell’ultimo fantasioso Dpcm del presidente Conte? Quello che si è messo in testa di far nascere prematuro pure Gesù Bambino.
E il ministro degli Esteri, perché gira voce che noi abbiamo un ministro degli Esteri anche se nessuno lo abbia mai sentito proferire una parola che in effetti faccia pensare che lo sia, che fine ha fatto? Ma Luigi Di Maio conosce la barbarie che viene perpetrata in Cina a chi parla di democrazia e di diritti umani, a chi vuole manifestare liberamente il proprio pensiero?
Anche se, per carità cristiana, sarebbe meglio tacesse dopo la gestione della non-liberazione dei diciotto pescatori italiani sequestrati e detenuti in Libia. Era estate, siamo a Natale, e i poveretti sono ancora nelle grinfie di Haftar. E Di Maio che fa? Va in TV a ribadire che “l”Italia sconsigliava di avventurarsi nelle acque libiche”. Tradotto, se la sono cercata, ora che vogliono?
Alla luce di tale dichiarazione, che fa rabbrividire dopo oltre novanta giorni di detenzione, hai visto mai che il titolare della Farnesina faccia la ramanzina anche a Wong e agli altri attivisti cinesi e alla loro “sconsiderata” voglia di democrazia? Che a manifestare in piazza per la libertà ci puoi andare in Ungheria perché c’è Orban che è brutto, sporco e cattivo e soprattutto sovranista, ma non in Cina per non urtare il compagno Xi Jinping?
Però il guaglione continua a sedere in Parlamento con quelli che ora sono i suoi alleati, quelli di Bibbiano che schifava tanto e che si ostinano a farsi chiamare democratici, usando chiaramente un nome di fantasia. Del resto l’alternativa per lui rimarrebbe solo il San Paolo, tra poco stadio Diego Armando Maradona. Nuovo nome, vecchio bibitaro?
***Foto in evidenza profilo Twitter Luigi Di Maio