Oggi sono veramente contento. E sì, perché iniziavo a scocciarmi di trovarmi sempre d’accordo con Nicola Porro, seguendolo nelle sue “zuppe” quotidiane. Cominciavo ad annoiarmi, perché gli sentivo dire quel che già pensavo da solo. Fortunatamente, oggi mi ha dato la soddisfazione di poter dissentire, e non poco da quel che ha detto.
Capisco che il bagaglio giuridico di un economista renda difficoltoso comprendere appieno alcuni aspetti squisitamente giuridici, cosa che non è certamente una colpa, ma voglio fargli osservare come la sua analisi, lucidissima sotto il profilo politico, pecca però di parzialità, perché osserva il problema da un solo punto di vista, e quindi in modo incompleto.
Caro Porro, se concordo, e senza riserve, su quel che hai detto riguardo all’assurdità, non solo giuridica, di trascinare politici non graditi sul banco degli imputati, e ancor di più sull’abnormità dell’utilizzo che certa magistratura ha fatto, e purtroppo ancor oggi fa della legge, come è avvenuto da “mani pulite” in poi, da Craxi a Berlusconi, e oggi a Salvini, non posso però assolutamente concordare sulla tesi secondo cui Giuseppe Conte non debba rispondere davanti a un giudice di quel che ha fatto, ove quel che ha fatto costituisca, come io e non solo io sono convinto, un reato.
Se un fatto esiste, e costituisce reato … lo costituisce per lui … come per chiunque altro. Un conto sono le responsabilità politiche e di governo, altro quelle penali, ma un dato che mi sembra esser sfuggito … è che le une non escludono le altre! Chiunque, anche il più santo degli esseri viventi, dalla vita cristallina, può, magari una sola volta, commettere un reato, e il fatto che non abbia mai violato la legge, se può, anzi, per me dovrebbe esser valutato anche alla luce della sua vita nel complesso, non può però escludere che debba rispondere di quel reato. Per cui, se è certamente vero che si possono compiere azioni politicamente corrette, anzi di più, addirittura utili, questo non esclude che allo stesso tempo si possano commettere dei reati.
Un esempio, così ci capiamo. Quando, tanti anni fa, nel 1986, e quindi molto prima anche di “mani pulite”, il Presidente di una USL (così si chiamavano all’epoca le odierne ASL), a fronte di esigenze urgentissime, adottò decisioni che comportarono impegni economici, fregandosene di procedure, regole e norme, riscuotendo riconoscenza e ringraziamenti dei disgraziati cittadini che, proprio grazie a regole cervellotiche, subivano gli effetti nefasti di un’emergenza reale, ne fu chiamato a rispondere, e ciò per la semplicissima ragione che … se si viola una legge, giusta o ingiusta che sia … se ne deve rispondere.
E infatti, proprio perché possono verificarsi casi del genere, il nostro Ordinamento che, ad onta dei detrattori, non è secondo a nessuno, da tempi immemori prevede un’attenuante specifica che riguarda il caso in cui il reo abbia violato la legge “… per motivi di particolare valore morale o sociale” (art. 62, n. 1 C.P.), e anche di più, una esimente, come nel caso dell’art. 54 C.P., che esenta da responsabilità chi abbia “… commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri da un pericolo attuale di un danno grave alla persona …”.
In quel caso, seppur l’azione di quel presidente fosse mirata a far eseguire urgenti analisi a persone anziane, abbandonate nella sala d’aspetto ad attendere sine die per le croniche carenze della sanità dell’epoca, per le quali, atteso il loro stato, ben poteva ritenersi esistente lo stato di pericolo attuale, perché ulteriori ritardi avrebbero potuto comprometterne la sopravvivenza … beh, sai che successe … fu processato … e ovviamente condannato!
Diversamente da quanto è recentemente accaduto per quella, poi osannata dai soliti mistificatori come “eroina”, che senza l’esistenza di alcuna giustificazione (e la Cassazione può fare come il Marchese del Grillo, ma i fatti quelli restano), ha scientemente e consapevolmente violato leggi di uno Stato sovrano e speronato un natante militare, ottenendo il riconoscimento di una esimente che in altri tempi nessun giudice le avrebbe riconosciuto.
Tornando al discorso iniziale, l’Avvocato Conte (e il possesso di quel titolo, se non lo sai te lo dico io, costituisce un’aggravante, perché se chi commette un reato è un analfabeta o un conoscitore della materia, la valutazione è assai diversa), se è certamente responsabile politicamente delle sue azioni, e in quella sede dovrà risponderne, come anche tu dici, non può rimanere indenne da responsabilità penali, se con la sua condotta si sia reso responsabile di reati, e questo indipendentemente dalle ragioni, se politiche o di altra natura.
L’errore di azioni sotto il profilo politico senza dubbio debbono ricevere un giudizio politico, ma la volontaria divulgazione di un messaggio che, secondo la tesi di chi lo accusa, ha prodotto danni, è questione che va osservata su tutt’altro piano, caro mio, e che DEVE esser sottoposta al vaglio di un magistrato.
E così, se il 31 gennaio di quest’anno quel signore, che ci sta costringendo a vederlo in tv oltre il limite della umana tollerabilità … per raccontar favolette, avesse informato, in quel caso sì a reti unificate come era suo dovere, la popolazione di una decisione di tale enorme portata, quale è la dichiarazione dello stato di emergenza per sei mesi, e soprattutto se non avesse poi propagato quei messaggi tranquillizzanti, addirittura invitando a socializzare, come ha reiteratamente fatto, esponendo a pericolo tutta la popolazione, nessuno avrebbe certamente nulla da ridire … ma soprattutto non ci sarebbero stati molti contagi … tipo quello della festa di carnevale a Fondi, da cui sono derivati numerosi contagi, e la conseguente blindatura dell’intero territorio comunale.
Le scelte sul come affrontarla questa emergenza, è ovvio che debbano rimanere sul piano politico, ma la scelta di ingannare la popolazione, facendo credere quel che non è, e cioè che non vi fossero pericoli, nella consapevolezza che quei pericoli c’erano … quello costituisce un atto di consapevole incoscienza, a voler esser buoni, che ha prodotto il conseguente dilagare del contagio, e quindi la realizzazione di un reato di particolare gravità, ancorchè, voglio sperare, solo colposamente. Per cui, non dico debba esser condannato, perché questo lo stabilirà chi di dovere, ma che almeno sia sottoposto al vaglio giudiziario … come tocca a chiunque cittadino e non.