Andrea Costantino, dove eravamo rimasti? Dopo quasi sei mesi dal suo ritorno in Italia, il trader milanese arrestato in un hotel a Dubai, negli Emirati Arabi, nel 2021 davanti alla compagna e alla figlioletta e rimasto 21 mesi negli Emirati Arabi (prima in carcere con i topi a tenergli compagnia e quelli dell‘Isis che ripetutamente hanno tentato di fargli la pelle e poi “ospitato” nell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi) oggi che fa? Ha ottenuto giustizia per una detenzione le cui cause sono assai fumose, per usare un eufemismo? Per tutte le violenze fisiche e psicologiche subite da lui e dalla sua famiglia? Cosa fa quest’uomo di 50 anni al quale hanno portato via tutto, cancellato l’impresa, “rubato” due anni di vita? Vita rubata a lui e ai suoi due figli. Segnati anche loro dalla vicenda. Un uomo al quale ora sembrerebbe si chieda anche di ingoiare il rospo, se non proprio di baciarlo.
E “quel dove eravamo rimasti” iniziale non sta lì a caso. Ma vuole ricordare un altro caso, quello di Enzo Tortora, che tutti noi ricordiamo bene. E anche lì la parola “giustizia” fece dei giri immensi prima di arrivare. Giustizia che qui, in questo caso, oltre a fare dei giri immensi, passando anche da uno studio legale d’oltreoceano, pare trovare veti ed ostacoli in patria.
Andrea Costantino: “Apparati dello Stato mi hanno chiesto di ritirare la lettera di contestazione inviata agli Emirati Arabi”
Infatti, apparati dello Stato italiano avrebbero “consigliato” ad Andrea Costantino di ritirare il reclamo, presentato il 15 maggio scorso con una lettera di avviso di contestazione dallo studio GST di Miami con sede a Washington nei confronti degli Emirati Arabi. Motivo? “Inopportuno, potrebbe creare problemi con il partenariato con gli Emirati, problemi economici, questa la loro preoccupazione”, come racconta a Ofcs Report Andrea Costantino.
“Apparati” che però aspettano che l’imprenditore milanese risarcisca lo Stato italiano, che a dicembre anticipò la somma per saldare la multa che doveva essere pagata per la sua liberazione. Più di 500 mila euro, diventati poi la metà “grazie ad una sorta di Black Friday emiratino”, ha ironizzato lo stesso Costantino nell’intervista che ha rilasciato nei giorni scorsi.
Che poi l’imprenditore probabilmente sia stato vittima di un incidente per così dire “diplomatico” tra il nostro Paese e gli Emirati dopo che il governo Conte II bloccò la vendita di armi al paese del Golfo, magari archiviamo anche questo. Ma quanto accaduto ad Andrea Costantino non si potrà archiviare così facilmente. Il trader italiano è stato sbattuto, senza tanti complimenti da parte della polizia locale, in una cella di 16 metri quadrati insieme ad altre 13 persone nella famigerata prigione di massima sicurezza Al Wathba, citata più e più volte nei report di Amnesty International per il grado di ‘ospitalità’ riservato ai detenuti, quasi tutti prigionieri politici.
Ed anche Costantino potrebbe essere finito in qualcosa del genere. Una sorta di vendetta per il famoso blocco della vendita di armi da parte dell’Italia verso Emirati Arabi e Arabia Saudita di cui andava tanto fiero l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, oggi inviato speciale Ue proprio nel Golfo Persico, eletto anche con il voto favorevole del nostro Paese, che dopo qualche rimostranza verbale da parte del titolare della Farnesina, Antonio Tajani, non ha opposto altra resistenza alla sua nomina.
Il trader italiano pedina della pressione diplomatica degli Emirati Arabi sull’Italia
Evidentemente la politica estera di Luigi Di Maio durante il suoi due mandati da ministro degli Esteri deve aver fatto colpo nei palazzi che contano, sia in Italia che in Europa. Sicuramente chi è rimasto molto colpito dall’operato del giovane e rampante Ministro è stata proprio la monarchia di Abu Dhabi che, per inciso, non ha la propensione al voto democratico. E quindi, dopo la decisione di non vendere più armi agli Emirati, l’Italia infarcita di ideologia pentastellata contro la guerra (gli stessi che andavano ad omaggiare il Nicaragua) divenne l’obiettivo di una serie di ritorsioni. E il caso di Andrea Costantino è uno di questi. Meno grave sicuramente quanto accaduto ad un aereo militare dell’Aeronautica italiana, con a bordo circa 40 giornalisti e altrettanti militari, diretto a Herat, in Afghanistan, a cui è stato impedito il sorvolo delle spazio aereo emiratino. A giugno 2021 l’aereo trasportava stampa italiana e militari per la cerimonia dell’ammaina bandiera a Campo Arena. Per colpa del diniego di sorvolo, il velivolo è stato costretto a fare sosta in Arabia Saudita aumentando significativamente le ore di volo e posticipando la cerimonia. All’andata lo scalo fu fatto in Kuwait. Nulla a confronto di quanto accaduto ad Andrea Costantino, ma sintomatico del brutto affare diplomatico in cui si era cacciata l’Italia. Nella circostanza relativa al caso dell’aereo a cui è stato negato il sorvolo dello spazio aereo, l’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, diede mandato alla Farnesina di fare la voce grossa con Abu Dhabi. E così, il segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi, convocò l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, Omar Al Shamsi, per manifestare “la sorpresa e il forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere”. In realtà, il gesto degli emiratini non era così difficile da capire. Come non è difficile immaginare che Andrea Costantino può essere stato, suo malgrado, una pedina nella pressione diplomatica che il Paese del Golfo Persico ha condotto sull’Italia.
Con l’insediamento del governo Meloni la questione della vendita di armi agli Emirati Arabi è stata sistemata revocando il divieto di vendita. Andrea Costantino è tornato a casa e i rapporti tra Italia e Emirati Arabi sembrano migliorati, forse. Resta però la variante Di Maio che dal 1° giugno è inviato speciale dell’Ue proprio nel Golfo Persico. Proprio lui che da esponente del governo Conte I e Conte II ha contribuito ad aprire la crisi diplomatica. Nel 2019, infatti, il primo governo di Giuseppe Conte aveva parzialmente sospeso l’esportazione di armi e poi nel 2021, durante il secondo mandato del premier pentastellato, è stato disposto il blocco totale. Adesso sarà proprio l’ex ministro degli Esteri di quella stagione politica a doversi relazionare con i Paesi del Golfo per conto dell’Unione Europea, con il tacito consenso dell’Italia. Dalle parti del Golfo, però, hanno memoria lunga e la strada diplomatica per Di Maio, dicono i più maliziosi, è tutta in salita.
E la strada del nostro connazionale Andrea Costantino alla ricerca di giustizia come sarà? Possibile che la strada della giustizia di un italiano debba passare per Washington?