Razionalizzazione delle scorte, anche per evitare “abusi, sprechi e inutili sacrifici alle donne e uomini in divisa”. Ne è convinto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che nel corso del Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica, riunitosi l’8 novembre al Viminale, ha chiesto che “tutti i dispositivi di protezione vengano approfonditi per evitare errori di valutazione e garantire la tutela a chi davvero è in pericolo”.
585 scorte e oltre 2000 agenti impegnati
In tutta Italia, fanno sapere fonti del Viminale, si contano 585 scorte, che impegnano 2.072 unità delle forze dell’ordine: si tratta di 910 poliziotti, 776 carabinieri, 290 finanzieri e 96 operatori della polizia penitenziaria. I cosiddetti “dispositivi di protezione” si dividono in quattro categorie, in base al livello di rischio. Quello più elevato è scattato per 15 persone e impegna 171 agenti. 57 cittadini hanno il cosiddetto secondo livello, ovvero la scorta su auto specializzata (383 agenti in tutto), seguono 276 casi di tutela su auto specializzata (823 agenti impiegati) e 237 tutele su auto non protetta e che coinvolge 695 operatori. Dei 585 nomi protetti dallo Stato, la maggior parte appartiene a magistrati (277), seguono i politici intesi come leader nazionali e locali (69) e i dirigenti d’impresa (43). Tra gli altri, si registrano 21 giornalisti e 18 esponenti governativi.
I servizi di vigilanza fissi
Oltre ai servizi di scorta, lo Stato mette a disposizione 38 servizi di vigilanza fissa con 221 persone impegnate: 18 poliziotti, 56 carabinieri, 147 unità dell’esercito. A livello regionale, il maggior numero di scorte si concentra nel Lazio e in Sicilia, rispettivamente con il 31,6% e il 21,9% delle misure di protezione nazionali. Seguono Calabria (12,5%), Campania (12%), Lombardia (7,2%).