Negli Stati Uniti, alla Casa Bianca siede un democratico. In Italia abbiamo il King dell’economia, a Palazzo Chigi, con velleità europee. Ma la guerra eccola e i mercati mondiali, ma anche quelli italiani, vanno a picco. E mentre i complottisti da tastiera sono pronti a scommettere che i ‘poteri forti’, che non mancano mai nelle loro elucubrazioni, stanno usando l’Ucraina per distruggere l’Europa, le truppe russe sono ormai a pochi chilometri da Kiev, mentre l’Europa e il mondo, che hanno evidentemente e colpevolmente sottovalutato il pericolo, sembrano cadere dal pero e sciorinano sanzioni che rischiano di non scalfire affatto l’avanzata militare russa in Ucraina, dopo che il Cremlino ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Lugansk e di Donetsk. Anche il discorso di Joe Biden, a guerra iniziata, difficilmente avrà fatto tremare i polsi a Vladimir Putin. Ma la condanna dell’invasione russa in Ucraina è mondiale. Tutti i Paesi, tranne la Cina in altre faccende affaccendata con le sue mire espansionistiche su Taiwan. Condanna unanime tranne, appunto, dal regime comunista di Pechino e da Donald Trump. Una strana coppia decisamente. “Putin dichiara indipendente una grossa porzione dell’Ucraina. È meraviglioso. È furbo. Questo è genio“, le parole del tycoon. “Lo conosco molto bene. Andavo molto d’accordo con lui. Lui ha molto fascino e orgoglio. Ama il suo Paese. E con me non avrebbe mai fatto quello che sta facendo ora. Mai!“, ha assicurato l’ex presidente americano, che mentre definisce Vladimir Putin” geniale” critica la “debolezza” di Joe Biden. “Insignificanti le sanzioni a carico della Russia annunciate dalla Casa Bianca se paragonate alla conquista di un vasto territorio in posizione strategica”, ha rimarcato Trump.
E al netto delle lodi al capo del Cremlino, sicuramente discutibili, quello che fa pensare sono quelle parole dell’ex presidente americano. “Con me non l’avrebbe mai fatto”. Parole che pesano come pietre. Che si abbattono come un macigno sulle azioni diplomatiche di questi giorni in atto con la Russia. Perché la crisi del Donbass non è iniziata certamente l’altro ieri e se Mosca è stata relativamente buona fino ad ora, forse è merito anche degli interlocutori internazionali che erano riusciti a frenare le frenesie di conquista dello zar Vladimir. Su tutti forse proprio Trump, quello brutto. sporco e cattivo è anche un po’ matto. Ma anche il nostro Silvio Berlusconi che da Putin a Gheddafi era riuscito a mantenere un equilibrio nel vecchio Continente. Dalla Russia alla Libia, con la quale si poteva avere un dialogo, anche se burrascoso, ma si poteva avere, in fatto di migranti, prima della barbara uccisione di Gheddafi. Rapporti che si mantenevano saldi ed amichevoli con gli incontri tra villa Certosa in Sardegna e la dacia sul mar Nero con il primo. E con quelle tende beduine, allestite per ospitare il leader libico, con tanto di amazzoni al seguito a Villa Pamphili a Roma, dal Cavaliere. Incontri aspramente criticati e messi all’indice dalle ‘anime belle’ della sinistra nostrana, che ora pensa di fermare Putin con le fiaccolate. E le “cene eleganti” c’entrano poco. O forse sì. Ma se servissero anche quelle a scongiurare la guerra e il massacro di civili perché no? Basta saperle fare. Perché anche questa, anzi soprattutto questa, è diplomazia. E c’è poco da arricciare il naso. Qualcuno lo spieghi al ministro Di Maio, sbeffeggiato dal suo omologo russo. “Diplomazia non è assaggiare piatti esotici alle cene di gala”, ha detto sarcastico Sergej Lavrov. Chi di dovere avverta il nostro ministro degli Esteri. E faccia in fretta, che è già tardi.