Ringalluzzito da alcuni sondaggi o forse dallo spettacolo di un centrodestra litigioso come all’asilo Mariuccia, Enrico Letta è gasato a bestia. Se la prende con la Le Pen, “che secondo i canoni normali di inquadramento delle cose, non doveva essere nemmeno al secondo turno”, dice il segretario Pd durante la presentazione di un libro al Senato. Frase che ricorda molto il nonsense dei compagni degli anni Settanta, quello alla Nanni Moretti per intenderci. Magari poi ce la sottotitola questa frase, solo per usare una cortesia a noi comuni mortali. E su Twitter tuona anche “per l’abolizione del diritto di veto nella UE”, per togliersi dalle scatole prima di tutti il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban.
Ma la vera chicca è il Ddl Zan. Letta riciccia a sorpresa con il Ddl Zan. Lo ripropone, come fossero peperoni, al Senato. Peperoni che sono e restano indigesti se non si ha l’accortezza di spellarli. Un po’ come il testo già bocciato sei mesi fa a Palazzo Madama. Che se lo ripresenti nella ‘stessa salsa’, ed è quello che ha fatto il Pd ripresentando il testo originale, rischi che rimanga nuovamente ‘indigesto’ ai parlamentari. Ma il segretario Pd non sente ragioni e parla di “battaglia mai abbandonata quella contro i crimini d’odio. Doveroso che ci si arrivi entro la fine della legislatura”. Come esattamente non si capisce. “Speriamo in un miracolo”, si lascia scappare Monica Cirinnà, che tra tutti sembra la più lucida sull’iter del testo. Se poi il “ritenta sarai più fortunato” di Enrico Letta sul Ddl Zan sarà l’ennesimo tentativo di far proseliti con un’operazione di propaganda vedremo.
Combattere una certa destra, a cui furbescamente anche i media di sinistra allisciano il pelo, con i temi forti della sinistra. Che a buttarli là non costa nulla e si fa audience. Quegli indici di gradimento che insegue maldestramente anche il centrodestra, ma rigorosamente in ordine sparso, ignorando forse che, come diceva Totò, ‘è la somma che fa il totale’. Ma non c’e verso, da quelle parti ognuno innaffia il proprio orticello.
Ma a sinistra lo sanno bene e le elezioni amministrative eccole. E serrano le fila ricordando agli elettori di sinistra che i ‘diritti prima di tutto’. Anche perché da quelle parti sono in molti a non aver digerito l’invio delle armi in Ucraina, altro che peperoni!
E allora il ritorno del Ddl Zan cade a fagiuolo, per rimanere sempre nell’ambito culinario. Un bel po’ di ammuina e alle pacche sulle spalle a Zelensky non ci si pensa più. E nemmeno al gas che sta finendo nel nostro Paese dopo il niet a quello russo. Almeno fino alle amministrative. Poi per le politiche qualcosa lo si trova. Se non passa il Ddl Zan si può sempre provare con qualcos’altro. Finché c’è battaglia c’è speranza. Quella di vincere le elezioni.