Deve essere l’ansia da prestazione, o meglio ansia da post. Perché ormai i politici ragionano in termini di like, anche se l’uso del termine ‘ragionano’, in questo caso, è evidentemente una sopravvalutazione della specie. Perché non può esserci altra spiegazione a quegli ‘occhi di tigre’ menzionati dal segretario del Pd, Enrico Letta, nel corso della direzione nazionale Dem, a proposito delle candidature per le prossime elezioni politiche. E ripreso dallo stesso Letta in un tweet con tanto di hastag, chiaramente.
Quegli occhi che sono gli stessi ‘occhi della tigre’ del famoso dialogo tra Rocky Balboa e Apollo Creed nel film ‘Rocky 3’. Quando Apollo, per spronare Rocky, dice: “Quando combattevamo tu avevi gli occhi della tigre, eri feroce e devi farti tornare quegli occhi”.
Ora il segretario del Pd per motivare i suoi non ha dubbi. Metterà in lista solo candidati con quegli occhi.
Letta, però, forse non ricorda che quello scuotimento non servì a risollevare il famoso pugile interpretato da Sylvester Stallone. Ci vollero le parole della fidanzata Adriana, la mitica ‘Adrianaaaa’ del primo Rocky. Ma ormai è andata. Anche perché cercare un’Adriana per ogni candidato appare impresa ardua.
Letta come Apollo Creed, insomma. Ora tutto sta a cercare personaggi nell’area Dem che possano assumere quell’aria ‘feroce’ che vuole vedere dai suoi il segretario. Dopo la roboante citazione dovrà scovare quegli ‘occhi di tigre’ per poter riempire le liste con delle candidature ‘cazzute’ il nostro Apollo Creed dei poveri. E di primo acchitto ci vengono in mente Andrea Orlando o Matteo Orfini. Il primo, magari, su un palchetto improvvisato in una periferia romana o nell’hinterland milanese o meglio, visto che siamo nell’era della globalizzazione, nello Speakers’Corner di Hyde Park a Londra, dove ognuno può fare il suo bel comiziettto, mentre urla ‘Adrianaaaaa!’.
Tanto uno sgabello ad Hyde Park non si nega a nessuno. O il mite Matteo Orfini, che durante un confronto televisivo in campagna elettorale fissi negli occhi il politico dello schieramento avversario e gli sussurri: “Ti spiezzo in due”. Roba forte. Ma anche il sanguigno Emanuele Fiano, forse l’unico ad avere una parvenza di ‘physique du role’, a voler essere generosi, che salga sul ring televisivo con la giusta ‘ferocia’ per annientare l’interlocutore.
Certo che se solo il ministro della Salute, Roberto Speranza, si decidesse a mollare Articolo Uno, tornasse all’ovile e decidesse di candidarsi nel Pd, Letta potrebbe calare un poker d’assi che farebbe tremare anche Putin.
Ci sono stati anni in cui a sinistra si ‘facevano cose, si vedeva gente’. Ormai nell’era post- Covid, e che sia post almeno si spera, che coincide poi con quella pre-guerra in Ucraina, e questo invece si spera di no, si sparano baggianate. Ma a volte, come in questo caso, forse si esagera. Baggianate ad uso e consumo social ovviamente. La rete ormai è la nuova agorà. Dove tutti possono parlare e dove tutti purtroppo parlano. E postano. E twittano. Con hastag farneticanti, tipo #occhiditigre. Come se le prossime elezioni politiche si dovessero svolgere a Monpracem e non in Italia. E chissà che il buon Enrico magari la prossima volta non rievochi anche Sandokan. Del resto ormai pare lanciatissimo nelle citazioni cinematografiche.
Certo negli anni passati c’è stata anche la famosa ‘mucca nel corridoio’ o il ‘giaguaro da smacchiare’ del fantasioso Pier Luigi Bersani, una miniera inesauribile in fatto di citazioni allegoriche. Ma c’era la sostanza. C’era ancora una parvenza di politica allora. C’erano i politici. Ora ci sono gli account con la spunta blu. E non se ne esce.
Noi alle elezioni ci andremo con l’#ambizione di vincere non con l’istinto di sopravvivere. In campo metteremo i candidati con gli #OcchiDiTigre. Quelli con gli occhi che puntano al pareggio forse è meglio facciano un giro in panchina. #DirezionePD
— Enrico Letta (@EnricoLetta) February 21, 2022